sabato, maggio 26, 2007

mercoledì, maggio 23, 2007

Volantinare per informare

Visto che giornali e TG parlano di cazzate anziché riportare le vere notizie, l'ultima difesa dei cittadini è il passaparola. Sapete, neanche dieci giorni fa il senatore Dell'Utri è stato condannato per estorsione aggravata, assieme ad un suo compare boss della mafia trapanese. Questa condanna si aggiunge a quelle di frode, false fatture e concorso esterno in associazione mafiosa che il nostro parlamentare, uno dei leader di Forza Italia, ha già collezionato. Ma lui resta tranquillo a legiferare senza che l'Italia sappia nulla (e peggio, senza che l'Italia faccia nulla). Per aiutarci ad informare i cittadini, Piero Ricca ha creato un agevole volantino, da stampare e lasciare in blocco presso uffici postali, luoghi pubblici, bar e altri posti di ritrovo. Per far sapere quello che i TG non dicono. E chiediamoci perché.

venerdì, maggio 18, 2007

Buon proseguimento

Lunedì scorso ho ufficialmente chiuso Planarstalkers, la mia campagna di Empyrea che proseguiva da circa sei mesi. La campagna non era terminata ufficialmente, è stata interrotta. Dietro questa interruzione ci sono due motivi. Proverò ad elencarli.

1. Motivi di gioco. La campagna aveva una trama, un filo conduttore. I personaggi erano liberi di deviare da questo filo, condurre avventure secondarie, poi ritornare alla trama principale. Le cose però non stavano andando in questo modo. I giocatori erano tutti alle prime esperienze di D&D, inizialmente i loro personaggi passavano più tempo a discutere il da farsi che a fare qualcosa. Oltrettutto ogni giocatore giocava il suo personaggio e nessuno aveva uno spirito di gruppo. Ognuno di loro pensava ai suoi obiettivi, al modo di pensare del suo alter-ego, alle dinamiche personali che lo riguardavano. Giocavano da soli, ma tutti insieme. Bilancio iniziale: una carneficina. Qualsiasi minaccia era affrontata con disorganizzazione ed individualismo, quindi si moriva spesso ed ogni giocatore finiva per rifarsi il personaggio ogni due o tre sessioni. Col tempo la cosa è migliorata (giocando, certe dinamiche si comprendono e si migliora). Però il gruppo restava incostante, inconcludente, inaffidabile. Sempre alla ricerca di nove missioni, ne accettavano di continuo senza riuscire a portarne a termine nessuna. La loro fama di gruppo non cresceva, cresceva solo il loro livello. Inoltre, i personaggi avrebbero dovuto essere tutti avventurieri esperti (sesto livello), ma poiché i giocatori non lo erano, il risultato era incoerente. Ad esempio in una delle ultime sessioni nessuno ha minimamente pensato di occultare l'aasimar del gruppo in una città di necromanti malvagi. Errori che un avventuriero di 8° livello non fa.
Avrei dovuto cominciare da livelli più bassi (dal terzo magari) e proporre un'ambientazione più classica e meno spaziante, in modo da ridurre le possibilità di avventura e far concentrare le loro mosse in pochi luoghi e in poche missioni. Ma dopo sei mesi è tardi, e l'avventura era completamente degenerata: la trama principale era stata completamente persa di vista, le missioni secondarie disattese, il gruppo sull'orlo dell'estinzione a causa di una serie ripetuta di scelte forse coraggiose, forse avventate. Cosa fare? Sono sicuro che è nell'interesse del DM fare in modo che i suoi giocatori si divertano... ma avrei dovuto per l'ennesima volta escogitare qualcosa per tirarli fuori da una situazione disperata. Secondo coerenza, sarebbero tutti morti. Avevo già pensato ad inventarmi un "protettore" nell'ombra che impedisce che vengano massacrati ad ogni passo falso, però i passi falsi erano un po' troppi e questo protettore rischiava di essere dover essere troppo potente. Così ho deciso per discuterne con loro.

