domenica, novembre 22, 2009

Solidarietà a Antonio Tabucchi

Su Le Monde, la casa editrice francese Gallimard ha lanciato una campagna di raccolta firme di colleghi scrittori e autori per esprimere solidarietà a Antonio Tabucchi.

Tabucchi ha scritto un articolo sull'Unità e Renato Schifani (il nostro presidente del Senato) a causa di quell'articolo ha presentato una richiesta in tribunale di UN MILIONE E TRECENTOMILA EURO. Le Monde fa notare che il giornale non è stato querelato, Schifani se l'è presa direttamente con l'autore dell'articolo, richiedendo una cifra esorbitante.

Riporto l'appello di LE MONDE tradotto dai giornalisti de Il Fatto Quotidiano:

Appello
Le democrazie vive hanno bisogno di individui liberi. Di individui coraggiosi, indipendenti, indisciplinati, che osino, che provochino, che disturbino. È così per quegli scrittori per cui la libertà di penna è indissociabile dall’idea stessa di democrazia. Da Voltaire e Victor Hugo a Camus e Sartre, passando per Zola e Mauriac, la Francia e le sue libertà sanno quanto tali libertà debbono al libero esercizio del diritto di osservare e del dovere di dare l’allarme di fronte all’opacità, le menzogne e le imposture di ogni tipo di potere. E l’Europa democratica, da quando è in costruzione, non ha mai cessato di irrobustire la libertà degli scrittori contro ogni abuso di potere e le ragioni di Stato.

Ma ora accade che in Italia questa libertà sia messa in pericolo dall’attacco smisurato di cui è oggetto Antonio Tabucchi. Il presidente del Senato italiano, Riccardo Schifani, pretende da lui in tribunale l’esorbitante somma di 1 milione e 300 mila Euro per un articolo pubblicato su “l’Unità”, giornale che, si noti, non è stato querelato. Il “reato” di Antonio Tabucchi è aver interpellato il senatore Schifani, personaggio di spicco del potere berlusconiano, sul suo passato, sui suoi rapporti di affari e sulle sue dubbie frequentazioni – questioni sulle quali costui è riluttante a dare spiegazioni. Porre domande sul percorso, la carriera e la biografia degli alti responsabili delle nostre istituzioni appartiene al necessario dovere di interrogare e alle legittime curiosità della vita democratica.

Per la precisa scelta del bersaglio (uno scrittore che non ha mai rinunciato a esercitare la propria libertà) e per la somma richiesta (una cifra astronomica per un articolo di giornale), l’obiettivo evidente è l’intimidazione di una coscienza critica e, attraverso tale intimidazione, far tacere tutti gli altri. Dalle recenti incriminazioni contro la stampa dell’opposizione, fino a questo processo intentato a uno scrittore europeo, non possiamo restare indifferenti e passivi di fronte all’offensiva dell’attuale potere italiano contro la libertà di opinione, di critica e di interrogazione. Per questo testimoniamo la nostra solidarietà a Antonio Tabucchi e vi chiediamo di unirvi a noi firmando massicciamente questo appello.


Trovate l'appello originale di Le Monde in questa pagina, dove potete anche scorrere le firme degli autori che hanno già aderito.

Che una casa editrice francese si sia mossa a un'appello di solidarietà nei confronti di un grande autore italiano, mentre in Italia tutto tace, è -lasciatemelo dire- VOMITEVOLE. Provo davvero SCHIFO.

giovedì, novembre 12, 2009

Monte Cook a Lucca Comics & Games 2009

La traduzione è mia personale, e siccome non sono un traduttore di professione, e oltretutto l'ho portata a termine di corsa e nelle pause, mi scuso in anticipo per ogni imprecisione e/o errore!
Il testo qui tradotto è tratto dal blog personale di Monte Cook: http://www.montecook.com/cgi-bin/page.cgi?montejournal

LUCCA COMICS AND GAMES 2009

(è duro persino per scrivere il titolo di questo post senza sentire il ritornello della canzone ufficiale della convention nella mia testa.)

