domenica, febbraio 23, 2014

La creatività secondo Poincaré

D'improvviso non ero più in grado di vedere nulla, eppure potevo immaginare tutto. Mese era ancora lì davanti a me, una leggera brezza accarezzava l'erba verde del parco nella tiepida mattinata invernale, e Nete continuava a fissarmi con il suo sguardo vuoto, assente, distante.
– Il valore della creatività, secondo Poincaré, non è altro che il prodotto di un indice di novità e di un indice di utilità. – Iniziò a spiegare Nete. – "Creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili" per dirla con le sue parole. Un autore in pratica non deve far altro che pescare dal proprio bagaglio di esperienze e cercare di massimizzare il risultato di questo prodotto, generando qualcosa di nuovo e nel contempo di utile allo scopo. Io mi occupo della prima parte del prodotto di Poincaré, la novità, mentre mia sorella si occupa della seconda, l'utilità. Insieme garantiamo agli autori un valore decente di creatività.

Mentre Nete continuava a parlare, io prendevo sempre più coscienza della mia situazione.
– Dove siamo? ...questo non è più il parco. Non riesco a capire cosa è successo.
– Succede che abbiamo cambiato mezzo. Adesso siamo in un racconto. Beh non proprio in un racconto, è una specie di resoconto pubblicato sul tuo blog...
– Vuoi dire che in questo momento... sto scrivendo?
– No, – rispose Mese facendo oscillare l'indice – in questo momento lo stanno leggendo.
Sorrise. Nete alle mie spalle sbuffò. Nulla di tutto ciò aveva senso, eppure tutto aveva senso.
– È questo il potere di Nete? – Domandai a Mese.
– Non abbiamo "poteri", non siamo supereroi o roba del genere. Ogni musa ha le stesse identiche capacità, ma ognuna le sfrutta in modo diverso, a seconda del proprio ruolo e dello scopo che deve raggiungere. Per rispondere alla tua domanda... a Nete piace giocare con queste cose. Mescolare contesti, opportunità, strumenti. Ogni volta che si dice che un autore ha creato qualcosa di innovativo, solitamente è merito di mia sorella. I nuovi media le offrono sempre maggiori opportunità ed è per questo che negli ultimi decenni, da muse del fumetto, siamo divenute anche ispiratrici di altri tipi di arte come ad esempio quella videoludica.

– Credo di essere un po' confuso... e non so se i miei lettori sono pronti a tutto questo. Non potremmo rendere questo episodio un pochino meno... traumatico? E magari tornare al "contesto" precedente? – Proposi. Mese lanciò uno sguardo in direzione di sua sorella. Nete socchiuse gli occhi, e d'improvviso il racconto terminò.

Drizzit 934-938








Alcune curiosità su queste strisce. Che si scrive senza i. Strisce, non striscie.

Forse qualcuno avrà notato che il lettering della voce di Nunfus, la spada intelligente che Katy ha portato via dalla Confraternita, è diverso. Ho pensato che sarebbe stato carino differenziare le voci "innaturali" da quelle naturali, all'interno del fumetto, anche per rendere più chiaro che la voce proviene da un oggetto e non da Katy (in alcune vignette poteva crearsi confusione). Immagino che la voce delle spade magiche in questione sia un po' metallica, in quanto esse non comunicano telepaticamente bensì tramite una bocca che emette suoni, e la bocca è appunto di metallo.

Della striscia 335 esiste anche una versione "ridotta" in cui il manichino non si vedeva. In effetti, far vedere il manichino è del tutto superfluo perché si capisce benissimo di cosa stanno parlando Wally e Dotto, ma in chiusura di serie mi piaceva l'idea di usare più strisce a tutta pagina, come a voler distendere il ritmo, e quindi ho ampliato la scena.