2. Motivi di tempo. Uno dei giocatori con cui gioco a D&D da tempo, Amaniele, ha recentemente sorpreso il gruppo esprimendo la volontà di arbitrare lui una campagna. Sarà ambientata in Forgotten Realms e io non voglio perdermi l'occasione di giocare, una volta tanto, come giocatore. Ho già creato il personaggio (un tiefling-mago di dome Terzal). Se la campagna di Amaniele avrà scadenze regolari, io dovrò trovare spazio per D&D più di due pomeriggi a settimana. Una cosa impossibile. Dovendo rinunciare ad una delle campagne in corso ho scelto di interrompere quella di Empyrea, perché cominciata da meno tempo e soprattutto prossima ad uno stallo narrativo. Forse è stata una interruzione prematura. In fondo non so se Amaniele vorrà farci giocare settimanalmente (o se potremo noi giocatori, ognuno con una sua vita, giocare regolarmente una volta a settimana). Se non sarà un impegno settimanale posso comunque riunire di nuovo un gruppo di giocatori e giocare quando non si gioca con lui. Di recente ho letto finalmente SHARN, il manuale di Eberron che descrive la città delle torri, e devo dire che è qualcosa di veramente nuovo nel panorama del gioco di ruolo fantasy, a metà tra guerre stellari e un'ambientazione classica di D&D. Mi piacerebbe poter arbitrare quella ambientazione. Ma per ora adotterò la politica della riduzione degli impegni (più in sintonia anche con la mia vita lavorativa, che sembra arrivata ad un punto di svolta).

Come ho già detto nel forum ufficiale di Planarstalkers, spero davvero che qualcuno di loro si assuma la responsabilità di arbitrare e che il gruppo non smetta di giocare di ruolo solo perché il DM se n'è andato. Una passione è sempre una passione, se una cosa ci piace andrebbe coltivata.
Buon proseguimento!

mercoledì, maggio 16, 2007

Effetto taxi

EFFETTO-TAXI

di LUIGI CASTALDI

Tempo fa – non molto tempo fa, ricorderete – i tassisti protestarono contro un decreto del governo che in qualche misura avrebbe liberalizzato il comparto, togliendo loro di fatto alcuni privilegi ed esclusive. Mai visti tanti taxi in strada come quella volta: per chi è solito lamentarsi di non riuscire mai a trovarne uno quando ne ha bisogno, fu un vero schiaffo morale. Al Family Day sembrerebbe non essere accaduto altrimenti: in Piazza San Giovanni c’erano un sacco di quelle famiglie che, quando un istituto demoscopico le cerca, non le trova.
Per esempio, la media nazionale è di 1,3 figli a coppia, ma in Piazza San Giovanni – stando alle interviste mandate in onda da tutte le tv – la media era di 3 (il minimo, secondo il cardinal Trujillo, per poter dire cristiana una famiglia), con punte di 6 e 7 figli a coppia, e il Tg2 ha vinto la caccia alla mamma più prolifica beccandone una che ne ha sgravati 11, famiglia cristianissima. Una volta, famiglie così erano la regola, ed erano il midollo della nazione, sicché al decimo figlio il Duce ti chiamava a Roma e ti premiava di persona. Ora, invece, la nazione è smidollata, anche se gli istituti demografici usano altri termini: calo dei matrimoni, in special modo di quelli religiosi; sensibile incremento delle separazioni e dei divorzi; aumento progressivo delle coppie di fatto e dei figli nati fuori dal matrimonio; bassa natalità. Insomma, le cosiddette famiglie tradizionali sembravano essere tutte in Piazza San Giovanni, il 12 maggio, a tutelare privilegi ed esclusive: effetto-taxi, sembravano il Paese.
Un milione e mezzo di persone, ha detto il sindacalista che ha organizzato la manifestazione, parola di sindacalista; duecentocinquantamila, ha detto la Questura, parola di Questura. In ogni caso, s’è trattato di uno sforzo immane e di una spesa enorme – per dire solo una, 3.000 pullman che hanno imbarcato a gratis, perché a un padre di famiglia numerosa non si poteva mica chiedere di pagare di tasca sua la gita a Roma – pagava la parrocchia. E infatti in Piazza San Giovanni c’è stato effetto-taxi pure per i preti: tanti, tantissimi, mentre da decenni se ne lamenta una gran penuria. D’altronde, era necessario: la transumanza del gregge cattolico implica da sempre un gran daffare per i pastori.