Che cosa ottenete se prendete il ComicCon, ci aggiungete il GenCon e li mettete entrambi in una stupenda città medioevale italiana circondata da mura? Non rispondete ancora, perché c'è di più. Riempite il tutto di cittadini locali che la vivono e la amano veramente, e conditelo liberamente con i ristoranti con il migliore cibo che mai assaggerete. Ora che cosa avete? Lucca Comics & Games, una convention di 140.000 persone che abbraccia tutto ciò che è "geek". E' veramente qualcosa alla quale non ero mai stato prima. La convention praticamente prende possesso di un'intera piccola città in Toscana, con le vie strette della città che si trasformano nei suoi corridoi e le piazze aperte della città (occupate da padiglioni voluminosi) che si trasformano nei centri per gli eventi e per i negozi. Ogni negozio in città ha fumetti o action figures in vetrina o in qualche modo in esposizione per entrare nello spirito delle cose.

E' grande, ma non è la grandezza quella che ti stupisce. E il calore e il divertimento della gente mescolata alla bellezza dei paesaggi (e ho già menzionato il cibo?).

La notte di mercoledì, prima che la convention iniziasse, Sue ed io vagavamo in giro mentre costruivano la mia vetrina. E' stato un vero onore per me --uno spazioso armadietto di vetro (due in realtà) per mettere in mostra una selezione dei prodotti nei quali ho lavorato nel corso degli anni. La vetrina è stata esposta per la durata dell'intera convention. Abbiamo concluso la giornata cenando in ritardo. Sue ed io abbiamo passato molto tempo quella sera con un altro ospite dell'esposizione, il progettista di boardgame francese Bruno Faidutti. E' stato grandioso poterlo conoscere.

Il giovedì, ho dato il via all'esposizione aprendo il torneo di Giochi di Ruolo con una piccola e semplice presentazione. Ogni giorno ho avuto una sessione di firme presso le stand di Wyrd Edizioni, coadiuvato dai miei amici Elisabetta e Massimo. E' stata sempre una grande occasione per incontrare molti fan italiani dei giochi di ruolo. Nel pomeriggio, ho condotto una breve sessione di gioco di due ore che abbiamo aggiunto all'ultimo minuto al mio programma. E' andata veramente bene, e ripensandoci, avrei voluto avere tempo di fare di più. Moltissima gente ha assistito, e i giocatori erano tutti eccellenti. Abbiamo avuto un traduttore a disposizione, ma --anche se era bravissimo-- per lo più non è stata molto necessaria. L'inglese dei giocatori era molto buono. (Il mio italiano, invece...)

La notte di giovedì c'è stata l'assegnazione dei premi, durante la quale a tutti gli ospiti sono stati date delle eleganti targhe e i premi sono stati assegnati a vari fumetti e giochi (ed i loro creatori). Viene la tentazione di paragonare questi premi agli Origin Awards o agli ENnies, ma in verità probabilmente sarebbe più accurato avvicinarli agli Eisners. Una cerimonia piacevole in un bel teatro, con i rappresentati degli enti locali e altre autorità presenti. Un momento bizzarro della serata è stato quando ho scoperto che avevo davvero già vinto alcuni di questi premi nel passato (per D& D 3E e Heroclix, anche se non ero stato accreditato per Heroclix, come capita spesso). Sono sicuro che le aziende che hanno pubblicato questi giochi hanno saputo di questi premi e delle due l'una: o non hanno abbastanza considerazione di questi premi, o non ce l'hanno dei designer in questione, almeno non abbastanza da farmelo sapere. Probabilmente la seconda. Ma questo può essere il tema per il post di un altro giorno.

L'evento speciale di venerdì per me è stato un gruppo di lavoro per la progettazione dei Giochi di Ruolo. Una coppia di traduttori era a disposizione, e questo volta erano indispensabili. L'evento di due ore è andato bene, penso. Per prima cosa ho tenuto un incontro e delle sessioni di Domande & Risposte con un traduttore, ed è sempre una sfida, principalmente perché devi frenarti per aspettare che il traduttore faccia il suo lavoro, ma non vorresti spezzare il flusso e perdere le idee e le informazioni. La convention ha persino fornito dei certificati per tutti i partecipanti, firmati da me, alla fine, e ho pensato che fosse un'idea piacevole.