In quest'ultima striscia qui sopra, si vede Katy in procinto di tagliare via le dita ai suoi guanti. Come molti di voi ricorderanno, l'outfit originale che scelsi per Katy mesi fa, quando decisi che avrebbe cambiato abito, aveva le dita scoperte. Gli abiti nuovi di Katy furono decisi in accordo con i lettori, che votarono una serie di proposte fino a giungere a questa versione. Poi però, disegnandolo, ho commesso l'errore di lasciare i guanti "chiusi". Me ne sono accorto dopo qualche striscia e avrei potuto benissimo correggere quelle disegnate sbagliate fino a quel momento, ma poi ho pensato che da questo errore poteva nascere l'occasione per mostrare di nuovo un aspetto simpatico del carattere di Katy. Katy è una che non bada molto ad apparire: non si trucca (Baba in una vecchia striscia glielo rinfacciò pure), non si prende cura dei propri capelli (sempre Baba ce lo fa notare con delicatezza paragonandoli a stoppa in una passata striscia) e non le interessa molto cosa indossa, tanto che per molto tempo ha indossato un vecchio abito di Baba riciclato e aggiustato. Ma appunto, le piace aggiustare le cose che le capitano sotto mano: al vecchio vestito di Baba cucì le aperture a lato delle gambe e strinse il giro-petto trasformandolo in un risvolto ed eliminando il pellicciotto. Nel farlo, rischiò di amputarsi tre dita (questo tanto per ribadire che non c'è una sola cosa che Katy sia veramente capace di fare).

Ripensando a questi aspetti del carattere di Katy ho pensato di riproporre una scena analoga nella quale Katy sta per tagliare via le dita ai guanti rischiando di farsi molto male. Mi è sembrata una scena molto consona al personaggio. Ho notato che molti lettori sono troppo abituati a una visione statica e stereotipata dei personaggi, tipica dei fumetti per i bambini come Topolino o i manga shonen, dove i protagonisti sono sempre uguali a se stessi, tanto che ogni minimo scostamento dalla loro attitudine generale è visto come un'anomalia (ehi, Zio Paperone è generoso! ...cosa sta accadendo???).

Purtroppo (o per fortuna?) la vita è diversa. Non mi ritengo un idiota ma mi capita spesso di comportarmi come un idiota, e nonostante non credo che la gente che mi conosce direbbe che sono un idiota. Mi piace riportare questo realismo nel fumetto, facendo tentennare Sir Tallis di fronte ai suoi principi, facendo arrabbiare Drizzit nonostante sia solitamente una persona paciosa, facendo guizzare il genio di Wally che solitamente non è affatto perspicace, e anche facendo compiere a Katy qualcosa di scemo di tanto in tanto, visto che può capitare che anche lei sia sovrappensiero o distratta.

Più in generale, mi piace l'idea che le strisce di Drizzit possano essere lette a diversi livelli. Un primo livello è quello in cui tutti i personaggi sono stereotipi e l'importante è strappare un sorriso, ma poi ci sono ulteriori livelli meno superficiali e forse più interessanti, che riguardano il modo in cui i personaggi interagiscono fra loro, si evolvono, si relazionano, e tutte le motivazioni annesse e connesse. In una striscia a fumetti, il 90% degli accadimenti è legato al modo in cui i personaggi si rapportano fra loro, non credo che sarei mai riuscito a scrivere un fumetto in cui per mille strisce restano tutti delle macchiette bidimensionali uguali a se stesse... nonostante questa sia la norma, in un fumetto del genere.


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lunedì, febbraio 17, 2014

Drizzit 928-933







Che ci crediate o no, questa serie di strisce è stata sceneggiata e disegnata diversi mesi fa e nessuno avrebbe potuto immaginare che sarebbe capitata proprio nella settimana di San Valentino. Ho la vaga sensazione che comunque, qualsiasi cosa avessi pubblicato a San Valentino, sarebbe stata recepita attraverso un'ottica distorta, quasi a voler sottolineare gli aspetti amorosi della questione, qualsiasi essa fosse stata. Ma è indubbio che proprio questa serie di strisce si presta molto all'occasione. Grazie destino!