Qui, sperando che il lettore non accusi vertigine, cambierei registro. La Chiesa cattolica italiana ha voluto mostrare i muscoli alla politica italiana, ce ne fosse stato ancora bisogno: una “protesta di popolo”, una Vandea de noantri, contro un decreto legge – quello sui Dico – che comunque mai avrebbe avuto speranza di passare al Senato. Concentrandolo e amplificandolo grazie al mezzo mediatico – l’effetto-taxi che ci mostra ogni domenica il pienone in Piazza San Pietro mentre le chiese continuano ad esser vuote da decenni – è stato esibito un modello di famiglia che si vorrebbe far intendere sia d’una maggioranza silenziosa, che invece è sempre più di una minoranza, e sempre più rumorosa. Rumorosa fino al punto da esibire, tra i propri campioni, qualcuno col cartello “Dio, Patria e Famiglia”, il poco che il fascismo seppe spremere dal Concordato. Cinica quanto basta per usare i propri figli, “adoperarli – come ha ben scritto Vittorio Zucconi su la Repubblicacome teneri randelli da pestare in testa a coloro che non ne hanno, che non ne vogliono, che non ne hanno potuti avere, che li hanno perduti o che li hanno avuti in maniera «non naturale»”.
E la politica italiana? Intimorito dai muscoli, il centro-destra (fatta eccezione per Biondi, Della Vedova e Cicchitto); intimorito, ma mantenendo un minimo di aplomb, il centro-sinistra (fatta eccezione per Udeur e parte post-democristiana del Pd, intimorite quanto il centro-destra). Questa è la politica italiana dopo il Family Day, e non c’era bisogno di una conferma.

domenica, maggio 13, 2007

Belle manifestazioni

Una bella carrellata di foto dalla doppia manifestazione di sabato. In questa prima foto, dal Family-day, si vede benissimo che la manifestazione è solo e unicamente a favore della famiglia. Come no. Infatti questa allegra comitiva inneggia contro gli omossessuali esponendo un passo della Bibbia che non vorrebbe dire nulla (perché, gli omossessuali non sono uomini e donne?) se non fosse per il contesto dove si trovano.

A piazza Navona invece prendono simpaticamente in giro la modernità dei messaggi del Papa, il quale si preoccupa più spesso della verginità dei giovani che dei morti ammazzati in guerra.

I radicali non si smentiscono mai. A piazza Navona c'è la raccolta firme per abolire il concordato. Sarebbe il caso di fare proposte un po' meno provocatorie e più realistiche, come ad esempio spendere in maniera più intelligente la fetta dell'8permille che va allo stato (quasi completamente spesa in guerre), o chiedere alla Chiesa come mai di tutti soldi che l'8permille le garantisce ogni anno solo il 32% va al sostegno dei preti.

Ma torniamo la Family-day, l'amichevole manifestazione a favore della famiglia! E nient'altro! E infatti qui vediamo altri simpatici manifestanti che con sorrisi allegroni espongono un bel cartello contro il disegno di legge per garantire i diritti civili dei conviventi. Salviamo la famiglia, prendendocela coi conviventi!!! Quanto spirito cristiano, quanta apertura, quanta sana intolleranza!

Sempre a piazza San Giovanni si protesta contro Prodi che non vuole sganciare soldi per i neonati. Perché oggi per salvare la famiglia la politica più efficace è PAGARE i genitori per ogni figlio che fanno. Nella piena comprensione di cosa significa amore e tutela del nucleo famigliare. Non si chiede un posto stabile per i papà, una pensione serena per il futuro, una scuola decente per i propri figli... no, si chiede un bell'assegnone per ogni bimbo sfornato.

Nel frattempo alla festa dell'urgoglio laico sfilano personaggi grotteschi, come ad esempio De Michelis, politico discotecaro con il vizio degli hotel e delle accompagnatrici (pagate, ai tempi di Craxi, con i nostri soldi) che dopo una bella condanna per bustarelle varie si è riciclato a destra. Un socialista a destra. Certo al Family-day sfilavano amici della mafia, indagati e leccapiedi. Non si voleva evidentemente essere da meno.

Poi, siccome il Family-day è solo a favore della famiglia, ecco un bel cartellone contro quegli stronzi dei divorziati. Con spirito cattolico la frase che condanna chi si separa dal coniuge si unisce festosa al resto delle scritte colme di tolleranza e amore che stavano sfilando a piazza San Giovanni.

Come questo ad esempio. Ah, la famiglia. Promuoviamola impedendo che altri abbiano quel minimo di diritti civili che in tutto il resto d'Europa sono già garantiti. Facciamoci vedere per quello che siamo... veri cattolici amanti della famiglia. E contro i froci, naturalmente.