Il sabato ho condotto un evento molto strano (per me) e interessante, in cui ho esaminato i prototipi dei giochi che la gente aveva progettato. E' molto difficile per una persona criticare i risvolti più nascosti di un RPG di un altro in appena pochi minuti, ed è altrettanto arduo fornire feedback che abbiano un senso su che cosa condivido (o non condivido). Aggiungiamoci una barriera linguistica e la necessità di un traduttore, ed ecco che in molti casi non sono sicuro al 100% che quelli che mi hanno portato i loro giochi abbiano realmente ottenuto qualcosa, se devo essere onesto. E' difficile scambiarsi suggerimenti reciproci in certe situazioni. Ma mi è piaciuto e spero --per lo meno-- che sia piaciuto anche a loro.

Domenica ha portato con se un'altra conferenza e una sessione di Domande & Risposte. Ho avuto ancora una volta dei traduttori eccellenti che mi hanno aiutato a venirne fuori. Questo genere di eventi a Lucca non sono di grande richiamo come sarebbero ad una convention americana, il che è interessante perché le sessioni di firme in Italia sono state un evento molto più grande di quello che sarebbero state in una convention negli Stati Uniti, credo. Certamente non avrei rilasciato autografi ogni giorno, negli Stati Uniti, e non si sarebbe presentata una così gran quantità di gente a ogni sessione di firme. Forse è perché si tratta di una grande mostra mercato di comics, e quindi gli autografi sono più importanti.

La notte di domenica ha segnato la fine della convention, e con essa una bizzarra tradizione. Questa tradizione ha radici nel passato, quando alcuni membri dello staff, infastiditi fino alla distrazione da un giovane gamer, hanno finito per inseguirlo tutto intorno e per sculacciarlo. Ora, ogni anno, questo gamer (ora cresciuto) si nasconde da qualche parte nella fiera e lo staff lo va a cercare, lo insegue e finge di percuoterlo. Gli artisti abbozzano dei disegni a mano sulla sua (abbondante) pancia. E il soggetto in questione, un vero gamer geek, si compiace di ogni minuto di attenzione. E' bizzarro, ma non è un modo malvagio di scaricare la tensione accumulata e divertirsi un po' alla fine dell'esposizione. (Non essendo un artista, quando mi hanno chiesto di partecipare, ho riportato su di lui una regola di gioco piuttosto che un disegno. Ognuno fa quel che può.)

Ogni serata c'era una cena in uno dei favolosi ristoranti locali. Sia giovedì notte che domenica notte c'erano sette portate nello stesso banchetto. Trovo divertente che ad una convention degli Stati Uniti (di gioco o di affari), quando senti la parola "banchetto" pensi al solita piccolo pollo della Cornovaglia triste e ad alcune verdure mezze crude. Ma questa è l'Italia, e quindi il cibo è assolutamente da impazzire. Mentre le portate continuano ad arrivare, pensi: "no, non riuscirò mai a mandare giù un altro boccone" ma poi arriva quella seguente e ha un aspetto, e senti un odore così buono, che la successiva cosa che realizzi è che l'hai già mangiata tutta.

Anche pranzo, che ci era passato dallo stand in concessione; era impressionante. Non fraintendete, non era nulla di eccezionale, ma sorpassava di gran lunga i tradizionale hot dog e i nachos che vengono offerti a tutte la convention, qui. Suppongo che quello che potrebbe essere considerato cibo scadente in Italia sarebbe roba più o meno rispettabile qui.

I gamers ed i fan all'esposizione erano simili in quasi tutto ai gamers e ai fan di ogni altro posto, naturalmente. Tranne per il fatto che erano pi magri, e più alla moda. Il più nerd e il più fetido dei geek italiani non può competere con la sua controparte americana. Tantissimi visitatori, specialmente adolescenti, sono venuti all'esposizione in costume. Proporzione probabilmente quasi uguale a quella che si ritrova in un ComiCon. Ho viso molti costumi davvero impressionanti, la maggior parte di loro ispirati a manga,anime, o il videogiochi. Proprio come qui.