Al momento in cui sto scrivendo queste parole ho la testa intrecciata tra mille lavori, scadenze e incombenze. Scorro queste strisce e vedo la serie concludersi, mancano solo una quindicina di strisce. Nel frattempo stiamo lavorando per l'uscita del nuovo albo e io sono già da tempo al lavoro sulla nuova serie. Osservo tutto con un po' di distanza, soddisfazione e malinconia. E' una sensazione bella, ci si sente realizzati.

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domenica, febbraio 16, 2014

Humanity not found


Ogni domenica, da più di un anno a questa parte, pubblico sul blog di Shockdom del collettivo Fumetti Crudi così come sulla pagina di Facebook relativa un nuovo episodio di The Author. Ebbene, oggi, dopo tante settimane di pubblicazione, per la prima volta, ho deciso di NON PUBBLICARE il nuovo episodio di The Author. Si tratta di una scelta consapevole che metto in atto per spingere un po' tutti a riflettere su certi argomenti. Cosa è successo?

Qualche giorno fa, un lettore mi ha segnalato su una pagina di Facebook una mia vignetta pubblicata in maniera assolutamente criminale: la vignetta in questione era un ritaglio di un episodio di The Author piuttosto recente, ed era stata pubblicata senza citare né l'autore né la pagina del fumetto di origine. Essendo un ritaglio, era stato eliminato il titolo, la firma e qualsiasi altro riferimento.
Per chi non lo sapesse, questo significa violare il diritto d'autore. Faccio notare, casomai non foste ferrati in materia, che il diritto d'autore non è il copyright e non ha nulla a che vedere con i diritti di sfruttamento economico dell'opera. Siccome The Author, così come Drizzit, viene pubblicato GRATUITAMENTE su internet, non c'è alcun copyright associato alla sua pubblicazione su internet, cioè nessuno può farvi pagare per leggere The Author o Drizzit online, e chiunque può farne l'uso che vuole, purché quest'uso sia gratuito e fintanto che si rispetta appunto il diritto d'autore.

Cos'è allora il diritto d'autore? E' semplicemente il diritto dell'autore di vedere riconosciuta la paternità della sua opera. In pratica se io dipingo un quadro o scolpisco una statua, ho il diritto per legge di essere riconosciuto come suo autore. Vale anche per fumetti, ovviamente. Sicché se un tizio qualsiasi prende un mio fumetto e lo ripubblica online da qualsiasi altra parte, ad esempio su un'altra pagina, deve premurarsi di attribuirlo correttamente altrimenti sta violando la legge. E per "legge" non stiamo parlando di norme di Facebook, di "netiquette" o di buona educazione su internet, stiamo parlando della legge italiana. La legge italiana riconosce agli autori la paternità delle loro opere e il diritto di rivendicarla.

Ovviamente Facebook sa benissimo come stanno le cose, quindi se un autore si accorge che una sua vignetta è stata ritagliata e pubblicata altrove senza che gli sia stata riconosciuta la paternità dell'opera, basta farlo presente agli amministratori. Questi si accertano che l'opera sia davvero dell'autore in questione, dopodiché vanno dall'amministratore della pagina che ha violato la legge, gli cancellano l'immagine e lo avvertono che la cosa che ha fatto è illegale. Ed è proprio così che ho proceduto: ho segnalato la violazione e loro hanno rimosso l'immagine pubblicata illegalmente e hanno ammonito l'amministratore della pagina che l'aveva pubblicata.

Il giorno dopo, mi ritrovo nella casella di posta una email del gestore di tale pagina. Il testo della mail era una sola, singola parola: STRONZO.

Chi mi conosce sa bene che non so trattenermi dal rispondere, e non per un qualche "moto di rabbia" come capita spesso su internet, bensì per un deviato (e forse altrettanto malato) bisogno di spiegare le mie ragioni, come se volessi credere che il mio interlocutore non si sia accorto di aver commesso un illecito. Così, utilizzando toni non certo pacati, ho cercato di spiegare per filo e per segno all'amministratore di tale pagina come funziona la legge, come funziona Facebook, e cos'è il diritto d'autore (visto che nel rispondermi aveva di mostrato di non sapere nemmeno la differenza tra quest'ultimo e il copyright). Ho concluso facendogli notare che per non violare il diritto d'autore bastava premurarsi di segnalare l'autore almeno nella didascalia, e che se me lo avesse chiesto PRIMA, avrei potuto addirittura acconsentire alla pubblicazione della vignetta, magari nella versione non mutilata. Prendendo una mia vignetta, ritagliandola e pubblicandola senza indicarmi come autore si era reso invece a tutti gli effetti un ladro.

