martedì, aprile 29, 2008

Domande e risposte

E' più importante porsi le domande o trovare una risposta? Io credo che la capacità dell'uomo di porsi domande sia enormemente più importante di quella di trovare una soluzione alle stesse. A mille domande che mi sono posto non ho ancora trovato risposta, ad alcune non la troverò mai e ad altre forse troverò una risposta solo in futuro. Ma l'atmosfera che respiro attorno a me è diversa, è come se si fosse persa la capacità di farsi le domande. La capacità critica intendo, cioè la capacità di vedere le cose come stanno e dire "non vanno bene così", e poi immaginarsele diverse, come le vorremmo, come le vorrei. Ecco, a quel punto mi chiedono "e come ci riuscirai"? Molte volte rispondo "non lo so". Ma questo non sminuisce l'importanza del porsi il problema.

Ma qual'è il ruolo del politico? Trovare risposte? Io non credo. Io vorrei politici consapevoli dei problemi, e disposti a discutere delle soluzioni. Quelli che quando gli chiedono come risolvere un'annosa questione ti rispondono prontamente e con una frase sola, solitamente sono dei cazzoni pallonari. Le cose sono sempre più complesse di come le vorrebbero i giornalisti.

Vorrei che qualcuno, quando Vespa gli chiede: "come risolverà il problema dell'immigrazione?" rispondesse: "ma che cazzo ne so? c'è un parlamento, docenti universitari, esperti di flussi migratori, analisti della situazione socio economica, ci sono mille provvedimenti da analizzare, accordi da fare, discussioni da portare avanti con gli stati stranieri, capire se bombardando uno stato il flusso migratorio da quello stato aumenta o diminuisce, focalizzare il problema obiettivamente al di là dei titoli dei giornali..."

Ma no, l'italiano vuole che ogni suo rappresentante abbia "la soluzione". Così, il primo che dice "rinchiudiamoli nei campi di detenzione" viene votato. Insomma viene votato il tassista che sa sempre come risolvere ogni problema, o il barbiere che mentre ti taglia i capelli ti spiega cosa farebbe se fosse lui al governo, o il barista che mentre ti serve il cappuccino ti spiega cosa gli farebbe agli zingari. Perché loro hanno le risposte. A me restano le domande.

venerdì, aprile 25, 2008

L'attualità del 25 Aprile

di Ascanio Celestini

"Il 25 aprile ha segnato non solo la fine della guerra, ma la fine del fascismo. (...) Oggi non è più dato per scontato che i fascisti fossero un gruppo di criminali al governo. (...) Il fascismo in Italia ha costituito vent'anni di repressione totale e se vogliamo rivalutare il fatto che durante il fascismo i treni arrivavano in orario, beh... forse era meglio che Mussolini facesse il ferroviere (...) Se oggi, a distanza di mezzo secolo, ci sono candidati con la croce celtica al collo che non solo non rinnegano, ma vanno fieri della loro appartenenza agli ideali del fascismo, vuol dire che il meccanismo della memoria non ha funzionato. (...) In questi anni si è passati da un concetto nostalgico di memoria - si stava meglio quando si stava peggio, il passato è meglio del presente - ad un concetto opposto, "consolatorio", per cui il passato è sempre peggio del presente, oggi ci siamo emancipati da quella grande violenza e dobbiamo ricordare le tragedie del passato per non ripeterle in futuro. Ma questo è un concetto molto pericoloso, perché - come dimostrano i genocidi in Bosnia e in Ruanda - non funziona. (...) Noi siamo la prima generazione in questo Paese che si batte non per conquistare nuovi diritti, ma affinché non ci vengano tolti quelli conquistati dalle generazioni precedenti (...)".

da megachip.info

martedì, aprile 22, 2008

Pubblicità progresso

L'Italia non ha una informazione libera. Questo è il motivo per il quale nessuna televisione, nessun giornale sta promuovendo il referendum del 25 aprile per una "Libera informazione in un libero Stato". Sarebbe la loro fine. Ho bisogno del tuo aiuto. Diffondi la notizia e i punti di raccolta delle firme elencati di seguito.

