mercoledì, gennaio 30, 2013

Perché un'illustrazione di Drizzit non è semplicemente una striscia più grande.

Katy e Brando, realizzati con una tecnica digitale simile
alla pittura a olio, che poi non ho più usato.
Con quest'ultimo approfondimento, la serie di post sul "making-of" di Drizzit si conclude. Nell'articolo principale avevo già accennato che nel disegnare una striscia, l'autore deve fare assolutamente i conti con il fattore tempo: o si rassegna a non pubblicare una striscia al giorno (come fanno molti autori di strisce, soprattutto sul web), oppure occorre scendere a compromessi con l'esigenza di produrre almeno sei o sette strisce a settimana.

Personalmente, faccio parte della seconda scuola. Come già detto, preferisco escogitare tecniche che mi consentano di produrre strisce di discreta qualità in un tempo ridotto. La scelta di dover pubblicare giornalmente, mettendo in atto sistemi che mi consentano di farlo, mi avvicina tra l'altro al genere di autori che di solito sfruttano la strip, cioè quelli che la pubblicano sui quotidiani (americani, di solito), più che a quelli che la postano sul loro blog. Mi piace così, finché ci riuscirò manterrò questo ritmo.

Illustrazione realizzata con sfumature di
grigio. Poi l'ho anche colorata, ma il
risultato finale non valeva la fatica.
Adesso però volevo approfondire l'aspetto delle illustrazioni, che differentemente dalle strisce non devono sottostare al problema della produzione e pubblicazione frequente. Le illustrazioni di Drizzit sono un bel dilemma. Per un po', quando ci accingevo a farle, non facevo altro che riportare le tecniche di disegno e colorazione che usavo per le strisce in immagini più grandi e con diverso scopo. Ma non funzionava molto bene. In una illustrazione dovermi limitare solo a due sfumature di colore, oppure a degli sfondi appena abbozzati, non era necessario. Potevo impegnarmi un po' di più.

Per qualche tempo ho provato a produrre illustrazioni utilizzando diverse tecniche di pittura e/o di colorazione digitale, ma l'impressione finale che mi davano i lavori, una volta ultimati, era estraniante. Sembravano delle elaborate fan-art realizzate da qualcuno che non ero io. Credo che quell'impressione derivasse dal fatto che più mi allontanavo dalle tecniche utilizzate per a realizzazione delle strisce, più i lavori sembravano non appartenere all'opera originale.
Alla fine quindi decisi che per le illustrazioni avrei dovuto utilizzare dei metodi che dovevano essere un'evoluzione di quelli utilizzati nelle strisce, e non un'alternativa.

Una delle prime illustrazioni in cui ho
mantenuto la tecnica delle strisce. Troppo
elementare per una illustrazione.
Da quel momento in poi, ho iniziato a creare tutte le illustrazioni di Drizzit partendo dalla stessa procedura delle strisce: una bozza per sistemare nello spazio gli elementi, un layer per il disegno, un layer per il colore. Per una illustrazione però, al fine di aggiungere maggiore cura, aggiungo ulteriori passaggi di colore, i layer della luce, delle ombre, dei riflessi, nonché del fumo, degli effetti magici e così via. Per gli sfondi solitamente effettuo ricerche su internet e utilizzo pattern generici adattati allo scopo. Ad esempio se ho bisogno di un muro, cerco un muro, lo copio, lo elaboro al computer e poi lo adatto (correggendolo a pennellate) all'immagine in questione. In una illustrazione non ci si può accontentare di un colore sfumato come sfondo, c'è bisogno di ambienti più complessi e elaborati. Nel caso di un bosco, ad esempio, occorre disegnare alberi, cespugli, erba, sassi il tutto amalgamato insieme. La mia fantasia, da sola, non basta a elaborare una ambiente simile, preferisco cercare un'immagine, una foto o qualcosa che mi dia l'impressione di starci bene e poi adattare e modificare quella, trasformandola da una foto a uno sfondo adatto. Un lavoro che alla fine porta via dalle quattro alle cinque ore, anziché l'ora e mezza scarsa necessaria a creare una singola striscia. Certo non si tratta di un tempo eccessivo, considerato che illustratori più bravi e più grandi di me (grandi nel senso di esperti) impiegano anche dieci volte tanto per creare un'illustrazione delle loro. Ma il livello che attualmente ho raggiunto mi sembra sufficiente a ottenere risultati dignitosi, quindi mi accontento di migliorare a piccoli passi.

L'illustrazione promozionale per le 600 strisce di Drizzit, una delle ultime realizzate. E' stata
creata per somma di passaggi aggiuntivi di colorazione ed elaborazione, e come si può vedere
pur risultando più curata e complessa di una striscia, non è che un'evoluzione della stessa.
Stessa tecnica, ripetuta all'infinito (in questo specifico caso, più di 10 layer di colore).

Le illustrazioni create in questo modo inoltre mantengono però il "sapore" delle strisce, perché alla fine non sono altro che passaggi aggiuntivi sulla stessa base. Non sembrano quadri o opere a se stanti dedicate al mio fumetto.