Durante l'esposizione, ho rilasciato molte interviste per le riviste italiane e per i siti, ho chiacchierato con i gamers e sono uscito con lo staff della convention, ma inoltre sono riuscito a dare un'occhiata in giro. Il mercato italiano dei fumetti è estremamente forte, con sia per quanto riguarda i fumetti americani tradotti che per la grande selezione dei fumetti italiani. Per quanto riguarda i giochi, molti erano presenti in esposizione: i giochi da tavolo, i giochi di ruolo ed i videogiochi, con tutti i maggiori produttori a disposizione. in ogni caso, per me erano più interessanti i venditori locali, con i giochi che non potrei leggere tristemente ma esame goduto di ciò nonostante. Sorprendentemente, uno stand stava vendendo roba vecchia di D&D (non tradotta) e offriva la migliore selezione di roba classico rara in vendita che abbia mai visto tutta in un posto. Non solo la scatola bianca e le cose relative, ma anche i moduli rari di RPGA come To the Aid of Falx e Investigation of Hydell, Dragon #1, ecc. Roba buona. Ma sapevano cosa avevano e di conseguenza avevano valutato tutto giustamente, il che significa che erano molto cari. E non c'erano solo libri. Possedevano il vecchio raccoglitore di D&D di plastica giallo, i libri da colorare, il merchandising del cartoon, e molto altro ancora. Incredibile.

Lucca era sotto tutti gli aspetti una grande esposizione. Nacque all'inizio degli anni 60 ed lo staff della convention, si compone, in parte, della gente che è ha partecipato alla convention da bambino. Divertimento, organizzato bene, ben sviluppato e ben sostenuto, è una di migliori mostre mercato alle quali io abbia mai artecipato. I miei ringraziamenti ad Emanuele, ad Andrea, a Silvia, a Gabriele, a Anna, a Skippy, a Antonio, a Cristina e a tutti gli altri che hanno messo in piedi la convention e che la curano così bene. Inoltre grazie a Massimo, ad Elisabetta, a Sonia e a Bice di Wyrd per essere buoni amici e per l'aiuto con gli autografi, il gioco e altro. Ed ho già menzionato il cibo?


lunedì, novembre 09, 2009

Leggendo Alberoni

Stamattina esco e compro il giornale. Compro il Corriere, perché Manifesto e Fatto non sono in edicola il lunedì. Per un euro mi caricano di mezza Amazzonia, cioè 50 pagine di giornale più corriere economia più corriere motori. Ringrazio madre natura e vado a leggermi il giornale al bar. E in prima pagina trovo Alberoni.

Adesso, io non ho mai considerato Francesco Alberoni una cima, anzi mi pare che di cagate ne scriva parecchie. Ma stavolta vale la pena considerarlo, e non per l'opinione che esprime -del tutto legittima- bensì per come la scrive, e per il fatto che io le stronzate che ho trovato scritte da Alberoni le conoscevo già. Le avevo già sentite al baretto la mattina, durante la fila alle poste, mentre passeggiavo per strada, prendendo un pezzo di pizza sul viale. Sono le stronzate che dicono tutti. I luoghi comuni del paese. Alberoni le sintetizza e le fa proprie con maestria encomiabile, ed ecco che il suo pezzo, in prima pagina sul corriere, diventa la "summa" del sentire italiota generale riguardo l'argomento più "piccante" del momento: crocefisso sì o crocefisso no? Parliamone. Con Alberoni.

Tralasciando il titolo (ve lo lascio scoprire), l'articolo esordisce così:

I giudici di Strasburgo hanno proibito l’esposizione del crocifisso nelle scuole. Alla Turchia proibirebbero la mezzaluna e a Israele la stella di Davide. E già qualcuno chiede di sopprimere il Natale e, con la stessa logica, Yom Kippur e Ra madan. Tutto nel nome della laicità dello Stato.

Innanzitutto notate la parabola ascendente delle prime righe. Suppongo che quella di Alberoni fosse ironia, ma io trovo il tutto davvero grottesco. A Strasburgo decidono che il crocefisso non va esposto nelle scuole (pubbliche, aggiungerei, il privato fa quello che gli pare), e Alberoni suggerisce che allo stesso modo nei paesi musulmani proibirebbero la mezzaluna, e in quelli ebraici la stella di Davide. Beh, forse. Ma solo nelle scuole pubbliche, e solo se lo stato è laico. Strasburgo dice: siccome gli stati europei si dicono laici e la scuola è pubblica (tanto dei cristiani, quanto dei musulmani o dei buddisti, per dire) allora è ingiusto che si esponga il simbolo di un solo credo religioso, anche se è quello professato, almeno sulla carta, dalla maggior parte degli alunni. Non è la stessa cosa che abolire la mezzaluna andare in uno stato dove la scuola pubblica è confessionale, il diritto si basa sul Corano e non c'è una divisione tra stato e religione, caro Alberoni.
Per non parlare poi della colossale cazzata che segue, sull'abolizione del Natale o del Ramadan. Anche qui Alberoni si fa portavoce della banalità e del luogo comune. E aggiunge: "con la stessa logica". Quale stessa logica??? La logica per la quale Strasburgo ritiene che non si debba esporre la croce nelle scuole pubblico, secondo Alberoni, finirà per abolire il Natale??? O Alberoni è un coglione, oppure ha frainteso la logica che c'è dietro alla decisione di Strasburgo. Vedete voi.