Invia questa email a tutti coloro che vogliono una informazione libera in Italia per firmare il 25 aprile per i tre referendum:

1- abolizione dell'ordine dei giornalisti di Mussolini
2- cancellazione dei contributi pubblici all'editoria, che la rende dipendente dalla politica
3- eliminazione del Testo Unico Gasparri sulla radiotelevisione, per un'informazione libera dal duopolio Partiti-Mediaset

Il 25 aprile saremo in 460 punti in tutta Italia e in città su 5 continenti.
Trova quello più vicino a te su: http://www.beppegrillo.it/v2day/ mappa/

Coraggio!
Beppe Grillo.

Anche a Bracciano ci sarà un banchetto per la raccolta firme, ma per chi è di queste parti e vuole trascorrere una giornata un po' più movimentata, l'appuntamento è di fronte alla basilica di San Paolo a Roma (Parco Shuster, mi sembra che si chiami).

giovedì, aprile 17, 2008

Il Popolo è un Bambino

Il popolo è un bambino.
Non ci capisce niente di politica.
Se tu gli parli di rivoluzione e lo fai seriamente finisce che il popolo la fa per davvero la rivoluzione.
Allora bisogna fare come ha fatto il partito comunista.
La rivoluzione gliel'ha fatta vedere da lontano al popolo come una ballerina della televisione.
Il popolo è un bambino e gli piace guardare le ballerine.
I maschietti si guardano la televisione perché gli piace il culo delle ballerine.
E le femminucce si guardano la televisione perché vorrebbero averci il culo come quello delle ballerine che piacciono tanto ai maschietti.
Tutti guardano il culo in Tv.
Ma sia le femminucce che i maschietti sanno che la televisione è un elettrodomestico.
Che quel culo esiste solo là dentro.
Si guardano intorno e la realtà è che si ritrovano sul divanetto del loro appartamento senza culi e senza balletti.
Ma sono contenti lo stesso. Sono contenti perché tutte le volte che ri-accenderanno il televisore ci avranno un culo in diretta pronto per essere guardato.
E non importa che sia finto come la favola di cenerentola.
Importa solo che dopo il culo in diretta si vada a letto sereni.
Al popolo gli piace la rivoluzione, ma gliela devi mostrare come il culo delle ballerine.
Come una cosa bella e impossibile.
Gliela devi raccontare come una favola.

*

Il popolo è un bambino.
Vuole sempre avere ragione.
Allora chi governa il popolo gli deve dire che "gli altri c'hanno sempre torto.
Gli altri sono atei miscredenti, pervertiti omosessuali, zozzi meridionali, negri puzzolenti…eccetera.
..insomma: relativisti" .
Allora il popolo è contento.
Perché il popolo è un bambino e come tutti i bambini gli piace giocare.
Nei giochi dei bambini c'è sempre uno che vince e un altro che perde.
Per questo che al popolo gli piace tanto il calcio.
Il popolo lo sa che il calcio vero non è quello dei campetti, delle partitelle.
Il popolo lo sa che al calcio vero non ci può giocare.
Che il vero calcio se lo può soltanto guardare in televisione.
Allora il popolo si mette seduto e guarda.
Il popolo strilla, si agita, si stanca come un bambino.
E quando arriva la sera si addormenta subito. È buono buono il popolo, è una pecorella.
Il popolo lo sa che la vita è come una partita di calcio in televisione, come la finale dei mondiali: tutto il mondo la guarda, ma poi la palla se la giocano solo due squadre.
Bello il calcio! Bella la vita!
Solo pochi se la godono, ma tutti gli altri possono fare il tifo.

*

Il popolo è un bambino.
Se gli rubi le caramelle il bambino si arrabbia.
Ma se gliele metti in vetrina quello se le compra subito.
Allora tu che sei più furbo del popolo gliele fai pagare il doppio di quello che valgono.
Così per ogni caramella che si compra una gliela vendi e un'altra gliela rubi.
Se metti le mani in tasca al popolo sei un ladro,
ma se è il popolo che si viene a svuotare le tasche da te è solo una legge di mercato.
Il popolo è un bambino, gli piace comprare le caramelle.
Poi magari se le porta a casa e manco se le mangia.
Magari le butta al secchio, magari.
Perché ai bambini gli piace comprare comprare comprare.
Allora tu che sei più adulto del popolo gli vendi tutto.
Il popolo vuole mangiare? E tu gli vendi le porcherie fino a farlo scoppiare.
Il popolo vuole le canzonette? E tu gli vendi qualche chilo di ritornelli da canticchiare sotto la doccia.
Il popolo vuole gli ideali? E tu gli vendi anche quelli.
Poi magari li porta a casa e non ci crede più.
Magari li butta al secchio.
Meglio! Meglio…
Così torna subito al supermercato a comprarsi le caramelle.

