venerdì, gennaio 30, 2009

Democrazia e sbarramenti

Credo sia veramente triste parlare di "bipolarismo" e di "sbarramenti" in un paese che si dice democratico. Se è vero che "il popolo è sovrano" (lo dice la costituzione, mica pezzetta), allora occorre che il sistema elettorale aiuti il popolo ad esprimere la sua sovranità.
E come si fa? Mica possiamo andare a casa di ogni cittadino e chiedergli cosa vuole e cosa sarebbe meglio, secondo lui, per ogni questione del paese. Non si può, è assurdo. Questo rende tra l'altro assurdo il concetto di sovranità del popolo, nel senso che la democrazia non sarà mai tale in senso assoluto, ma solo nella percentuale che un sistema politico gli permetterà di essere.

Ecco, in questo il nostro attuale sistema elettorale e il conseguente sistema politico è una vera merda. Lo è diventato, e continua a peggiorare. Perché dico questo? Parto da una riflessione riguardo questo cazzo di sbarramento al 4% sul quale pare che Veltroni e Berlusconi (tre lettere del cognome in comune, nomen omen dicevano i latini) si sono accordati. Si tratta delle Europee, il discorso è un po' diverso, ma abbiamo lo sbarramento anche alle politiche e comunque vorrei che mi seguiste nel ragionamento.

Si sbarra al 4%, significa che ogni partito che non prende almeno il 4% non sarà rappresentato in parlamento (in questo caso al parlamento europeo). Non ci sarà, nemmeno un rappresentante. Come se il 4% fossero bruscolini. Tanto per capirci, anche lo 0,1% in Italia significa centinaia di migliaia di persone. Il 4% significa roba del tipo più di un milione di elettori. Che votano un partito, un'idea o una persona. E che lo prendono in culo. Già solo questo, per me, è una limitazione alla democrazia, alla possibilità che ha ognuno di noi di scegliere chi lo rappresenta in maniera più adeguata, per idee, modo di essere, modo di parlare e modo di agire.

Ma approfondiamo meglio la meccanica. La democrazia, in Italia come in qualsiasi altro paese dove i cittadini sono chiamati a votare, si esprime dando il proprio voto al proprio rappresentante. Certo, non si può pretendere di trovare la persona, l'ideologia o il partito che la pensa esattamente come la pensa un cittadino. O meglio, una persona matura e con una propria solida coscienza politica, non la trova facilmente. Io stesso non la trovo. Ho la mia idea un po' su tutto, a volte preconcetta, a volte poco consapevole, però so cosa vorrei che dicesse il mio rappresentante al parlamento, nella maggior parte dei casi. Quindi cosa devo fare? Cosa mi è chiesto di fare? Semplice: andare a votare e scegliere quello che, dopo un'adeguata analisi delle possibilità offerte dal sistema, è il partito, la persona o l'ideologia più simile alla mia.
La domanda è: che cazzo c'entra il bipolarismo? La gente al bar, in taxi, o dal barbiere si lamenta dei tempi in cui c'erano "troppi partitini" e del fatto che bisogna avere maggiore "governabilità". Lasciamo perdere la seconda questione per adesso... Ma quando mai avere tante possibilità tra cui scegliere è stato un male? I partiti del cazzo basta non votarli. C'è il partito della mortadella? Sticazzi. Voti per il partito che ti rappresenta di più. Che può essere anche quello della mortadella, me ne sbatto, ma almeno chi vuole votare il parito della mortadella può votarlo. Questa è democrazia! Se il partito della mortadella totalizza abbastanza voti da guadagnarsi anche solo un uomo in parlamento, quell'uomo è espressione della volontà popolare. Capito? Della volontà popolare che l'ha eletto. Anche solo quell'uomo, vota. Ed è giusto che sia così, perché centinaia di cittadini lo hanno votato affinché li rappresenti in parlamento.

Poi parliamo della seconda stronzata che è sulla bocca di tutti. La "governabilità". A parte il fatto che in Europa non c'entra niente la governabilità, perché il parlamento europeo non governa nulla e di fatto il parlamento europeo più è, pluralista meglio è, vorrei che si chiarisse cosa significa governabilità.
Per "governabilità" i giornaletti che leccano il sedere al governo di turno intendono la possibilità di tale governo di fare quello che gli pare. Cioè un paese è "governabile" se, presentata la legge X voluta da uno o più membri della maggioranza, la legge viene passata il più velocemente possibile. Scusatemi, ma questa è una proto-dittatura. Anzi, è una dittatura della maggioranza. A che cazzo serve il parlamento? A firmare le carte? Abbiamo già visto, in questi anni, quali sono i frutti del bipolarismo. Uno qualsiasi dei parlamentari della maggioranza presenta una legge (decisa assieme agli altri compagni di merende), si pone la fiducia e si vota. E' ovvio che in un sistema bipolare, quello dei due partiti che ha vinto ha la maggioranza dei presenti in parlamento, quindi (visto che tutti i membri della maggioranza sono dei coglioni senza cervello e fanno quello che il loro partito gli dice di fare, così portano a casa la pagnotta) è altrettanto ovvio che la legge passerà, perché prenderà la maggioranza dei voti. Cioè i voti del partito che a vinto, e che può contare sulla maggioranza dei presenti. Che sistema del cazzo! ...è questa la governabilità? Puzza di stronzata lontano un chilometro. E' questo che vogliono gli italiani? Beh, è questo che hanno.