Ecco, credo sia tutto. Non ci sono molti altri segreti da svelare, il mio lavoro è tutto qui. Ringrazio tutti quelli che lo apprezzano e... buona lettura.

domenica, gennaio 27, 2013

Drizzit 597-603








Sembra che l'arrivo di Artemide abbia riscosso un buon successo, e non posso che esserne felice, tuttavia è chiaro che i lettori ancora non conoscono il personaggio da adulto, quindi si tratta di un entusiasmo dovuto principalmente a uno o più dei seguenti motivi:

1) è ispirato al famoso Artemis Entreri di cui sono grandi fan
2) presumono che il personaggio sia fichissimo a prescindere
3) è uno gnocco

Spero che le loro aspettative non vengano tradite da ciò che accadrà nelle prossime strisce, anche se devo dire che a prescindere da come si presenterà Artemide, nell'arco di questa serie si susseguiranno un bel po' di colpi di scena, molti di più che nelle serie precedenti.

Aggiungo solo (con una punta di orgoglio) che la striscia 600 rappresenta un traguardo non indifferente per questo fumetto: se fosse stata pubblicata fin dall'inizio una striscia al giorno escluse le domeniche, adesso festeggeremmo più o meno due anni di strisce di Drizzit... all'inizio il ritmo non era così frenetico quindi Drizzit gira su internet da qualcosina di più, ma in ogni caso le cifre tonde vanno sempre festeggiate. Auguri a me stesso, quindi... e tanti altri di questi giorni!

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venerdì, gennaio 25, 2013

Drizzit speciale Gennaio 2013

Cliccate e aprite in un'altra pagina per leggerlo!

mercoledì, gennaio 23, 2013

Grammatica e editing dei testi di Drizzit

Striscia 034, Wally si trasforma per colpa dell'uso
errato del "piuttosto"... una piaga che dilaga.
Se dovessi tornare indietro nel tempo e ripensare i personaggi, probabilmente una delle prima cose che correggerei sarebbe la caratteristica di Wally di trasformarsi in demone per colpa delle bestialità grammaticali. Sono certo che parte della simpatia di questo personaggio è dovuta anche a questo suo aspetto, ma la coerenza del fumetto ha rischiato più volte di essere compromessa per colpa della presenza di Wally.

Ad esempio è normale dare per scontato che qualsiasi creatura poco intelligente e tuttavia in grado di parlare che il gruppo incontri, finirà distrutta da Wally (mettendo in pericolo il gruppo stesso). Allo stesso modo, Wally deve essere tenuto lontano dalle persone di poca cultura, contadini e popolani che non hanno studiato, altrimenti si rischia che si trasformi. E per finire, tutti coloro che vogliono avere a che fare con lui, devono parlare italiano perfettamente o si rischia di innescare la trasformazione.

Per fortuna Dotto è un filosofo, Katy una pignola rompicoglioni e sia Drizzit che Baba hanno accumulato abbastanza anni di studio da non sbagliare i congiuntivi. Ma i problemi di convivenza del gruppo di Drizzit si ripercuotono anche su chi scrive le storie, cioè su di me. E' chiaro che non posso permettermi di sbagliare nulla, o i lettori si chiederanno come mai Wally non si sia trasformato. Per fortuna il mio lavoro mi ha spinto a uno studio attento della grammatica, della sintassi e della scrittura della lingua, per cui quando ci scappa l'errore è sempre colpa di una distrazione, di un refuso. Solitamente i lettori (che scandagliano le strisce come segugi) mi avvertono repentinamente, e io correggo la striscia prima di pubblicarla di nuovo. Di questo non posso che ringraziarli, praticamente mi fanno il lavoro di un revisore, e lo fanno gratis!

"Mi chiedo se esiste" o "mi chiedo se esista"?
Per lingua italiana sono corrette entrambe le
forme, e io ho optato per l'indicativo.
Ma siccome citando qualcuno più saggio di me "the problem with the global village are all the global village idiots" spesso mi ritrovo a discutere di regolette di italiano con i lettori più cocciuti. Ad esempio quelli che secondo loro "a me mi" è errore, oppure quelli che "il congiuntivo è obbligatorio" e va usato sempre, oppure quelli che "è ammesso nel parlato ma non nello scritto", oppure quelli che "non è errore ma non si usa". Non mi va di ribadire i concetti (ho creato un album di Drizzit apposta per risolvere certe questioni e anche lì c'è stata gente che mi ha risposto "per me non è così"), mi soffermerò solo sul concetto generale: fintanto che una cosa non è errore per la lingua italiana, sta all'autore decidere se farne o meno uso. Ci sono casi in cui ritengo utile usare il doppio pronome, altri in cui preferisco l'indicativo al congiuntivo (quando il congiuntivo non è obbligatorio). E' una mia libertà, una mia scelta in quanto autore.