In un’Europa multietnica e multireligiosa sono importantissime le vecchie nazioni e le formazioni che vivono attorno a valori, norme, simboli tradizionali. Proibire i loro simboli perché irritano, turbano, danno fastidio a un individuo qualsiasi, significa impedire a intere comunità di continuare a essere se stesse, negare il pluralismo.

E qui siamo al capolavoro del voltafrittate. Secondo Alberoni la sentenza di Strasburgo è contro il pluralismo. Il punto è che Alberoni vive nel dopoguerra, vive in un Italia dove se prendi la metropolitana al mattino non ti ritrovi in un vagone pieno di algerini, marocchini, albanesi, turchi, indiani, cinesi, senegalesi. Vive in un paese dove alle elementari le classi non sono composte per un terzo da figli di immigrati o di stranieri. Vive in una nazione dove gli operai, i manovali e i preti non sono lavori quasi completamente occupati da cittadini che non sono italiani da più di dieci o vent'anni. Dove cazzo vive Alberoni??? Se Alberoni volesse davvero il multiculturalismo, si batterebbe affinché a fianco al crocefisso ci fosse pure la mezzaluna, la stella di Davide, la statua di buddha e perché no, anche Quelo. L'Italia è già multireligiosa e pluralista. Sono le sue aule scolastiche che non lo sono, perché espongono solo un simbolo religioso. E siccome una sfilata di simboli religiosi in ogni aula sarebbe ridicola (anche perché allora l'unico a non essere rispettato sarebbe quello che non è religioso), Strasburgo ha sentenziato: meglio niente simboli religiosi.

La storia ci dice che il pluralismo vie ne negato da tutti coloro che vogliono di struggere il passato per realizzare una utopia. Gli spagnoli hanno annientato le civiltà precolombiane, la Rivoluzione francese ha cambiato persino il nome agli anni e ai mesi. I comunisti sovietici hanno imposto l’ateismo. Negli Stati to talitari islamisti vieni arrestato se mo stri una Bibbia o un Vangelo. L’utopia porta al totalitarismo.

Qui siamo quasi al vertice dell'opera. La corte di Strasburgo viene paragonata a una dittatura assolutista e totalitaria, che vuole imporre il pensiero unico. Se non fosse ridicolo, sarebbe drammatico. Io personalmente ho riso molto, l'ho trovato talmente idiota da essere quasi imbarazzante... In prima pagina sul Corriere!!! Sicché una sentenza che dice essenzialmente che non si può imporre agli alunni di una classe un solo simbolo religioso, meglio non imporne nessuno, diventa per Alberoni un'azione violenta e criminale con la quale si vuole cancellare l'identità di fede di milioni di cittadini. Come commentarla? Proseguiamo oltre. Faccio comunque notare che Alberoni cita ben quattro tipi di assolutismo totalitario e violento del passato e del presente, infilandoci la Rivoluzione Francese come esempio negativo (perché ha cambiato il nome agli anni e ai mesi del calendario, eh già) e "dimenticandosi" degli orrori della shoah. Chissà come mai.

Questo vuol dire che i filosofi, i giuristi dei diritti dell’individuo hanno una mentalità totalitaria? Se vogliono realizzare l’utopia di impedire che qualsiasi in dividuo possa essere turbato dal compor­tamento reale o simbolico di qualsiasi altro sì. Per accontentare tutti devono proibire tutto: gli usi, i costumi, i valori, perfino le lingue degli altri popoli. Mentre i grandi imperi persiano, romano, inglese lasciavano vivere i culti, le tradizioni e le lingue locali, i nostri utopisti sono spietati. Non solo sulle dimensioni dei piselli e delle arance, ma sui simboli religiosi e persino sul linguaggio. In certi Paesi non puoi dire «sesso» ma devi dire «genere» perché qualcuno si offende.