Gli italiani hanno la possibilità di decidere di votare questo o quello. E chi non la pensa né come Berlusconi né come Veltroni? Si attacca alla ceppa e vota il meno peggio. Il voto "di convenienza" anziché di coscienza, il voto utile, il voto guidato dalla meccanica del gioco, perché il voto "non va disperso". Significa che centinaia di italiani invece di votare per chi la pensa il più possibile come loro, sceglie tra due sole opzioni. O così, o cosà. Bella democrazia! Bella sovranità del popolo! ...bella stronzata!
E non parliamo poi della ur-inculata, la supercazzola suprema: il fatto che non si possa esprimere la preferenza per quella o quell'altra persona, in un partito, rende il sistema ancora più grottesco! I partiti più piccoli, per avere qualche speranza di superare lo sbarramento, si coalizzano (la chiamano "strategia", 'sta cazzata). Poi chi è chiamato a votare, non può nemmeno esprimere la sua preferenza per quello o quell'altro esponente del partitone macedonia che si è creato. Che forse Fini la pensa come Berlusconi su tutto? O forse non c'è differenza tra Antonio di Pietro e Veltroni, o tra Rutelli e Bersani? Beh... grazie a questo sistema elettorale della minchia, l'elettore può solo votare la scatola. Una bella X sul pallino. Poi se si sentiva rappresentato da D'Alema anziché dalla Binetti a loro non gliene frega una beneamata ceppa. Di nuovo: bella democrazia! Bella sovranità del popolo!

Fra poco saremo chiamati alle urne come mandrie di mucche, solo che invece di marchiarci loro, saremo noi a dover marchiare una scheda, con una X. La chiamano "governabilità", ma vaffanculo.

giovedì, gennaio 22, 2009

Riddick is back!

Purtroppo nessun nuovo sequel cinematografico in cantiere.
Ma nel virtuale, Riddick torna a colpire... e visto il trailer, forse ne vale la pena!
http://atari.com/riddick/teaser.html

lunedì, gennaio 19, 2009

Come al solito si discute del dito


C'è una guerra omicida a Gaza, con decine di morti ogni giorno, compresi bambini. Dopo un po' però la guerra non fa più notizia, e nei TG lo spazio dedicato alla strage di Gaza (giustificata? ingiustificata? sticazzi) si assottiglia sempre di più. Poi arriva Santoro, che ci imbastisce sopra una puntata di Annozero da far cagare, per ospiti e per conduzione. Una marea di interventi a sproposito, di cagnara sul niente, di discussioni vuote. Alla fine cosa succede? Succede quello che succede sempre in Italia. Che quando un dito indica la luna, i coglioni guardano il dito. E quindi se il dito in questo caso era la puntata di Annozero, con tutti i suoi difetti, e la luna era la guerra in terra santa, la discussione che ne scaturisce su cosa potrà mai essere? Ma è ovvio! Su Annozero.

Vi lascio leggere il commento che ne fa il Manifesto. La vignetta è di Internazionale.