Il discorso che "è accettato nel parlato ma è scorretto nello scritto" è una cazzata fotonica col botto. Se la grammatica accetta come corrette alcune forme tipiche del parlato, quelle non sono errore e basta. Se una particolare forma linguistica non è un errore, e nella realtà si dice e si usa, allora si può scrivere e usare anche nelle forme scritte. Ribadisco: se non è errore. Fintanto che la lingua italiana mi consente di farlo, può darsi che io preferisca usare una forma scritta più aderente alla realtà che vivo, piuttosto che un registro più formale e meno diffuso. Le forme "tollerate" sono corrette, "tollerato" significa che è meglio non usarle nei testi in cui il registro deve essere formale, e non (come intendono gli oltranzisti della correttezza) che sono errore ma si può chiudere un occhio! Siccome scrivo racconti che parlano della vita di tutti i giorni, e non saggi filosofici in italiano rigoroso, le posso usare. Io come il 99,9% degli autori italiani. E soprattutto nei fumetti, i testi rappresentano quello che un personaggio dice, pertanto dovrebbero essere il più fedeli possibile alla lingua parlata.

Poi vabbé, esistono ed esisteranno sempre i difensori ad oltranza dell'uso indiscriminato del congiuntivo, oppure i negazionisti della grammatica che si scagliano con la penna rossa contro il "ci " di frasi come "a noi non ci piace". Ma in fondo, sticazzi. Wally è tranquillo, la lingua italiana è d'accordo con me e io posso fregarmene.

Quel «dì» nell'ultima vignetta doveva essere un «di'»
ma il testo ci entrava a malapena e mi sono concesso un
piccolo errorino per salvare l'allineamento delle righe.
Altra questione sono invece i compromessi dovuti al lettering e cioè all'esigenza di rendere le strisce leggibili ma anche gradevoli da vedere. Certe volte mi capita di "allungare" o "accorciare" le frasi per far allineare il testo in modo che sia più bello da vedersi, oppure per farlo entrare meglio nella vignetta. Mi è capitato anche di dover sostituire l'imperativo di' (che andrebbe scritto proprio così) con dì (con l'accento anziché con l'apostrofo), perché era brutto o non c'entrava nello spazio. Sono accorgimenti che cerco di evitare ma che a volte sono costretto a utilizzare. Sono quindi errori veri e propri, e pure fatti in consapevolezza. Diciamo "piccole imprecisioni" che mi permettono però di presentare la striscia in una forma più pulita e più bella. Mi consolo pensando che Wally non legge le vignette, ma le ascolta solo. Quindi sono salvo.

E così finora sono riuscito ad andare avanti tenendo Wally sotto controllo. Speriamo di non commettere mai l'errore fatidico.

lunedì, gennaio 21, 2013

Analisi di una strega di livello epico


Fin dagli esordi nella prima serie di Drizzit, Baba Yaga è sempre stata un membro del gruppo anomalo. Spinta da motivazioni perlopiù misteriose si è unita a un gruppo di avventurieri assolutamente al di sotto dei suoi standard e li ha seguiti in numerose avventure. Se il mio fumetto fosse una sessione di Gioco di Ruolo, non permetterei mai la mescolanza di un personaggio "epico" (in D&D 3a edizione si definisce "epico" un personaggio di livello 21 o maggiore) con dei personaggi di livello molto inferiore. Grazie al cielo però, Drizzit è una striscia a fumetti, quindi me ne sbatto. L'eccezionalità in più campi di Baba Yaga offre una grandissima varietà di spunti narrativi che giustificano la sua presenza nel fumetto, e questa è l'unica cosa che conta veramente.

Volendo creare un'illustrazione nuova per il mio iPad, ho pensato che sarebbe stato carino disegnare la strega di livello epico con dei segnalatori che ne indicano tutto il portentoso armamentario. Il risultato è quello che vedete sopra, spero vi piaccia. Qui di seguito vorrei spendere due parole riguardo tale equipaggiamento, il che mi permetterà anche di approfondire alcuni aspetti di questo interessante personaggio. Procediamo quindi con ordine:

Orecchini della conservazione: come spiegato da Drizzit nella striscia 515, gli orecchini di Baba Yaga hanno il potere di impedire che il suo corpo si distrugga quando viene uccisa. A partire anche solo dal lobo di uno dei due orecchi, sono in grado di rigenerare l'intero corpo per poi metterlo in stasi, in attesa che venga riunito con l'anima della strega, che tramite un altro incantesimo finisce in uno dei cristalli appositamente creati per attirarla e custodirla. Nel finale della serie "Legami di Sangue" il funzionamento di questi orecchini viene mostrato per bene.

Spallaccio dello scudo di forza: galleggia magicamente sulla spalla sinistra di Baba, e si tratta di un accessorio di equipaggiamento che mi è stato suggerito dai lettori. Mi piacerebbe che avesse il potere di bloccare (tramite la creazione istantanea di un campo di forza attorno alla strega) qualsiasi attacco fisico offensivo che le viene mosso contro. Purtroppo non ho avuto ancora nessuna occasione per disegnarlo in azione...

Guanti del richiamo: in maniera simile a una borsa dimensionale, i guanti del richiamo (ispirati a un accessorio magico dei Giochi di Ruolo) sono in grado di far sparire qualsiasi cosa si tenga in mano, per poi farla riapparire a comando. Baba Yaga li usa per "metter via" il suo bastone del potere, e per farlo riapparire all'occorrenza.

Carisma 28 naturale: chi legge il fumetto già da un po' sa che Baba Yaga non usa la sua magia per alterare se stessa, tranne che per le orecchie che naturalmente avrebbe appuntite. Mi piace pensare che trasportato all'interno di un sistema di regole qualsiasi, questo significhi che la strega non utilizza nulla che accresce le proprie abilità (o caratteristiche, o statistiche). Il fatto che Baba Yaga abbia "naturalmente" un carisma smisurato (cioè detto in parole povere che sia così gnocca) è un'altro di quei misteri che mi ripropongo presto di svelare. Forse già nella prossima serie...

Borsa dimensionale: facile da descrivere, si tratta di un borsellino dove puoi infilarci tutto senza che si riempia mai, e poi quando ci infili la mano ritrovi all'istante qualsiasi cosa si cerchi. Come la borsa di Mary Poppins per capirci. Ovviamente cose più grandi della sua apertura non possono esservi infilate, e questo spiega perché Baba utilizzi i suoi guanti per riporre il bastone. Alla fine della prima serie di Drizzit, Baba ha regalato una di queste borse a ogni membro del gruppo.

Bastone del potere: anche questo è ispirato a un oggetto che esiste nei giochi di ruolo, e in particolare in D&D. Ma mi piacerebbe che il suo utilizzo fosse diverso, e cioè che funzionasse semplicemente come una riserva extra di magia e incantesimi.

Cosciera di protezione dagli elementi: se è vero che gli oggetti magici si ridimensionano per adattarsi a chi li indossa (vedi l'unico anello del Signore degli Anelli) allora nel fantasy non dovrebbe esserci nessun problema ad accettare una cosa come una cosciera metallica. Magicamente si stringe attorno alla coscia di Baba Yaga e le garantisce protezione dal freddo e dal fuoco, sia naturali che magici. Per elementi si intende "forme di energia naturale che causano danno", anche in questo caso non mi interessa fare riferimento ai Giochi di Ruolo.

Stivali della concentrazione energetica: disegnando gli stivali del nuovo abito di Baba Yaga per la prima volta, mi è venuto spontaneo incastrarci una gemma azzurra. All'inizio l'avevo posizionata sotto, poi ho preferito spostarla sopra. Comunque, un senso a quella gemma dovevo darglielo! Alla fine ho deciso che gli stivali hanno la capacità di facilitare il lancio degli incantesimi. Come se fornissero una sorta di sostegno, permettendo di lanciare incantesimi con meno sforzo, meno gesti, meno potere magico. Essendo una strega di livello altissimo e potendo contare sui suoi stivali, mi piace immaginare che Baba Yaga il più delle volte non debba nemmeno recitare la formula per lanciare le sue magie.

Volo innato permanente: al termine della prima saga di Drizzit, Baba Yaga spiega a Katy che indossare stivali con dieci centimetri di tacco per lei non è un problema visto che non cammina quasi mai: lei vola. Volare permanentemente dovrebbe richiedere un grosso dispendio di energia, eppure Baba lo fa per tutto il tempo che vuole e senza sforzo. Questo è un altro mistero da svelare. Ma come fa?

Spero di avervi incuriosito abbastanza. Alla prossima.


domenica, gennaio 20, 2013

Drizzit 591-596








Un giorno magari approfondirò il discorso delle divinità nel mondo di Drizzit... oppure no. Trovo l'argomento molto accademico e speculativo. A meno che qualcuno non voglia mettere insieme una "enciclopedia del mondo di Drizzit" (che risulterebbe una specie di Faerun deformato attraverso le mie lenti) dubito che mettersi a dettagliare ogni culto sarebbe così interessante.

Tra le strisce di questa settimana la mia preferita è la penultima. Sappiatelo.

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martedì, gennaio 15, 2013

Una nota sull'uso del copia+incolla

Continuando la serie di post complementari al "Making-of" di Drizzit, questa volta volevo aggiungere una piccola nota sull'uso del copia+incolla.

Ecco un chiaro esempio di copia+incolla utilizzato
come tecnica per trasmettere il senso di immobilità
del personaggio nel trascorrere del tempo.
Ho ricevuto, continuo a ricevere, e probabilmente riceverò ancora in futuro, un sacco di messaggi da parte di lettori che mi chiedono di non usare il copia+incolla in Drizzit. In alcuni casi si tratta di commenti sgarbati e saccenti, del tipo: "eh qui all'autore non gli andava di fare una mazza, ha usato il copia incolla a tutto spiano"; mentre altri sono più garbati e dal tono amichevole: "caro autore mi piace molto il tuo fumetto ma ti consiglierei di usare meno il copia incolla perché rende tutto molto più freddo". Naturalmente il 99% dei lettori usa un tono intermedio tra questi due estremi.