Dopo le cazzate del precedente paragrafo, Alberoni è sicuro che il lettore lo seguirà verso sentieri sempre più illogici e preoccupanti, e si inerpica in una serie di ragionamenti del tutto fuori luogo. Parla di regimi che impediscono alla singola persona di esprimere opinioni, di mostrare simboli, di promuovere i propri valori. Insomma la sentenza di Strasburgo è senza senso, perché se un alunno di un'altra fede religiosa si sente offeso dal crocefisso in aula e questo viene dichiarato illegittimo, poi si passerà ai crocefissi nelle piazze e nelle vie, e poi a quelli nelle case, e poi a quelli che indossiamo!!! OH CIELO!!! Fuggite!!! L'apocalisse!!!
Anche qui, possiamo farci due risate e mandarlo a cagare. Se uno per strada indossa un crocefisso d'oro di mezzo metro al collo, nessuno gli dirà mai niente. E nemmeno se sul balcone di casa sua issa una statua di Cristo di un metro con luminarie che la circondano. E sapete perché? Perché ognuno è libero di fare il cazzo che gli pare, a casa sua, e anche riguardo alla sua persona. Il problema si pone nei locali pubblici, ovvero nei locali che appartengono allo stato e che dovrebbero quindi essere rispettosi di tutti coloro che li frequentano. Adesso andate a spiegarlo a Alberoni, che sta ancora lì, sulla prima pagina del Corriere.

Dopo un totalitarismo giacobino, marxista, nazista e musulmano potrebbe nascere un totalitarismo eurocratico. Sbandierando le sue promesse utopiche, distrugge le istituzioni del passato e impone il suo potere. Ammaestrati dalla storia, cerchiamo di impedire che accada, restiamo vigili e diffidenti. Siamo europei, ma per favore, conserviamo le nostre tradizioni, il nostro linguaggio, sì, perfino le nostre debolezze, i nostri pregiudizi. E se ci impongono a forza qualcosa, diciamo di no.

Il magnifico racconto di fantascienza di Francesco Alberoni si conclude con un richiamo all'orgoglio nazionale, per far fronte all'avanzata del potere di Strasburgo! Strasburgo, che ha tentato di difendere il diritto di ogni alunno di andare in una scuola pubblica e aconfessionale, diventa l'araldo di un nuovo totalitarismo, che dopo quello giacobino, marxista, nazista e musulmano si impone sul diritto degli Italiani di far pesare la "fede nazionale" sugli alunni di ogni confessione! Che magnifica storia. E non dimentichiamo di salvaguardare -si raccomanda Alberoni in chiusura- anche i nostri pregiudizi! Eh, anche quelli sono importanti. Così anche gli altri potranno conservare quello loro su di noi: italiano pizza, mafia e mandolino! Evviva i pregiudizi! Facciamone una bandiera!

Adesso un momento di riflessione. Voglio chiarire una cosa: io in fondo sono favore del crocefisso nelle aule. Cioè, se dovessi decidere qui su due piedi, lo toglierei, ma se si comprendesse meglio cosa rappresenta, non ci vedrei niente di male a lasciarlo lì. E per "quello che rappresenta" non intendo certo la sequela di cazzate che ha vomitato sulla carta Francesco Alberoni. E' che bisognerebbe insegnare agli alunni che il crocefisso non è il simbolo della Santa Romana Ecclesia. E che quando si guarda a quel crocefisso, non dobbiamo pensare al Papa, alle messe solenni o alle processioni con la Madonna in testa alla fila e i ragazzini del catechismo a seguire. Dovremmo pensare a Gesù e al suo esempio. Quel crocefisso raffigura un tizio che è stato inchiodato su una croce di legno perché DUEMILA ANNI FA promuoveva con le parole e con l'esempio cose come la giustizia sociale, la nonviolenza, la fratellanza dei popoli, la pace senza compromessi, e assieme ad essi anche l'anticlericalismo e la laicità dello stato.
L'hanno inchiodato lassù, e dovremmo pensare a questo quando guardiamo un crocefisso. Perché dopo duemila anni, il mondo è ancora lontano da quel suo progettino.

A questo proposito, su tali motivazioni, vi rimando alla lettura dell'articolo di Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano.