domenica, novembre 22, 2009

Solidarietà a Antonio Tabucchi

Su Le Monde, la casa editrice francese Gallimard ha lanciato una campagna di raccolta firme di colleghi scrittori e autori per esprimere solidarietà a Antonio Tabucchi.

Tabucchi ha scritto un articolo sull'Unità e Renato Schifani (il nostro presidente del Senato) a causa di quell'articolo ha presentato una richiesta in tribunale di UN MILIONE E TRECENTOMILA EURO. Le Monde fa notare che il giornale non è stato querelato, Schifani se l'è presa direttamente con l'autore dell'articolo, richiedendo una cifra esorbitante.

Riporto l'appello di LE MONDE tradotto dai giornalisti de Il Fatto Quotidiano:

Appello
Le democrazie vive hanno bisogno di individui liberi. Di individui coraggiosi, indipendenti, indisciplinati, che osino, che provochino, che disturbino. È così per quegli scrittori per cui la libertà di penna è indissociabile dall’idea stessa di democrazia. Da Voltaire e Victor Hugo a Camus e Sartre, passando per Zola e Mauriac, la Francia e le sue libertà sanno quanto tali libertà debbono al libero esercizio del diritto di osservare e del dovere di dare l’allarme di fronte all’opacità, le menzogne e le imposture di ogni tipo di potere. E l’Europa democratica, da quando è in costruzione, non ha mai cessato di irrobustire la libertà degli scrittori contro ogni abuso di potere e le ragioni di Stato.

Ma ora accade che in Italia questa libertà sia messa in pericolo dall’attacco smisurato di cui è oggetto Antonio Tabucchi. Il presidente del Senato italiano, Riccardo Schifani, pretende da lui in tribunale l’esorbitante somma di 1 milione e 300 mila Euro per un articolo pubblicato su “l’Unità”, giornale che, si noti, non è stato querelato. Il “reato” di Antonio Tabucchi è aver interpellato il senatore Schifani, personaggio di spicco del potere berlusconiano, sul suo passato, sui suoi rapporti di affari e sulle sue dubbie frequentazioni – questioni sulle quali costui è riluttante a dare spiegazioni. Porre domande sul percorso, la carriera e la biografia degli alti responsabili delle nostre istituzioni appartiene al necessario dovere di interrogare e alle legittime curiosità della vita democratica.

Per la precisa scelta del bersaglio (uno scrittore che non ha mai rinunciato a esercitare la propria libertà) e per la somma richiesta (una cifra astronomica per un articolo di giornale), l’obiettivo evidente è l’intimidazione di una coscienza critica e, attraverso tale intimidazione, far tacere tutti gli altri. Dalle recenti incriminazioni contro la stampa dell’opposizione, fino a questo processo intentato a uno scrittore europeo, non possiamo restare indifferenti e passivi di fronte all’offensiva dell’attuale potere italiano contro la libertà di opinione, di critica e di interrogazione. Per questo testimoniamo la nostra solidarietà a Antonio Tabucchi e vi chiediamo di unirvi a noi firmando massicciamente questo appello.


Trovate l'appello originale di Le Monde in questa pagina, dove potete anche scorrere le firme degli autori che hanno già aderito.

Che una casa editrice francese si sia mossa a un'appello di solidarietà nei confronti di un grande autore italiano, mentre in Italia tutto tace, è -lasciatemelo dire- VOMITEVOLE. Provo davvero SCHIFO.

giovedì, novembre 12, 2009

Monte Cook a Lucca Comics & Games 2009

La traduzione è mia personale, e siccome non sono un traduttore di professione, e oltretutto l'ho portata a termine di corsa e nelle pause, mi scuso in anticipo per ogni imprecisione e/o errore!
Il testo qui tradotto è tratto dal blog personale di Monte Cook: http://www.montecook.com/cgi-bin/page.cgi?montejournal

LUCCA COMICS AND GAMES 2009

(è duro persino per scrivere il titolo di questo post senza sentire il ritornello della canzone ufficiale della convention nella mia testa.)

Che cosa ottenete se prendete il ComicCon, ci aggiungete il GenCon e li mettete entrambi in una stupenda città medioevale italiana circondata da mura? Non rispondete ancora, perché c'è di più. Riempite il tutto di cittadini locali che la vivono e la amano veramente, e conditelo liberamente con i ristoranti con il migliore cibo che mai assaggerete. Ora che cosa avete? Lucca Comics & Games, una convention di 140.000 persone che abbraccia tutto ciò che è "geek". E' veramente qualcosa alla quale non ero mai stato prima. La convention praticamente prende possesso di un'intera piccola città in Toscana, con le vie strette della città che si trasformano nei suoi corridoi e le piazze aperte della città (occupate da padiglioni voluminosi) che si trasformano nei centri per gli eventi e per i negozi. Ogni negozio in città ha fumetti o action figures in vetrina o in qualche modo in esposizione per entrare nello spirito delle cose.

E' grande, ma non è la grandezza quella che ti stupisce. E il calore e il divertimento della gente mescolata alla bellezza dei paesaggi (e ho già menzionato il cibo?).

La notte di mercoledì, prima che la convention iniziasse, Sue ed io vagavamo in giro mentre costruivano la mia vetrina. E' stato un vero onore per me --uno spazioso armadietto di vetro (due in realtà) per mettere in mostra una selezione dei prodotti nei quali ho lavorato nel corso degli anni. La vetrina è stata esposta per la durata dell'intera convention. Abbiamo concluso la giornata cenando in ritardo. Sue ed io abbiamo passato molto tempo quella sera con un altro ospite dell'esposizione, il progettista di boardgame francese Bruno Faidutti. E' stato grandioso poterlo conoscere.

Il giovedì, ho dato il via all'esposizione aprendo il torneo di Giochi di Ruolo con una piccola e semplice presentazione. Ogni giorno ho avuto una sessione di firme presso le stand di Wyrd Edizioni, coadiuvato dai miei amici Elisabetta e Massimo. E' stata sempre una grande occasione per incontrare molti fan italiani dei giochi di ruolo. Nel pomeriggio, ho condotto una breve sessione di gioco di due ore che abbiamo aggiunto all'ultimo minuto al mio programma. E' andata veramente bene, e ripensandoci, avrei voluto avere tempo di fare di più. Moltissima gente ha assistito, e i giocatori erano tutti eccellenti. Abbiamo avuto un traduttore a disposizione, ma --anche se era bravissimo-- per lo più non è stata molto necessaria. L'inglese dei giocatori era molto buono. (Il mio italiano, invece...)

La notte di giovedì c'è stata l'assegnazione dei premi, durante la quale a tutti gli ospiti sono stati date delle eleganti targhe e i premi sono stati assegnati a vari fumetti e giochi (ed i loro creatori). Viene la tentazione di paragonare questi premi agli Origin Awards o agli ENnies, ma in verità probabilmente sarebbe più accurato avvicinarli agli Eisners. Una cerimonia piacevole in un bel teatro, con i rappresentati degli enti locali e altre autorità presenti. Un momento bizzarro della serata è stato quando ho scoperto che avevo davvero già vinto alcuni di questi premi nel passato (per D& D 3E e Heroclix, anche se non ero stato accreditato per Heroclix, come capita spesso). Sono sicuro che le aziende che hanno pubblicato questi giochi hanno saputo di questi premi e delle due l'una: o non hanno abbastanza considerazione di questi premi, o non ce l'hanno dei designer in questione, almeno non abbastanza da farmelo sapere. Probabilmente la seconda. Ma questo può essere il tema per il post di un altro giorno.

L'evento speciale di venerdì per me è stato un gruppo di lavoro per la progettazione dei Giochi di Ruolo. Una coppia di traduttori era a disposizione, e questo volta erano indispensabili. L'evento di due ore è andato bene, penso. Per prima cosa ho tenuto un incontro e delle sessioni di Domande & Risposte con un traduttore, ed è sempre una sfida, principalmente perché devi frenarti per aspettare che il traduttore faccia il suo lavoro, ma non vorresti spezzare il flusso e perdere le idee e le informazioni. La convention ha persino fornito dei certificati per tutti i partecipanti, firmati da me, alla fine, e ho pensato che fosse un'idea piacevole.

Il sabato ho condotto un evento molto strano (per me) e interessante, in cui ho esaminato i prototipi dei giochi che la gente aveva progettato. E' molto difficile per una persona criticare i risvolti più nascosti di un RPG di un altro in appena pochi minuti, ed è altrettanto arduo fornire feedback che abbiano un senso su che cosa condivido (o non condivido). Aggiungiamoci una barriera linguistica e la necessità di un traduttore, ed ecco che in molti casi non sono sicuro al 100% che quelli che mi hanno portato i loro giochi abbiano realmente ottenuto qualcosa, se devo essere onesto. E' difficile scambiarsi suggerimenti reciproci in certe situazioni. Ma mi è piaciuto e spero --per lo meno-- che sia piaciuto anche a loro.