Già nel mio post iniziale, ho ribadito che Drizzit è una strip (cioè una striscia a fumetti) e ho sottolineato che la ripetizione in sequenza è una tecnica narrativa tipica di questo fumetto. Il ripetere una stessa vignetta più volte nell'arco di una stessa striscia è un espediente nato dall'esigenza di risparmiare tempo durante la creazione della stessa, e in seguito si è trasformato in una caratteristica vera e propria delle strisce a fumetti.
Immagino che per gli autori delle prime strip fosse una gran comodità non dover riprogettare l'inquadratura di una scena per riproporla diversamente nel riquadro successivo, perché permetteva loro di risparmiare un sacco di tempo. Nei fumetti classici (mi limito a quelli italiani, nella fattispecie i Bonelli) se una pagina richiede che in sei vignette due personaggi parlino faccia a faccia tra loro senza che accada nient'altro, il disegnatore deve escogitare sei modi di rappresentare la stessa scena ed è costretto a escogitare cambi di inquadratura multipli per rendere varia la pagina: mezzobusto, campo lungo, controcampo, dettaglio di una mano, profilo in nero, inquadratura dall'alto. Se semplicemente ricopiasse (o fotocopiasse) lo stesso disegno sei volte, il lettore storcerebbe il naso e avrebbe ragione. In un fumetto classico la ripetizione non fa parte delle tecniche di narrazione a cui siamo abituati.

Passa del tempo mentre i personaggi attendono
immobili di fronte alla porta del professore.
In una striscia a fumetti è diverso. Avendo l'esigenza di concludere in tre o quattro riquadri, dovendo terminare in modo divertente e con il dovere di ridurre i tempi di realizzazione, sfruttare il copia+incolla si è evoluta fino ad assumere le connotazioni di un metodo umoristico. Lasciare i personaggi immobili per più di una striscia dona loro un bizzarro effetto "statua" che può esprimere imbarazzo, o tempo trascorso senza fare niente, o un succedersi di situazioni in cui il protagonista in scena ripete le stesse identiche azioni.
Anche quando la tecnologia non permetteva agli autori di strisce di "copiare e incollare" un disegno nella vignetta successiva, questa tecnica era comunque impiegata e il disegno veniva ricopiato a mano identico pur di ottenere l'effetto copia+incolla. Ne sono un esempio le strisce di numerosi autori tra cui Schulz (l'autore di Snoopy), o Quino (l'autore di Mafalda) o Stuart Hample (l'autore delle strisce di Woody Allen). Anche Lupo Alberto di Silver, o Sturmtruppen di Bonvi (probabilmente le due strisce a fumetti italiane più famose) impiegano in abbondanza la tecnica delle immagini identiche in sequenza, anche se i rispettivi autori, almeno preferiscono in quei casi ridisegnare da capo i loro personaggi, immobili, vignetta dopo vignetta.

Ripetizione della stessa azione in contesti diversi.
Baba Yaga si presenta a ogni concorso e li vince tutti.
Riproporre lei identica (copia incolla) cambiandole
solo il vestito, amplifica l'effetto comico.
Nell'epoca moderna l'uso del copia+incolla è "degenerato": con l'avvento delle fotocopiatrici e poi quello dei computer, utilizzare la tecnica del copia+incolla è divenuto assai più facile, e molte volte esso viene usato non più come mezzo per esprimere un'esigenza narrativa, ma come soluzione per produrre strisce senza troppo lavoro. La nuova generazione di autori di strisce semplicemente copia e incolla sempre gli stessi disegni, spesso con risultati dignitosissimi perché in molti casi un testo brillante e delle battute acute contano assai di più della qualità dei disegni. Gli esempi in tal senso si sprecano: da Mr. Wiggles, a Dilbert, o Red Meat. La qualità e il valore di certe opere prescinde da come vengano realizzate graficamente, in quanto sono divertentissime e molto intelligenti. Anche molti autori di strisce italiani utilizzano il copia+incolla non come sistema per sviluppare una scena ma come tecnica per la produzione di strisce graficamente simili. Non faccio esempi ma girando su internet vi accorgerete da soli che un sacco di webcomic formato striscia divertentissimi sono prodotti in questo modo.

Chiaramente per Drizzit non ho mai usato il copia+incolla più di quanto non mi sia servito per produrre velocemente una striscia, o per generare un effetto comico ben voluto. Questo mi ha permesso, tra le altre cose, di migliorare come disegnatore un po' per volta fino ai risultati attuali (che rispetto alle origini, sono certamente più dignitosi), cosa che non sarebbe accaduta se avessi creato un mio "set" di posizioni dei personaggi per poi attingere sempre a quello (copiando e incollando). Sono ben consapevole del mezzo che sto usando per il mio fumetto, e mi piace sfruttarne le caratteristiche: i personaggi a mezzobusto 3/4 anche quando non dovrebbero, lo "sgabello virtuale" per regolare le altezze, la semplificazione dei dettagli e le tecniche di colorazione veloci, il piano dell'inquadratura fissa, l'economia nei colori... e anche la ripetizione in sequenza. Da un lato utilizzare tutte queste tecniche mi fa risparmiare tempo consentendomi di continuare a pubblicare una striscia al giorno, dall'altro mi aiutano a confermare l'appartenenza del mio fumetto a un genere, quello della striscia a fumetti, al quale appartiene appieno.