Qualcuno alla manifestazione per l'anniversario del referendum per la legge sul divorzio si fa delle domande. E anzi le espone su un cartello. Io ho saputo che c'era uno sconto sulle tariffe dei mezzi pubblici per chi andava al Family-day. Poteva usufruirne anche chi andava a piazza Navona? E soprattutto... chi ha pagato per queste agevolazioni? Ma ci sono anche domande più gustoze, più stuzzicanti da fare... quelle domande che nessuno farà mai ad un politico. Per esempio, mentre Belusconi spiegava ai giornali che un cattolico non può essere di sinistra, perché la sinistra è contro i valori cattolici... beh, nessuno gli ha chiesto cosa ne pensava di un divorziato che va al Family-day?

martedì, maggio 08, 2007

TIM delle meraviglie

Il due Maggio ho effettuato una ricarica del telefonino presso un distributore automatico. Una ricarica di 10 euro. Solitamente, un messaggino ti avverte che la ricarica è stata effettuata nel giro di pochi minuti.
Il messaggino non è mai arrivato. La ricarica nemmeno.
Oggi, dopo quasi una settimana, telefono al centro servizi TIM. Per fortuna ho conservato la ricevuta rilasciata dal distributore automatico, e ho chiamato il 119.
La signorina mi dice che per segnalare la vicenda e ricevere la ricarica, devo:

1. Andare in un centro TIM
2. Fare una fotocopia della carta di identità e della ricevuta
3. Faxare il tutto alla TIM assieme al mio numero di telefono e spiegare l'avvenuto.

Il tutto per ricevere una ricarica di 10 euro che ho già pagato e che non mi è stata addebitata.
Ho pensato che un cittadino medio, non vedendosi arrivare la ricarica, potrebbe pensare di averl già spesa, o di essersi sbagliato. O aver gettato o perso la ricevuta. O se se ne accorge, potrebbe pensare che per 10 euro non vale la pena di perdere tutto 'sto tempo. Insomma la maggior parte delle volte sono sicuro che la TIM si incula 10 euro ogni volta che (per un errore?) la ricarica non viene effettuata.
Mi fa pensare anche che se avessi ricaricato 50 o 100 euro, il tempo perso sarebbe stato mno oneroso. Quindi chi ricarica ogni volta 50 o 100 euro (verosimilmente, i più benestanti) è più probabile che decida di fotocopiare e faxare la richiesta alla TIM, mentre chi ricarica 5 o 10 euro (verosimilmente gli studenti, i ragazzi o gli spiantati come me) il più delle volte deciderà di lasciar stare. Quindi il sistema degli errori finisce per rubare i soldi a chi ricarica poco, cioè a chi ha pochi soldi da spendere.

Domanda: non sarebbe più facile che al centralino del 119 ci fosse qualcuno in grado di controllare, computer davanti, se la ricarica è stata effettuata o meno e poi possa provvedere a inviare un sollecito a chi di dovere? E' chiedere troppo? E' fantascienza?

domenica, maggio 06, 2007

Protesta

Un modo originale per protestare contro il FAMILY-DAY è rispondere, quando vi porgono il volantino pubblicitario: "No grazie, sono gay".
Oggi durante una processione c'erano vecchiette armate di volantini che spiegavano che si trattava di una cosa a favore della famiglia. Si certo. Rispondete che siete gay e vedrete che faccia faranno. Lo sanno benissimo che non si tratta di una manifestazione a favore della famiglia, ma contro i sacrosanti diritti delle persone omosessuali.

Per essere a favore della famiglia, non si partecipa alle proteste in piazza: si educano le persone, si attuano politiche decenti, ci si adopera per i valori che la famiglia rapresenta. Questo evento invece è contro dei diritti basilari che già tutti i paesi d'Europa concedono ai cittadini, tranne il nostro. Per paura, per omofobia, per ristrettezza mentale. Se avete voglia di farvi usare per scopi politici, andate pure a manifestare.

sabato, maggio 05, 2007

Dieci film di fantascienza

Secondo una recente e famosa rivista di fantascienza, questa sarebbe la classifica dei dieci migliori film di fantascienza in base all'opinione dei lettori:

1° Serenity
2° Guerre Stellari
3° Blade Runner
4° Il Pianeta delle Scimmie
5° Matrix
6° Alien
7° Il Pianeta Proibito
8° 2001 Odissea nello Spazio
9° Terminator
10° Ritorno al Futuro