*

Il popolo è un bambino.
Fa tante domande e tu non gli puoi dire la verità
sennò quello ti mette in difficoltà.
Per esempio io c'ho un figlio, si chiama Robertino Casoria, è il peggiore della classe.
Mi ha detto "papà cosa sono i terroristi?"
Io gli ho voluto dire la verità, gli ho detto: "Ti ricordi quando eri bambino? A Natale ti ho detto che sarebbe arrivato Babbo Natale.
Tu eri un bambino intelligente o non ci hai creduto.
Ma poi la notte io sono andato a mettere i regali sotto l'albero e la mattina appresso quando li hai visti hai incominciato a credere che li aveva portati Babbo Natale. Hai pensato che se c'è il regalo significava che c'è anche il barbone che lo porta con le slitte, con le renne.
E invece ero sempre io.
E i terroristi sono la stessa cosa. Qualcuno ti dice che ci sono i terroristi e tu non ci credi.
Poi scoppia 'na bomba, crollano un paio di grattacieli
e tutti pensano che se c'è l'attentato significa che ci stanno anche i terroristi che l'hanno fatto...
ma è tutta una bugia, è sempre papà che zitto zitto di notte fa scoppiare le bombe e poi da' la colpa ai terroristi" .
E mio figlio mi fa:
"l'amico mio Pancotti Maurizio - ché Robertino frequenta
un bambino ciccione che è insopportabile e secondo me è pure un po' deficiente – m’ha detto “­Pancotti Maurizio dice che questa cosa si chiama strategia della tensione!"
Allora io gli ho risposto "l'amico tuo Pancotti Maurizio è comunista!
E lo sai perché è così ciccione? Perché i comunisti si mangiano i bambini. Stai attento quando vai a fare la merenda da lui perché ti si mangia!"
E mio figlio Robertino ha cominciato a tremare.
Per una settimana non è più uscito di casa.
Gli ho fatto fare tutto quello che volevo, gli dicevo "lava la macchina! Metti a posto la stanzetta! Portami le ciabatte!", lui mi ubbidiva come un cagnolino. Perché si governa con la paura.
E il popolo è uguale.
Il popolo è un bambino.
Se vuoi che non si perda nel bosco gli devi dire che c'è il lupo cattivo, l'uomo nero!
I terroristi, l'arabi col barbone, i pirati della Malesia. Ogni tanto insomma bisogna cambiare, fare la rotazione.
Il diavolo, gli zombie, il mostro di Loch Ness, il bocio, i marziani, i fantasmi.
Il popolo è un bambino.
Se gli metti paura ti porta le ciabatte, ti lava la macchina.
Il popolo è un bambino.
Se gli metti paura ti ubbidisce subito.

Ascanio Celestini

martedì, aprile 15, 2008

Analogie

Periodo napoleonico.
Da un articolo di Paola Del Zoppo:

"Anche nel caso dei Berliner Abendblätter le argomentazioni portate dai censori erano il mantenimento dell’equilibrio con la Francia, ma in verità il periodico era scomodo per qualunque potere politico, tanto che anche il riformista von Hardenberg, vicino ai circoli di giovani letterati, vi riconosceva un pericolo. Il giornale pubblicava articoli in cui si richiamava alla responsabilità verso la patria e in cui si davano notizie di ampio respiro politico, che avrebbero indotto troppa consapevolezza nel pubblico. Presto la redazione non fu più neanche richiamata all’ordine o avvisata della censura. Gli articoli politici vennero del tutto censurati e quasi del tutto vennero eliminati gli articoli di matrice culturale.[i] Questo tipo di censura non solo ebbe un effetto sulla lunga durata, ma riuscì a minimizzare le reazioni. La morte degli Abendblätter prese le sembianze di un processo naturale. Il giornale divenne sempre meno interessante ed ebbe sempre meno successo, e dopo sei mesi gli editori si videro costretti a rinunciare alla pubblicazione."

Esattamente quello che succede alla TV se i programmi culturali li sbatti a mezzanotte.