E con questo spero di aver risposto a molti lettori e di aver tolto un'altra curiosità a chiunque avesse qualche dubbio in proposito. Alla prossima!

lunedì, gennaio 14, 2013

E' in arrivo!


Sarà una primavera molto avventurosa!

domenica, gennaio 13, 2013

Drizzit 584-590








Il ciclone Collinolio si è abbattuto su Drizzit, questa settimana. Ispirato al personaggio Montolio Debrouchee dei romanzi di RA Salvatore, questo simpatico vecchietto me lo sono sempre immaginato così, anche quando leggevo i libri di Drizzt Do'Urden. Un simpatico deficiente.
Quando sono andato a disegnarlo, non ho dovuto pensarci molto: mi è venuto quasi spontaneo. Fratta bianca in testa, barba incolta, pantaloncini corti con la toppa.

Per quanto riguarda le battute, ho voluto giocare sul tema classico del vecchio porco pervertito. Non so... avete presente il maestro Muten di Dragon Ball? Ecco, è un archetipo. Lo dico per tutti quelli che pensavano che per questo Toriyama fosse un genio. Lo è sicuramente, ma non per questo motivo.
Comunque le cose non sono andate esattamente come volevo. Il riscontro è stato positivissimo, un sacco di apprezzamenti e sono sicuro che da quel punto di vista queste strisce sono state un successo. Ma molti altri lettori non hanno gradito. Alcuni hanno commentato indignati o scocciati: "speriamo che termini questa parentesi da cinepanettone" oppure "il fumetto sta scadendo nello sconcio".

Ok, vorrei rispondere a tutti questi lettori.

Innanzitutto, il paragone coi cinepanettoni. Se credete che la comicità di Drizzit sia anche solo minimamente paragonabile a quella di un cinepanettone, probabilmente non avete visto mai un cinepanettone, oppure non avete mai letto Drizzit, oppure (ipotesi più plausibile) non avete capito l'uno o l'altro (o forse nessuno dei due). Ciò che rende un cinepanettone un tipo di comicità degradante e di bassa lega non sono i riferimenti al sesso o ad altri argomenti che qualcuno potrebbe ritenere "delicati". Anche la satira più nobile fa riferimento a certi temi. Volete forse dire che la comicità di Daniele Luttazzi è allo stesso livello di Natale sul Nilo? Eppure entrambi parlano apertamente di sesso, cacca e genitali. La differenza è che quella di Luttazzi è satira, mentre quella di Natale sul Nilo è volgarità triviale. Perché nella satira è insito il nobile intento di non sottovalutare l'intelligenza del lettore, mentre nella comicità popolare si gioca sulla "pancia" cioè sugli istinti più bassi dell'uomo. In Drizzit non si ricorre alla scoreggia per far ridere, perché si dà per scontato il presupposto che i lettori di Drizzit siano abbastanza maturi e intelligenti da non ridere per una scoreggia, e che pretendano qualcosa di più e di meglio. Nel trailer dell'ultimo film di Natale invece c'è una scena in cui un prete (Christian De Sica) sta dividendo alcune persone in base ai peccati, e quando vede quello "palesemente omosessuale" che si mette nel gruppo dei golosi, chiosa al megafono: "E lo so io di che sei goloso, tu!" Questa secondo è una comicità che io definirei umanamente degradante, offensiva e idiota. Spero che riusciate a comprendere la differenza. Nel mio fumetto non troverete mai niente del genere. Quindi prego i lettori di prenderne coscienza ed evitare paragoni con i cinepanettoni e affini.

Secondo, il sesso come oggetto comico. In risposta cioè a tutti quelli che hanno pensato (e qualcuno l'ha pure scritto) che il fumetto stesse deviando su argomenti osceni. Nel mio fumetto l'argomento di certe strisce è dettato da situazioni particolari e/o da personaggi particolari (perché Drizzit ha una trama, come dicevo qui). Fintanto che Drizzit riesce a farlo in maniera rispettosa, dignitosa e decorosa, non ho assolutamente intenzione di mettermi a considerare quale sia l'oggetto della sua comicità. Se mi scappa una o dieci strisce in cui si ironizza e si fanno battute sul sesso piuttosto che sui fiori, non starò certo a farmi venire sensi di colpa. Mi piace il fatto che Drizzit abbia una trama perché mi permette di trasportare la sua comicità ovunque, quindi quando capita che si parli di sesso, se ne parla e ci si diverte. L'importante, ribadisco, è come se ne parla. E quindi ecco che arriviamo al terzo punto.