Domenica ha portato con se un'altra conferenza e una sessione di Domande & Risposte. Ho avuto ancora una volta dei traduttori eccellenti che mi hanno aiutato a venirne fuori. Questo genere di eventi a Lucca non sono di grande richiamo come sarebbero ad una convention americana, il che è interessante perché le sessioni di firme in Italia sono state un evento molto più grande di quello che sarebbero state in una convention negli Stati Uniti, credo. Certamente non avrei rilasciato autografi ogni giorno, negli Stati Uniti, e non si sarebbe presentata una così gran quantità di gente a ogni sessione di firme. Forse è perché si tratta di una grande mostra mercato di comics, e quindi gli autografi sono più importanti.

La notte di domenica ha segnato la fine della convention, e con essa una bizzarra tradizione. Questa tradizione ha radici nel passato, quando alcuni membri dello staff, infastiditi fino alla distrazione da un giovane gamer, hanno finito per inseguirlo tutto intorno e per sculacciarlo. Ora, ogni anno, questo gamer (ora cresciuto) si nasconde da qualche parte nella fiera e lo staff lo va a cercare, lo insegue e finge di percuoterlo. Gli artisti abbozzano dei disegni a mano sulla sua (abbondante) pancia. E il soggetto in questione, un vero gamer geek, si compiace di ogni minuto di attenzione. E' bizzarro, ma non è un modo malvagio di scaricare la tensione accumulata e divertirsi un po' alla fine dell'esposizione. (Non essendo un artista, quando mi hanno chiesto di partecipare, ho riportato su di lui una regola di gioco piuttosto che un disegno. Ognuno fa quel che può.)

Ogni serata c'era una cena in uno dei favolosi ristoranti locali. Sia giovedì notte che domenica notte c'erano sette portate nello stesso banchetto. Trovo divertente che ad una convention degli Stati Uniti (di gioco o di affari), quando senti la parola "banchetto" pensi al solita piccolo pollo della Cornovaglia triste e ad alcune verdure mezze crude. Ma questa è l'Italia, e quindi il cibo è assolutamente da impazzire. Mentre le portate continuano ad arrivare, pensi: "no, non riuscirò mai a mandare giù un altro boccone" ma poi arriva quella seguente e ha un aspetto, e senti un odore così buono, che la successiva cosa che realizzi è che l'hai già mangiata tutta.

Anche pranzo, che ci era passato dallo stand in concessione; era impressionante. Non fraintendete, non era nulla di eccezionale, ma sorpassava di gran lunga i tradizionale hot dog e i nachos che vengono offerti a tutte la convention, qui. Suppongo che quello che potrebbe essere considerato cibo scadente in Italia sarebbe roba più o meno rispettabile qui.

I gamers ed i fan all'esposizione erano simili in quasi tutto ai gamers e ai fan di ogni altro posto, naturalmente. Tranne per il fatto che erano pi magri, e più alla moda. Il più nerd e il più fetido dei geek italiani non può competere con la sua controparte americana. Tantissimi visitatori, specialmente adolescenti, sono venuti all'esposizione in costume. Proporzione probabilmente quasi uguale a quella che si ritrova in un ComiCon. Ho viso molti costumi davvero impressionanti, la maggior parte di loro ispirati a manga,anime, o il videogiochi. Proprio come qui.

Durante l'esposizione, ho rilasciato molte interviste per le riviste italiane e per i siti, ho chiacchierato con i gamers e sono uscito con lo staff della convention, ma inoltre sono riuscito a dare un'occhiata in giro. Il mercato italiano dei fumetti è estremamente forte, con sia per quanto riguarda i fumetti americani tradotti che per la grande selezione dei fumetti italiani. Per quanto riguarda i giochi, molti erano presenti in esposizione: i giochi da tavolo, i giochi di ruolo ed i videogiochi, con tutti i maggiori produttori a disposizione. in ogni caso, per me erano più interessanti i venditori locali, con i giochi che non potrei leggere tristemente ma esame goduto di ciò nonostante. Sorprendentemente, uno stand stava vendendo roba vecchia di D&D (non tradotta) e offriva la migliore selezione di roba classico rara in vendita che abbia mai visto tutta in un posto. Non solo la scatola bianca e le cose relative, ma anche i moduli rari di RPGA come To the Aid of Falx e Investigation of Hydell, Dragon #1, ecc. Roba buona. Ma sapevano cosa avevano e di conseguenza avevano valutato tutto giustamente, il che significa che erano molto cari. E non c'erano solo libri. Possedevano il vecchio raccoglitore di D&D di plastica giallo, i libri da colorare, il merchandising del cartoon, e molto altro ancora. Incredibile.

