sabato, giugno 25, 2011

Butterflies


La primavera è quello strano posto dove vivono le farfalle. Non è un tempo, una stagione. E' un posto. Nascono e muoiono in questo luogo a noi sconosciuto, i cui confini sono tracciati da fasci di luce polarizzata che i miseri esseri umani, non possedendo occhi compositi, non riescono a vedere. Si spostano sussultando nel loro regno, che non è mai immobile se non nelle rare giornate in cui il vento si acquieta completamente. In quei giorni, eterni e statici, alle farfalle può capitare di appoggiarsi su un petalo di fiore senza che questo ondeggi sospinto da alcuna brezza. Quell'attimo si cristallizza e la loro mente va in frantumi. Come un mal di mare al contrario, non riescono a capire perché tutto è così fermo, immoto, inerte, saldo. In preda al panico riprendono il volo, e d'incanto ritrovano quella realtà disturbata e sussultante che caratterizza la loro intera vita. Vagano allungando la spiritromba di fiore in fiore, bevono nettare e fanno l'amore, si adagiano l'una sull'altra per eterni attimi, e poi si allontanano di nuovo (senza salutarsi) spinte dal loro essere caotiche, dalla loro natura sfumata e indistinta. Nel luogo primavera non c'è spazio per gli scopi e per gli obiettivi, tutto è tempo e tutto è occasione. La farfalla coglie ogni cosa. Finché alla fine, casualmente, non ne esce -senza nemmeno accorgersene- e chiudendo le ali si abbandona, scivolando nel sonno più profondo. Oltre la primavera, non è posto per farfalle.

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