Il registo utilizzato da Drizzit cerca di essere rispettoso. Avete mai letto strisce in cui si usano parolacce gratuitamente, o in cui i personaggi vengono utilizzati in maniera indecente? Non credo. Non è nel mio stile disegnare sederi in primo piano, o viste dal basso con scorcio di mutande, o far gridare ai protagonisti del mio fumetto «ciucciami il cazzo» o volgarità del genere. Certo Katy ogni tanto qualche parolaccia la dice, come pure fanno i cattivacci e può darsi che anche ai personaggi più buoni possa sfuggire un'esclamazione come «merda!», ma si cerca sempre di farne uso con ritegno, e secondo me (che sono l'autore) finora ci siamo riusciti.

Quindi riassumiamo: non si sottovaluta l'intelligenza del lettore, qualsiasi oggetto comico viene trattato con decoro, e il registo del fumetto cerca sempre di essere rispettoso. Non c'è altro da dire se non... buona domenica a tutti i miei lettori, e buona lettura!

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mercoledì, gennaio 09, 2013

Ulteriori dettagli sulla sceneggiatura di Drizzit

La settimana scorsa ho pubblicato un post nel quale ho spiegato ai lettori di Drizzit più curiosi il modo in cui nascono le strisce del mio fumetto. Al termine di quel post, mi sono ripromesso di approfondire alcuni dettagli che non potevano essere inseriti all'interno di quello stesso articolo, altrimenti avrebbero finito per appesantirlo.

Se Drizzit fosse una striscia nel senso tradizionale del
termine, il gruppo di Drizzit non si evolverebbe e i
personaggi resterebbero sempre identici a come sono
stati creati nella prima striscia.
Uno degli aspetti che vale la pena approfondire per quanto riguarda Drizzit, è la sua sceneggiatura. In quanto striscia a fumetti, il fatto che Drizzit abbia una sceneggiatura è piuttosto anomalo. Normalmente, le strip non hanno una sceneggiatura: i personaggi non si evolvono, non cambiano atteggiamento nei confronti l'uno dell'altro, non maturano né sviluppano la propria personalità. Inoltre la storia non procede. Le strisce sono generalmente "situazionali", proprio come una sit-com. Esiste una "situazione" che viene impostata dall'autore nel momento in cui crea la striscia, e all'interno di questa "situazione" si sviluppano tutte le strisce. Ovviamente tale ambiente può essere ampliato quanto si vuole, e questo avviene spesso. Ad esempio una striscia ambientata in un castello può prevedere che una volta i protagonisti scendano nei giardini, o visitino la fucina del fabbro. Da quel momento in poi i giardini o la fucina "espandono" l'ambientazione del castello, fornendo spunti per nuove situazioni comiche. Similmente si possono introdurre nuovi personaggi, che offrono anch'essi nuove occasioni per gag e trovate divertenti. Tuttavia molta della comicità delle strisce è radicata nel fatto che i personaggi sono sempre gli stessi dalla prima all'ultima striscia: stessa maglietta, stesso aspetto, stessa personalità. La riconoscibilità di un personaggio, così come quella di un ambiente, è parte attiva del meccanismo comico.

Ad esempio, Linus (personaggio dei Peanuts di Schulz) adora la sua copertina. La adora dalla prima all'ultima striscia. Dopo aver introdotto il personaggio e averlo fatto conoscere, l'autore può giocare su gag come quella in cui Linus perde la copertina ed è disperato. Il lettore che ha imparato a conoscere il personaggio di Linus sarà immediatamente consapevole della disperazione di Linus, e non ci si aspetta che Linus cambi atteggiamento e impari a vivere senza copertina.

In Drizzit invece i personaggi evolvono, la loro personalità
cambia e il modo di rapportarsi fra loro si modifica
offrendo così nuovi spunti umoristici.
Altro esempio: in Calvin & Hobbes di Bill Watterson, il protagonista è un ragazzino di sei anni terribilmente vivace e fantasioso. Calvin resta quello che è (compreso il modo di vestire!) per tutti e dieci gli anni di Calvin & Hobbes. L'odio/amore di Calvin nei confronti di Siusi resta lo stesso per tutto il fumetto. Calvin non "concluderà" mai nulla con la ragazzina sua amica, perché parte della forza della striscia è che il lettore conosca che tipo di rapporto c'è, vi si affezioni e rida di ogni battuta che ci gioca sopra. Capita, a volte, che una striscia a fumetti proponga una serie di strisce che narrano un'unica storia che prosegue di striscia in striscia per qualche settimana (come ad esempio quando Calvin & Hobbes sperimentano la macchina del tempo, o quando duplicano se stessi, o quando decidono di partire per lo Yukon). Questi "cicli" tuttavia si concludono facendo tornare la situazione al punto di partenza, e cioè prima e dopo la serie di strisce la "situazione" non è cambiata.