Lucca era sotto tutti gli aspetti una grande esposizione. Nacque all'inizio degli anni 60 ed lo staff della convention, si compone, in parte, della gente che è ha partecipato alla convention da bambino. Divertimento, organizzato bene, ben sviluppato e ben sostenuto, è una di migliori mostre mercato alle quali io abbia mai artecipato. I miei ringraziamenti ad Emanuele, ad Andrea, a Silvia, a Gabriele, a Anna, a Skippy, a Antonio, a Cristina e a tutti gli altri che hanno messo in piedi la convention e che la curano così bene. Inoltre grazie a Massimo, ad Elisabetta, a Sonia e a Bice di Wyrd per essere buoni amici e per l'aiuto con gli autografi, il gioco e altro. Ed ho già menzionato il cibo?


lunedì, novembre 09, 2009

Leggendo Alberoni

Stamattina esco e compro il giornale. Compro il Corriere, perché Manifesto e Fatto non sono in edicola il lunedì. Per un euro mi caricano di mezza Amazzonia, cioè 50 pagine di giornale più corriere economia più corriere motori. Ringrazio madre natura e vado a leggermi il giornale al bar. E in prima pagina trovo Alberoni.

Adesso, io non ho mai considerato Francesco Alberoni una cima, anzi mi pare che di cagate ne scriva parecchie. Ma stavolta vale la pena considerarlo, e non per l'opinione che esprime -del tutto legittima- bensì per come la scrive, e per il fatto che io le stronzate che ho trovato scritte da Alberoni le conoscevo già. Le avevo già sentite al baretto la mattina, durante la fila alle poste, mentre passeggiavo per strada, prendendo un pezzo di pizza sul viale. Sono le stronzate che dicono tutti. I luoghi comuni del paese. Alberoni le sintetizza e le fa proprie con maestria encomiabile, ed ecco che il suo pezzo, in prima pagina sul corriere, diventa la "summa" del sentire italiota generale riguardo l'argomento più "piccante" del momento: crocefisso sì o crocefisso no? Parliamone. Con Alberoni.

Tralasciando il titolo (ve lo lascio scoprire), l'articolo esordisce così:

I giudici di Strasburgo hanno proibito l’esposizione del crocifisso nelle scuole. Alla Turchia proibirebbero la mezzaluna e a Israele la stella di Davide. E già qualcuno chiede di sopprimere il Natale e, con la stessa logica, Yom Kippur e Ra madan. Tutto nel nome della laicità dello Stato.

Innanzitutto notate la parabola ascendente delle prime righe. Suppongo che quella di Alberoni fosse ironia, ma io trovo il tutto davvero grottesco. A Strasburgo decidono che il crocefisso non va esposto nelle scuole (pubbliche, aggiungerei, il privato fa quello che gli pare), e Alberoni suggerisce che allo stesso modo nei paesi musulmani proibirebbero la mezzaluna, e in quelli ebraici la stella di Davide. Beh, forse. Ma solo nelle scuole pubbliche, e solo se lo stato è laico. Strasburgo dice: siccome gli stati europei si dicono laici e la scuola è pubblica (tanto dei cristiani, quanto dei musulmani o dei buddisti, per dire) allora è ingiusto che si esponga il simbolo di un solo credo religioso, anche se è quello professato, almeno sulla carta, dalla maggior parte degli alunni. Non è la stessa cosa che abolire la mezzaluna andare in uno stato dove la scuola pubblica è confessionale, il diritto si basa sul Corano e non c'è una divisione tra stato e religione, caro Alberoni.
Per non parlare poi della colossale cazzata che segue, sull'abolizione del Natale o del Ramadan. Anche qui Alberoni si fa portavoce della banalità e del luogo comune. E aggiunge: "con la stessa logica". Quale stessa logica??? La logica per la quale Strasburgo ritiene che non si debba esporre la croce nelle scuole pubblico, secondo Alberoni, finirà per abolire il Natale??? O Alberoni è un coglione, oppure ha frainteso la logica che c'è dietro alla decisione di Strasburgo. Vedete voi.