Dopo questo vivace scambio di email pensavo che la situazione si fosse chiarita. Invece no. Trascorre un altro giorno e l'amministratore della pagina in questione mi scrive un'altra bella mail piena di idiozie, di cui riporto solo la parte finale:

«Ma chi te se ncula? Ma che hai depositato il marchio della pepsi? Hai fatto una fetentissima vignetta, che è stata condivisa (portandoti anche un po' di pubblicità), e ti comporti come se ti avessero rubato il graal. Ma vai a zappare!»

Nella parte di poco precedente l'amministratore mi dà anche del coglione perché lui non può "andare a controllare ogni singola cosa che gli viene proposta" e perché se l'unica cosa che voglio tutelare è il diritto d'autore, farei bene a non mettere su Facebook i miei lavori.

Non gli ho risposto direttamente, non ho intenzione di farlo. Ma vorrei far notare in questa sede che, come può dedurre una qualsiasi persona normodotata cerebralmente, non si ottiene nessuna "pubblicità" da una vignetta che viene pubblicata -appunto- senza riportare l'autore o almeno la pagina da cui è stata rubata. La vignetta non è stata "condivisa" (un'opzione di Facebook con il quale si può ripubblicare un contenuto mantenendo il link alla pagina originale), è stata presa, modificata e ricaricata su una pagina diversa da quella originale. Facebook ti avverte in tutti i modi quando si caricano immagini negli album che devi stare attento a non violare alcun diritto! Ebbene, ecco la notizia: se carichi su un tuo album un disegno di un altro dopo aver ritagliato via firma e logo e non glielo attribuisci, stai violando il diritto d'autore. Strano, vero? Non l'avrei mai pensato.

Sul fatto che una pagina non possa controllare ogni singola cosa che pubblica poi, replico semplicemente che si può fare benissimo. Che ci vuole? Ad esempio io lo faccio: quando inserisco una fan-art nella gallery di Drizzit, cito autore e possibilmente pagina dell'autore. Ma lo fanno anche tantissime altre pagine come ad esempio Mondo di Nerd, che ha decine di migliaia di fan più della mia pagina: ogni immagine che viene caricata dall'amministratore di quella pagina riporta sempre l'autore e nel caso in cui l'amministratore non sappia di chi si tratta, lo chiede direttamente ai suoi lettori in modo da aggiornare la didascalia non appena qualcuno glielo riporta. Mi preme sottolineare che questa, prima di essere una pratica a norma di legge è una cosa civile, è buona educazione. Cioè quello che la legge chiede di rispettare in realtà è una buona norma, una cosa che io stesso mi premurerei di fare anche senza il pericolo di essere denunciato.

Purtroppo la politica nobile, educata e legale di certe pagine non è quella adottata dalla maggior parte delle pagine "contenitore" di Facebook, che spesso si aggiornano rubando immagini qua e là su internet, ritoccandole, ritagliando via quello che non piace e perché no anche aggiungendoci didascalie personali o il loro bel logo. Queste pagine sono perlopiù espressione dell'ego di incapaci che non potendo condividere con il pubblico quello che sanno fare, mettono in mostra la bravura di altri, nascondendo però gli altri. E accumulano centinaia di migliaia di fan facendo ridere, riflettere e emozionare i propri followers spesso senza che questi sappiano chi sono gli autori dietro le opere che li hanno fatti ridere, riflettere, o emozionare. Queste pagine, personalmente, mi fanno schifo.