Drizzit invece ha una storia. E' suddivisa in serie, o in saghe che dir si voglia, e leggendo le strisce una di seguito all'altra la si può seguire. I personaggi di Drizzit evolvono, cambiano atteggiamento nei confronti l'uno dell'altro, imparano dai propri errori, crescono. Immagino che molto del "successo" di Drizzit risieda nel fatto che i lettori percepiscono questa "evoluzione" e che si aspettano che prosegua: molti infatti attendono con ansia che la relazione tra Drizzit e Katy (o tra Drizzit e Baba, a seconda dei gusti) si evolva, altri ancora auspicano un futuro per Dorna e Dotto, altri si chiedono in che modo Wally riuscirà a gestire il proprio lato demoniaco. Se Drizzit fosse una striscia a fumetti "canonica" i lettori non avrebbero ragione ad aspettarsi un'evoluzione della situazione.

Anche se la trama di Drizzit esiste ed è divisa in "serie"
lo scopo di Drizzit resta quello di una qualsiasi striscia
a fumetti, e cioè divertire il lettore ad ogni strip.
Tuttavia non bisogna dimenticare che Drizzit è comunque una strip e in quanto tale ha un solo scopo: far sorridere il lettore ad ogni singola striscia. Dovrebbero essere rare (possibilmente inesistenti) le strisce di Drizzit che non perseguono un intento umoristico. Raccontare una storia è secondario.
Per questo è importante chiarire che è proprio quando una striscia non porta avanti la storia che Drizzit si afferma una striscia a fumetti nel senso stretto del termine. Spesso mi capita di assistere a commenti in cui tali strisce vengono bollate come "filler" (un termine fastidioso mutuato dalle serie televisive, che per fare soldi allungando la trama con episodi che non portano avanti la storia). Ma in una striscia a fumetti non si può parlare di filler, in quanto ogni singola striscia di Drizzit, anche se non porta avanti la storia, assolve al suo ruolo principale, che è semplicemente divertire il lettore.

Per fare un esempio estremo, potrei scrivere 200 strisce di Drizzit in cui non succede praticamente niente dal punto di vista dello sviluppo della trama di fondo, e dove invece i personaggi interagiscono fra loro in maniera esilarante senza che i loro rapporti evolvano. Sono sicuro che tali strisce sarebbero largamente apprezzate. Strisce del genere sarebbero pienamente strisce di Drizzit, e non filler. Non lo faccio solo perché mi piace portare avanti una trama di fondo. In realtà adoro quando mi viene in mente una striscia che risulta divertente senza aggiungere nulla di nuovo, posso dire che sono le strisce che preferisco.

Il modo in cui viene concepita la sceneggiatura di Drizzit è quindi conseguenza delle sue intenzioni: una bozza di massima che stabilisce dove andrà a finire una serie, a cui segue lo sviluppo in dettaglio delle singole strisce battuta dopo battuta, facendo avanzare striscia dopo striscia la trama sullo sfondo, che fornisce nuovi spunti umoristici per nuove battute.

Concludo scusandomi perché credo di aver "approfondito" anche troppo! La prossima volta cercherò di essere più sintetico, promesso! A presto.

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domenica, gennaio 06, 2013

The Author prosegue così

Spero che tutti i visitatori del mio blog conoscano "The Author" cioè l'altro fumetto di Bigio, quello in cui il protagonista non è altri se non l'autore di Drizzit. Che detta così potrebbe sembrare la stessa cosa che dire: il protagonista sono io. Ma invece no. Il protagonista è l'autore.
Lo pubblico tutte le domeniche sulle pagine di Fumetti Crudi, che si trova sia su Facebook che su Shockdom. Come ho già spiegato in precedenti post, Fumetti Crudi è un collettivo che raccoglie un sacco di autori fichissimi che fanno fumetti scemi. Ma scemi in senso buono.
Non ritengo che The Author sia così scemo, in fondo. Comunque faccio parte del collettivo e questo è quello che mi andava di disegnare. Siete curiosi? Allora andate a curiosare.

Drizzit 576-583










La penultima striscia di questa settimana mi ha dato molto da pensare. Leggendola, il 90% dei commentatori si è espresso con meraviglia nei confronti di cotanta saggezza da parte di Wally. Ma come, non era uno scemo? Cosa gli è successo? E' posseduto! E' stata la storia con Driass. Wally adesso è saggissimo. Bonus +10 alla saggezza. Incredibile.

Beh, lasciatemi dire che il consiglio di Wally è stupido, ingenuo e inappropriato. Si può essere convinti che la soluzione più semplice e banale sia la migliore (e questo dipende dal lettore), ma ritenere che la soluzione più semplice e banale sia anche una incredibile prova di saggezza mi pare esagerato. Wally ha risposto in quel modo perché non ha capito qual è il problema di Drizzit, cioè ha dato semmai la conferma di essere l'idiota di sempre. La sua risposta è puerile e sincera, come quella che darebbe un bambino. Non sto negando che dopo gli ultimi eventi si sia "svegliato", ma non è certo la sua saggezza quella che è migliorata. Wally adesso è più malizioso, sintomo evidente che il demone dentro di lui ha contaminato un pochino la sua anima.

Ma delle conseguenze di tale contaminazione ne parleremo molto più in là (probabilmente nella saga successiva a questa). Quindi per ora sedetevi comodi e godetevi il ritorno di Dorna!

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