In un’Europa multietnica e multireligiosa sono importantissime le vecchie nazioni e le formazioni che vivono attorno a valori, norme, simboli tradizionali. Proibire i loro simboli perché irritano, turbano, danno fastidio a un individuo qualsiasi, significa impedire a intere comunità di continuare a essere se stesse, negare il pluralismo.

E qui siamo al capolavoro del voltafrittate. Secondo Alberoni la sentenza di Strasburgo è contro il pluralismo. Il punto è che Alberoni vive nel dopoguerra, vive in un Italia dove se prendi la metropolitana al mattino non ti ritrovi in un vagone pieno di algerini, marocchini, albanesi, turchi, indiani, cinesi, senegalesi. Vive in un paese dove alle elementari le classi non sono composte per un terzo da figli di immigrati o di stranieri. Vive in una nazione dove gli operai, i manovali e i preti non sono lavori quasi completamente occupati da cittadini che non sono italiani da più di dieci o vent'anni. Dove cazzo vive Alberoni??? Se Alberoni volesse davvero il multiculturalismo, si batterebbe affinché a fianco al crocefisso ci fosse pure la mezzaluna, la stella di Davide, la statua di buddha e perché no, anche Quelo. L'Italia è già multireligiosa e pluralista. Sono le sue aule scolastiche che non lo sono, perché espongono solo un simbolo religioso. E siccome una sfilata di simboli religiosi in ogni aula sarebbe ridicola (anche perché allora l'unico a non essere rispettato sarebbe quello che non è religioso), Strasburgo ha sentenziato: meglio niente simboli religiosi.

La storia ci dice che il pluralismo vie ne negato da tutti coloro che vogliono di struggere il passato per realizzare una utopia. Gli spagnoli hanno annientato le civiltà precolombiane, la Rivoluzione francese ha cambiato persino il nome agli anni e ai mesi. I comunisti sovietici hanno imposto l’ateismo. Negli Stati to talitari islamisti vieni arrestato se mo stri una Bibbia o un Vangelo. L’utopia porta al totalitarismo.

Qui siamo quasi al vertice dell'opera. La corte di Strasburgo viene paragonata a una dittatura assolutista e totalitaria, che vuole imporre il pensiero unico. Se non fosse ridicolo, sarebbe drammatico. Io personalmente ho riso molto, l'ho trovato talmente idiota da essere quasi imbarazzante... In prima pagina sul Corriere!!! Sicché una sentenza che dice essenzialmente che non si può imporre agli alunni di una classe un solo simbolo religioso, meglio non imporne nessuno, diventa per Alberoni un'azione violenta e criminale con la quale si vuole cancellare l'identità di fede di milioni di cittadini. Come commentarla? Proseguiamo oltre. Faccio comunque notare che Alberoni cita ben quattro tipi di assolutismo totalitario e violento del passato e del presente, infilandoci la Rivoluzione Francese come esempio negativo (perché ha cambiato il nome agli anni e ai mesi del calendario, eh già) e "dimenticandosi" degli orrori della shoah. Chissà come mai.

Questo vuol dire che i filosofi, i giuristi dei diritti dell’individuo hanno una mentalità totalitaria? Se vogliono realizzare l’utopia di impedire che qualsiasi in dividuo possa essere turbato dal compor­tamento reale o simbolico di qualsiasi altro sì. Per accontentare tutti devono proibire tutto: gli usi, i costumi, i valori, perfino le lingue degli altri popoli. Mentre i grandi imperi persiano, romano, inglese lasciavano vivere i culti, le tradizioni e le lingue locali, i nostri utopisti sono spietati. Non solo sulle dimensioni dei piselli e delle arance, ma sui simboli religiosi e persino sul linguaggio. In certi Paesi non puoi dire «sesso» ma devi dire «genere» perché qualcuno si offende.