Capisco appieno il perché di posizioni così strambe (Serenity al primo posto? Odissea nello spazio ottavo?): si tratta di lettori di fantascienza non più giovani. O meglio, relativamente giovani. Trentenni, come me. Affezionati comunque ad una fantascienza che al cinema non c'è più e non si trova più, quella del viaggio stellare, delle atmosfere esotiche, del duello con armi laser, della paura dell'alieno, del fascino dell'ignoto. Oramai sembra che certe atmosfere, certe emozioni, siano adatte solo ai telefilm. Firefly (la serie di Serenity) ne è una prova, come pure Star trek, che al cinema fatica a riempire le sale e non sembra competitivo. La metamorfosi di Guerre Stellari, da rocambolesco film di avventura fantasy in salsa tecnologica a roboante e vuoto colossal di luci e suoni iperpompati, ne è la metafora. Sembra che la fantascienza sia blockbuster, che queste due entità si siano fuse insieme in un genere di successo molto attuale e molto apprezzato (almeno in termini di biglietti staccati), e che sia impossibile trovare la fantascienza come piaceva ad Asimov, a Lem, a Dick... Fantascienza pura, che però non vende, perché è soprattutto atmosfera e si presta malamente a divenire un giocattolone pieno di effetti speciali.

Così Serenity, film figlio di una fantascienza nostalgica (e nel contempo innovativa) balza al primo posto. Ultima memoria di un modo di fare film che privilegiava il contenuto al contenitore, anche quando il contenuto era solo una sana manciata di azione. Guerre stellari erà così, ed infatti guadagna la seconda posizione. Il primo Guerre Stellari era genuina, rocambolesca, appassionata fantascienza, un film d'azione ambientato tra le stelle... una guerra, stellare. Blade Runner reincarna in se il modo di fare fantascienza che più mi piace: quello di vole dire le cose senza parlare direttamente dell'argomento. Trasmettere emozioni, sensazioni, voler far riflettere con una storia che sembra distante ed invece è vicinissima... è il Philiph K. Dick che viene compreso e non stravolto, tradotto senza snaturarlo. Il Pianeta della scimmie è un capolavoro della fanstascienza epica, tanto epico quanto poco fantascientifico... eppure colossale. Per ricordarsi della vera fantascienza, occorre rivederlo. Ci si renderà conto che si può fare fantascienza senza scollegare il cervello, senza scendere a compromessi con il cervello puerile del più scemo degli spettatori, del quale tuttavia l'industria del cinema continua a preoccuparsi (visto che anche lui, come noi, paga il biglietto). Matrix è un effetto speciale reinventato, e quando l'effetto speciale non serve a giustificare il budget del film ma è invece al servizio del film, chi si intende di fantascienza se ne accorge. E poi l'estetica conta, un'immagine al rallentatore di pallottole che fendono l'aria è tanto emozionante quando l'inquadratura di una galassia dalla finestra di un'astronave. Basta capirlo, e saperla inserire nel contesto.

Il resto della classifica non lo commento. Io non sono d'accordo con questa classifica, ho tentato solo di capirla. Forse son d'accordo che i film che contano sono proprio quelli, ma li ridistribuirei diversamente. Tuttavia, quella classifica ci vuole dire qualcosa. A me ha detto tutto questo.

venerdì, maggio 04, 2007

Il nuovo Guerre Stellari... ce lo facciamo da soli!!!

http://www.darkresurrection.com/

Alla faccia di George Lucas (che poi come regista fa pena, diciamocelo!). Ecco 60 minuti di film di Guerre Stellari realizzati completamente in Italia con effetti speciali incredibili (per un film amatoriale). Il film sarà scaricabile a brevissimo, è stato presentato ieri per la prima volta, ed in modo assolutamente gratuito.
Trailer e materiale promozionale sono da infarto.

giovedì, maggio 03, 2007

DVD

Ho comprato i dvd de Il Labririnto del Fauno, Little Miss Sunshine, I Figli degli Uomini e A Scanner Darkly. Domani due dvd di Daitarn 3 (il più bel cartone animato giapponese mai creato). Più due romanzi di Philiph K. Dick (venticinquesimo anniversario, Fanucci li ripubblica). E ho finito i soldi. Ma sono contento lo stesso!!!

mercoledì, maggio 02, 2007

«NOI, CATTOLICI, TIFIAMO DICO»