Infine, e concludo, il ragionamento per cui se io volessi tutelare il diritto d'autore dovrei tenermi le strisce chiuse nel computer è un ragionamento (chiaramente) idiota. E' come dire: se hai scolpito una statua, non metterla in giardino! Scolpiscila e poi chiudila in soffitta, perché se la metti dove tutti possono vederla poi non ti puoi lamentare che un coglione ne stacchi un pezzo e se lo porti via per farci un soprammobile nel suo soggiorno. E se lo denunci, e le guardie vanno lì e si riprendono il tuo pezzo di statua, non puoi lamentarti che quello venga a darti dello stronzo e del coglione: lo stronzo e il coglione sei tu, autore utopista e disilluso, che hai ancora fiducia nell'umanità. Chiaro?

Per questo motivo io oggi non pubblico The Author. Me lo tengo nel computer, nella mia soffitta, perché la mia scorta settimanale di fiducia è esaurita e ha bisogno di tempo per ricaricarsi.
Humanity not found.
Buona domenica.

lunedì, febbraio 10, 2014

Drizzit 922-927







Mi è piaciuto specificare che una gilda di sicari non è una trattoria. In effetti, anche tra i lettori, credo che molti facciano confusione tra una gilda di ladri e tagliagole, cioè un gruppo di furfanti che si è organizzato per delinquere, e una confraternita di assassini. La Gilda dei Ladri di Topple, di cui faceva parte anche Katy quando Edgar ne era a capo e Brando ne era il maestro d'armi, era proprio un'associazione a delinquere con un capo al vertice e decine di scagnozzi al seguito. Una gilda come quella di Topple avrebbe potuto far circolare la voce che c'era bisogno di uomini, un nuovo reclutamento, e si sarebbe trovata a selezionare nuovi membri tra una variopinta fauna di gente poco raccomandabile che avrebbe bussato alla porta.

La Confraternita della Penombra, invece, non funziona in questo modo. I membri della confraternita sono scelti dalla confraternita stessa e addestrati per anni. Addirittura alcuni vengono scelti da bambini, tra gli orfani promettenti come è stato fatto con Artemide. La Confraternita della Penombra insomma non è composta da feccia, bensì da professionisti. Poi che durante l'assenza di Artemide il reclutamento fosse stato meno "controllato" è una delle cose di cui il Maestro ha fatto in tempo a lamentarsi, prima che quasi tutta la sua gilda fosse massacrata.

Quindi ci vorrà del tempo prima che la Confraternita possa tornare ad annoverare di nuovo un discreto numero di assassini: occorrerà tenere gli occhi aperti per nuove promettenti reclute, ingaggiarle e addestrarle. Katy, che è il nuovo Maestro della Confraternita, potrà contare per ora solo su Artemide (vice-Maestro), Dotto (spalla femminile del Maestro), Nantima e Pako (che però stanno per sposarsi e partire in viaggio di nozze) ed eventualmente su Drizzit e Wally se decideranno mai di entrarvi a far parte... ma si capisce fin da ora che i due non sono esattamente il tipo di persona entusiasta di divenire un assassino a pagamento.

Ah, dimenticavo. Gionni Farnoni (vedi strisce della settimana scorsa) non è un sicario. E' solo il proprietario della parrucchineria che offre copertura al covo della Confraternita. La Confraternita lo ha eletto "membro onorario" e lui ne è entusiasta, ma al momento egli uccide solo due cose: la moda e la poesia.

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lunedì, febbraio 03, 2014

Drizzit 915-921









Come ho già scritto in qualche post precedente, quando giunsi a questo punto, nella stesura della sceneggiatura, mi resi conto di una cosa: Drizzit non aveva ancora mai combattuto. Dai fantasmi era stato salvato, contro i demoni si erano scontrati un po' tutti tranne lui, e contro Shedim si era scagliata Baba (seppure assumendo i suoi panni). Quindi volevo che Drizzit si mettesse un po' in mostra. Alla fine invece è Katy che distrugge il Guardiano e lui resta pure ferito! Non so se le cose sono andate come volevo che andassero, ma alla fine la storia funziona, e l'elfetto avrà di sicuro altri momenti per mettersi in mostra, magari in serie successive... sempre che sopravviva.

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