Dopo le cazzate del precedente paragrafo, Alberoni è sicuro che il lettore lo seguirà verso sentieri sempre più illogici e preoccupanti, e si inerpica in una serie di ragionamenti del tutto fuori luogo. Parla di regimi che impediscono alla singola persona di esprimere opinioni, di mostrare simboli, di promuovere i propri valori. Insomma la sentenza di Strasburgo è senza senso, perché se un alunno di un'altra fede religiosa si sente offeso dal crocefisso in aula e questo viene dichiarato illegittimo, poi si passerà ai crocefissi nelle piazze e nelle vie, e poi a quelli nelle case, e poi a quelli che indossiamo!!! OH CIELO!!! Fuggite!!! L'apocalisse!!!
Anche qui, possiamo farci due risate e mandarlo a cagare. Se uno per strada indossa un crocefisso d'oro di mezzo metro al collo, nessuno gli dirà mai niente. E nemmeno se sul balcone di casa sua issa una statua di Cristo di un metro con luminarie che la circondano. E sapete perché? Perché ognuno è libero di fare il cazzo che gli pare, a casa sua, e anche riguardo alla sua persona. Il problema si pone nei locali pubblici, ovvero nei locali che appartengono allo stato e che dovrebbero quindi essere rispettosi di tutti coloro che li frequentano. Adesso andate a spiegarlo a Alberoni, che sta ancora lì, sulla prima pagina del Corriere.

Dopo un totalitarismo giacobino, marxista, nazista e musulmano potrebbe nascere un totalitarismo eurocratico. Sbandierando le sue promesse utopiche, distrugge le istituzioni del passato e impone il suo potere. Ammaestrati dalla storia, cerchiamo di impedire che accada, restiamo vigili e diffidenti. Siamo europei, ma per favore, conserviamo le nostre tradizioni, il nostro linguaggio, sì, perfino le nostre debolezze, i nostri pregiudizi. E se ci impongono a forza qualcosa, diciamo di no.

Il magnifico racconto di fantascienza di Francesco Alberoni si conclude con un richiamo all'orgoglio nazionale, per far fronte all'avanzata del potere di Strasburgo! Strasburgo, che ha tentato di difendere il diritto di ogni alunno di andare in una scuola pubblica e aconfessionale, diventa l'araldo di un nuovo totalitarismo, che dopo quello giacobino, marxista, nazista e musulmano si impone sul diritto degli Italiani di far pesare la "fede nazionale" sugli alunni di ogni confessione! Che magnifica storia. E non dimentichiamo di salvaguardare -si raccomanda Alberoni in chiusura- anche i nostri pregiudizi! Eh, anche quelli sono importanti. Così anche gli altri potranno conservare quello loro su di noi: italiano pizza, mafia e mandolino! Evviva i pregiudizi! Facciamone una bandiera!

Adesso un momento di riflessione. Voglio chiarire una cosa: io in fondo sono favore del crocefisso nelle aule. Cioè, se dovessi decidere qui su due piedi, lo toglierei, ma se si comprendesse meglio cosa rappresenta, non ci vedrei niente di male a lasciarlo lì. E per "quello che rappresenta" non intendo certo la sequela di cazzate che ha vomitato sulla carta Francesco Alberoni. E' che bisognerebbe insegnare agli alunni che il crocefisso non è il simbolo della Santa Romana Ecclesia. E che quando si guarda a quel crocefisso, non dobbiamo pensare al Papa, alle messe solenni o alle processioni con la Madonna in testa alla fila e i ragazzini del catechismo a seguire. Dovremmo pensare a Gesù e al suo esempio. Quel crocefisso raffigura un tizio che è stato inchiodato su una croce di legno perché DUEMILA ANNI FA promuoveva con le parole e con l'esempio cose come la giustizia sociale, la nonviolenza, la fratellanza dei popoli, la pace senza compromessi, e assieme ad essi anche l'anticlericalismo e la laicità dello stato.
L'hanno inchiodato lassù, e dovremmo pensare a questo quando guardiamo un crocefisso. Perché dopo duemila anni, il mondo è ancora lontano da quel suo progettino.

A questo proposito, su tali motivazioni, vi rimando alla lettura dell'articolo di Marco Travaglio su Il Fatto Quotidiano.

mercoledì, ottobre 21, 2009

L'ordine di Shannok!