Il Manifesto / Politica e Società

Un viaggio tra i credenti della città di Bagnasco

Un caposcout, un'attivista delle Acli, un sindacalista in pensione divorziato, una donna che insegna ai ragazzi, una lesbica. Accomunati dalla fede cattolica. E dal no al Family day

di Alessandra Fava

Genova - Che cosa hanno in comune un capo scout, un'attivista delle Acli, un sindacalista in pensione divorziato ma credente, una credente che si occupa di formazione degli adolescenti e una cattolica omosessuale? Dicono tutti peste e corna del Family day, della propaganda contro i Dico e degli attacchi a conviventi e omosessuali. La cosa strana è che li abbiamo pescati a caso nella città del presidente della Cei, l'arcivescovo Angelo Bagnasco: Genova. E in più alcuni di loro appartengono proprio alle associazioni che promuovono la giornata a favore della famiglia.

«Non condivido il Family day e non ci vado - dice con fermezza Chiara T., 46 anni, impegnata nelle Acli, che in un documento nazionale hanno ribadito la necessità di un «sostegno concreto» alle famiglie invece di tante parole - Ritengo che il Family day possa essere interpretato come una manifestazione contro il governo o contro i Dico. Soprattutto si rischia di travisare l'appoggio alla famiglia. Perché famiglie ce ne sono tante. Ho un'amica che vive con una donna e non può andare a trovarla in ospedale, mi sembra che questo sia penalizzante. Forse non posso chiamarla famiglia, magari organizzazione di gruppo? Però le tutele civili vanno date. Dopo di che la religione cattolica faccia il suo mestiere senza dare diktat ai politici e tirare le orecchie ai non credenti. Insomma, se dovessi riassumere dico (e si mette a ridere, ndr) sì alla famiglia e no alla negazione dell'accoglienza, quindi dico sì ai Dico».

Marina M. è un'altra credente praticante. In parrocchia sin da piccola, poi attiva nei gruppi, ora fa volontariato nella comunità cattolica del quartiere dove vive. 46 anni, sposata felicemente con un figlio, si occupa di progetti di formazione per gli adolescenti. «La fede è un impegno civile e quotidiano», ti dice per prima cosa. Perciò «il fatto che la struttura ecclesiastica imponga delle scelte come se chi crede non fosse in grado di decidere autonomamente, dà addosso. Si cerca di essere coerenti, ma poi la vita ti porta su strade che magari non avevi immaginato. Se uno viene lasciato dalla moglie e poi a fatica ritrova una donna, allora diventa una colpa? Finisce che per difendere un valore limito la libertà dell'altro. A volte preferisco definirmi più cristiana che cattolica», butta lì quasi per caso, ma si capisce che è qualcosa a cui pensa da tempo. Sui Dico è positiva: «Ben venga la regolarizzazione di queste situazioni, i Dico sono sacrosanti. Poi ognuno è libero di scegliere». Sul Family day non sarà della partita neppure lei: «Io non ci vado. Se fosse una manifestazione a sostegno della famiglia, sulla difficoltà e i disagi che viviamo tutti i giorni, sui valori da dare ai figli e soprattutto si pensasse ad aiuti concreti che vadano incontro ai tempi delle donne, allora avrebbe un senso. Ma se è un sit-in contro chi convive che senso ha? La famiglia è il nucleo centrale della società, siamo d'accordo. Ma tutto dipende dai valori di chi la forma. Vogliamo accettare solo quella col bollino blu?». Quel che colpisce nel «non giudicare» di Marina come di altri, è che anche lei fa un caso pratico: «Ho un'amica che ha convissuto per vent'anni con un uomo e quando lui è morto non ha potuto dire una parola sul luogo della sua sepoltura».

«La scelta di andare o meno al Family day viene lasciata a ogni singolo gruppo come si fa per la marcia della pace Perugia-Assisi» : Giovanni P., 28 anni, caposcout alle prese con adolescenti, preferisce glissare, ma dai discorsi che fa capisci che non ci andrà neppure lui. «Si parla tanto di famiglia ma ci si interroga poco su che cosa la famiglia dovrebbe offrire ai figli. La famiglia io la vorrei accogliente, aperta, progettuale. Mi sembra più importante che due creino una famiglia con dei valori piuttosto che siano sposati. Vogliamo una comunità in cui i figli crescano e possano fare delle scelte oppure mettiamo un timbro o andiamo in chiesa a fare una pagliacciata? Confetti, vestito e ciao. Invece ci si concentra sui cavilli, e sul Family day e i Dico si alzano troppo i toni. Ma se la famiglia sfasciata esiste, non è facendo i Dico che viene meno la famiglia. Perché famiglia è più una scelta che lo sposarsi». Giovanni non si definirebbe «cattolico del dissenso», però racconta il disagio di tanti credenti davanti alle prese di posizione della Chiesa contro i gay: «Due omosessuali hanno già tanti problemi, magari trovano anche preti che li stanno a sentire, ma l'atteggiamento generale è puntare il dito. Forse Gesù Cristo avrebbe fatto qualcos'altro» .