Norma Rangeri
"Annozero",
è bufera su Santoro

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, telefona al presidente della Rai, Claudio Petruccioli, per dirgli che «è stato superato il livello di decenza». Il capo del governo, Silvio Berlusconi, si esibisce in una nuova versione del celebre “si contenga”. Il governo israeliano, attraverso l'ambasciatore Gideon Meir, scrive una lettera al presidente della Rai, protestando «la mancanza di professionalità, inadatta alla televisione pubblica italiana». Indecente non è il massacro di Gaza, ma un programma di Michele Santoro dedicato all'atroce carneficina.
Uno stato estero, la terza carica della repubblica italiana, il presidente del consiglio sparano cannonate contro un Annozero sulla guerra dei bambini uccisi sotto gli occhi del mondo, in diretta tv, come è accaduto ieri, quando mentre era al telefono con un'emittente israeliana, Ezeldin Abu el Aish, ha visto atterrargli in casa una bomba e cinque sue figlie morirgli accanto.
Sull'attenti la risposta di Petruccioli: «Santoro merita critiche severe». Del resto, per scatenare l'offensiva del partito filoisraeliano basta denunciare il carattere “punitivo” dell'offensiva, definendola «un massacro non una guerra», come ha fatto Massimo D'Alema, nel silenzio dei suoi compagni di partito.
Quella dedicata alla strage degli innocenti di Gaza, non è stata una delle migliori serate di Annozero. Andamento confuso, atmosfera nervosa, interventi ripetitivi, protagonismi degni di miglior causa. Come la teatrale uscita di scena di Lucia Annunziata, ospite della trasmissione di Santoro. Più che alla «guerra dei bambini», l'ex presidente della Rai, sembrava interessata a discutere dell'impostazione del programma di cui era ospite. Rubando il mestiere a un Mastella qualsiasi, dopo aver ripetutamente accusato Santoro di “faziosità”, offesa dalla replica dell'amico e collega («non dire le fesserie che tutti dicono contro di noi, ma quali meriti pensi di acquisire?»), si è alzata e se ne è andata. Su un tappeto rosso di complimenti bipartisan, una valanga di dichiarazioni che per tutto il giorno hanno intasato le agenzie di stampa.
La politica si era meritata la performance migliore nella sfuriata finale di un Santoro urlante contro la luna, contro la politica «che non fa un tubo, che è impotente».
Mirando però al bersaglio sbagliato («Veltroni andasse a Gaza anziché in Africa»), visto che il leader del Pd, almeno per i bambini sterminati dalla fame, prova a fare qualcosa.
E quale sarebbe la colpa? Aver fatto confrontare giovani palestinesi con giovani israeliani? Aver mostrato l'ospedale di Gaza? Non aver rappresentato in par condicio le ragioni degli uni e degli altri per mettere in primo piano «le cose che stanno accadendo per come stanno accadendo?». Sul punto Santoro ha ragione da vendere. Politicamente e giornalisticamente. Quando i morti sono uno a mille, quando i bambini uccisi sfiorano i quattrocento, il giornalista ha il dovere di titolare “la guerra dei bambini”. Per poi chiedere ai suoi interlocutori cosa si propone Israele con questa guerra e cosa si prevede per il dopo.
La materia incandescente richiedeva però di scartare dal solito copione. Meno voci, più profondità, più governo delle emozioni, più informazione (quanti italiani sanno dov'è Gaza, cos'è la Cisgiordania, quale il reddito dei palestinesi...), più attenzione alla difficoltà di decodificare il tasso di manipolazione. Ma questi sono appunti e considerazioni che riguardano un gruppo redazionale. Se invece a insegnare come si fa giornalismo, come si declina l'attualità sono stati e governi, allora comandano solo gli elmetti.

mercoledì, gennaio 14, 2009

Aldo, Giovanni e Giacomo

Mentre ero in sala d'attesa dal dentista, mi è capitato di leggere un'intervista al trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo. In passato sono stato un loro grandissimo sostenitore, erano divertenti e spensierati, di quella spensieratezza che fa bene al cuore e che (forse) faceva bene un po' a tutti, in un momento in cui non c'era troppo bisogno di ricordarsi dove andavamo a finire... o meglio dove siamo andati a finie.

Giacomo poi era risultato da subito il tipo più interessante dei tre, perché non nascondeva la sua natura curiosa e la sua cultura particolarmente ricercata, che poi veniva sempre messa in ridicolo dagli altri due. Beh il loro ultimo film è uscito al cinema, un comico ad episodi a quanto pare, e loro sono tornati a quella spensierata comicità che mi piaceva tanto tempo fa.
Ora però mi chiedo se quella comicità mi si addica ancora. Anzi, lo so già: non mi si addice più. Non ho più voglia di ridere spensierato delle ridicolezze dei nostri piccoli difetti, sui luoghi comuni e su spigolature ispirate ad eventi banali della vita di tutti i giorni.
In questi anni sono cresciuto (o così credo, potrebbe anche essere considerata una "regressione", da molti). La tranquillità non mi basta più, mi va stretta. Questo non significa che io non sia sereno, significa solo che utilizzo la mia serenità per fare di più, ad esempio per avere a cuore qualcosa che è oltre me stesso e la mia vita.

Così, quando al TG passano le immagini della guerra in terra santa, mi incazzo. E mi incazzo quando leggo le notizie su Internazionale, e quando sento le cazzate che si sparano in parlamento (sì, a volte seguo anche quelle). E mi interesso di quello che accade, perché sento un po' mia la responsabilità di questo mondo, e di come andrà avanti.
Che c'entra 'sta roba con Aldo, Giovanni e Giacomo? Tutto parte da quell'intervista. Giacomo lì se la prende con la satira, dicendo che la satira "non fa più ridere" perché ormai trova ridicolo dover per forza costruire le battute sulle cazzate sparate dai politici. Allora, ecco un paio di riflessioni:

Nessuno obbliga un comico a fare battute sulle cazzate dei politici, quindi nessun comico deve sentirsi obbligato a farlo, però se una cosa non fa ridere un comico, non è detto che non faccia ridere nessuno. Lo stesso Daniele Luttazzi dice sempre che le sue battute devono per prima cosa far ridere chi le fa. Allora se la satira non fa ridere Giacomo Poretti, Giacomo Poretti è libero di non fare satira, ma non si permetta di dire che la satire "non fa più ridere" o che è discutibile costruire battute sulle cazzate dei politici. Perché costruire battute sull'attualità, sulle tragedie moderne, sulla politica infame e sulla ridicolezza di certi Vip è un DOVERE se chi ne è capace ne ha l'audacia e la capacità, giacché unisce alla risata l'informazione. Chi vuol ridere spensieratamente vada pure a vedersi Aldo, Giovanni e Giacomo. Io ormai con loro non mi diverto più come una volta. Mi perdoni Giacomo Poretti, a me piace la satira.