Non sono d'accordo a trasformare in martire ogni caduto. Meno ancora a trasformarlo in eroe.
In Italia i caduti della seconda guerra mondiale sono stati tantissimi. Erano martiri? No. Erano eroi? Qualcuno.
C'è differenza tra caduto (o vittima), martire ed eroe. Tutti e tre possono essere onorati, a tutte e tre possono essere intitolate vie, piazze, viali e per tutti e tre possono essere costruiti monumenti.
Non esiste una città in Italia, credo, che non abbia in monumento ai caduti.
Tralasciando il discorso degli eroi, la differenza tra una vittima e un martire sta nel contesto della morte. Un martire è chi muore per mettere in luce un ideale che la società non riconosce o non considera. La sua morte illumina quell'ideale, e da allora si guarda quell'ideale con occhi nuovi. I martiri cristiani venivano trucidati perché credevano nel vangelo, che la società ripudiava. Allo stesso modo se un terrorista si ribella alla sua fazione e viene ucciso per questo, è un martire. Se un giudice denuncia la mafia che inquina il sistema di cui fa parte e con cui ha a che fare ogni giorno, e viene ucciso, è un martire. Se un carabiniere si ribellasse alla guerra che viene portata avanti violando la costituzione su cui ha giurato, e venisse ucciso, sarebbe un martire.
Ma un carabiniere che salta in aria mentre è in missione con il beneplacito del sistema, non è un martire... è una vittima. Lo è come lo sarebbe un pompiere che muore per il crollo di un palazzo in fiamme. O come lo sarebbe una guardia forestale che viene sbranata da un orso. O come una guardia giurata che viene uccisa da un rapinatore.
Un sindaco ha negato una via ai "Martiri di Nassiriya", l'ha intestata invece ad Arafat (premio nobel per la pace). Ha spiegato che non erano martiri ma caduti. Fossi stato in lui avrei semplicemente proposto la targa "Caduti di Nassiriya" anziché cambiare completamente l'intestazione. La sua colpa non è nelle motivazioni, ma in come ha agito in proposito, dando il via al solito caso inesistente.
Nessun commento:
Posta un commento