Angelo Sottanis, ex sindacalista Cgil, ha fatto una scelta, che lui chiama «piccola ritorsione». Lui e i suoi genitori dallo scorso anno hanno scelto di versare l'8 per mille alla Chiesa valdese. 57 anni, due figlie, una moglie da cui è separato da 12 anni e una donna con cui vive, Angelo dice: «Sono un credente, anche se al momento riesco ad ascoltare solo un paio di preti». «Quando ho conosciuto quella che poi è diventata mia moglie mi sono sposato in comune - continua con foga - poi man mano le figlie battezzate andavano a catechismo, anche noi abbiamo iniziato a frequentare la parrocchia e siamo diventati credenti. Alla fine ci siamo sposati in chiesa con le mie due bambine accanto. Poi ci siamo separati. Ora mi trovo in una situazione strana: sui Dico sono incazzatissimo e mi chiedo come mai la chiesa si ponga così. Voglio i diritti per tutti, non mi sento di dire che l'omosessualità è una malattia. Quanto alla famiglia, come sappiamo se hai tempo e soldi la Sacra rota annulla qualunque matrimonio. Basta raccontare due palle. Allora è tutta un'ipocrisia! Da credente penso che la fede vada al di là delle gerarchie e detesto le convenzioni».

«Passo da una chiesa ogni tanto quando non ci sono le messe e prego»: come tanti omosessuali credenti anche Paola N., 38 anni, separata con tre figli, si sente esclusa. Laureata in filosofia con un baccellierato in teologia, Paola da quattro anni ha una relazione affettiva con una compagna con cui gestisce una scuola materna. «Al Family day non ci andrei perché non mi piacciono i movimenti di massa, si è trovato un modo per strumentalizzare la gente. Quanto penso alla famiglia, mi immagino una famiglia larga, in cui ci possa essere una condivisione fra generazioni. Sogno la mia famiglia, le mie sorelle, quelle della mia compagna, mia madre, tutti insieme, con apertura mentale. Ma la società non ce lo permette».

Sui Dico che tanti omosessuali bollano con un no come facsimile dei Pacs o peggio, Paola dice: «Non sto a discutere sulle proposte di legge. Però due persone eterosessuali hanno la possibilità di stabilire un patto che preveda anche una separazione, mentre agli omosessuali questo viene negato. Adotti un figlio, hai una casa in affitto, hai un'eredità, oppure due donne hanno avuto un figlio con la fecondazione artificiale, vanno studiati i modi per normare tutto questo. E se dai una forma giuridica a un'unione, la devi dare anche a una possibile separazione futura».

Viene in mentre un omosessuale dichiarato ventenne che recentemente a una manifestazione per la laicità in piazza De Ferrari girava con un cartello «Scortatemi, mi sento minacciato da Bagnasco». Paola non andrebbe mai in giro con un cartello, eppure «di pregiudizi ne viviamo impregnati, tirati fuori con più o meno prudenza, una prudenza prevalentemente nascosta».

Di Bagnasco o Ruini non fa neppure i nomi: «Ho sempre creduto di più nella forza delle piccole comunità come Taizè più che nelle istituzioni - dice - Certo c'è un tradimento di base. Gesù aveva detto si abbatte il tempio e invece da Costantino in avanti si è consolidata una struttura politica e di potere. Eppure son convinta che la Chiesa non sia quella che si legge sui giornali o quella delle grandi adunate a piazza San Pietro o con i microfoni in occasione della messa per l'arrivo del nuovo vescovo. La verità è che i vertici della Chiesa hanno un'estrema paura e perciò diventano intransigenti. La Chiesa è stata culla delle peggiori perversioni e oggi si maschera per paura. Sai che cosa sogno? Una messa in silenzio».