La mia nuova campagna di Planescape ha un blog!!!
Ne vado particolarmente orgoglioso, perché è una specie di valvola di sfogo per tutte le idee che mi balzano in mente e che non riesco a giocare. Intrecci che vanno ben oltre quello che i personaggi vivono, rendendo l'ambientazione molto più complessa, e quindi molto più reale. Ovviamente non pretendo che i giocatori studino tutto quello che scrivo, e d'altro canto voglio sperare che il blog sia seguito anche da altri appassionati di D&D, che possono così prendere spunto da tutto quello che scrivo, e da tutto quello che i personaggi fanno. Beh se ci fate un salto, buona lettura.

lunedì, ottobre 19, 2009

Oh cielo!!! I calzini turchesi ce li ho pure io!!!

Beh non posso non aderire alla campagna promossa dalla redazione de Il Fatto, in risposta al servizio "punitivo" in stile pidduista confezionato da Mediaset su Raimondo Mesiano.
Anche perché, i miei calzini turchesi sono la sfortunata conseguenza di un bucato troppo colorato nel quale si erano malauguratamente infilati, con il risultato che anche io adesso sono una persona bizzarra e sospetta, perché di tanto in tanto anche io indosso calzini turchesi!!! ...e non solo. Quando il barbiere è chiuso, non potendo fumare una sigaretta (perché non fumo) sicuramente mi leggerei un fumetto oppure farei una partita con qualche giochetto idiota dell' I-phone. Quindi, sono assai più strano del notorio magistrato. Forse dovrei essere messo an
che io sotto sorveglianza speciale da parte di Canale 5?

mercoledì, ottobre 14, 2009

Incazziamoci insieme

Ieri la Camera ha deciso che la "legge Concia", che inaspriva le pene in caso di reati contro omosessuali, è incostituzionale. Vado per punti, altrimenti la mia incazzatura non risulterà sufficientemente giustiicata.

1. Vi sarete accorti che l'Italia, da mesi a questa a parte, produce una serie preoccupante di reati che sono evidente conseguenza di un rigurgito nazi-fascista. Se non ve ne siete accorti, probabilmente seguite il TG1 o leggete il Giornale. Praticamente non passa giorno senza che un gruppo di coglioncelli picchi, importuni o usi violenza contro esponenti di una minoranza. Ieri sera ero appena uscito da teatro per il mio Luttazzi annuale, e sul muro di una via nelle vicinanze ho scorto la scritta: "Katrina spazzali via tutti". Svatichelle come firma. Di fronte a un tale imbarbarimento, mi sembrava opportuno che la camera varasse una legge per inasprire le pene in caso di aggravante razzista. Ed ecco che arriva la legge Concia, che le aggrava in caso di crimini contro gli omosessuali.

2. Il parlamento ha approvato poco tempo fa leggi razziste che aggravano le pene nel caso in cui a commetterle è un immigrato calndestino. Era una norma inserita nel pacchetto sicurezza. Queste leggi sono palesemente razziste, eppure sono state varate, senza nessun discorso sulla "disparità" che si sarebbe creata tra un immigrato clandestino e un cittadino italiano di fronte alla legge. La legge non sarebbe più stata uguale per tutti, i reati non sarebbero più stati uguali per tutti. Parafrasando Marco Travaglio, se un immigrato ti incula il motorino, è più grave che se te lo incula un italiano. Questa è la legge italiana, sorridi! Mi sarei aspettato quindi che inserire un'aggravante sui crimini commessi contro omosessuali non generasse discussioni sulla disparità dei trattamenti. Sarebbe stato quantomeno ipocrita, da parte del governo.

3. La Pregiudiziale di Incostituzionalità. Il parlamento l'ha scoperta quando il partito di Di Pietro l'ha tirata fuori affinché si evitasse che il Lodo Alfano fosse presentato dal presidente e poi alla Corte Costituzionale. Il Lodo Alfano era una legge di merda, palesemente incostituzionale anche perché quasi la fotocopia del precedente Lodo Maccanico-Schifani, già bocciato dalla Corte. Qualcuno nell'Italia dei Valori avrà detto: "evitiamo che Napolitano faccia una figura da cocomeraro firmando una legge palesemente incostituzionale che poi la Corte boccerà di sicuro". Ma lo squadrismo politico del governo e l'inesistenza teorica e pratica dell'opposizione hanno fatto in modo che la legge passasse, fosse firmata dal presidente della repubblica e poi sonoramente bocciata dalla Corte Costituzionale. Ma il vero punto è che il parlamento ha scoperto un nuovo strumento: la pregiudiziale di incostituzionalità. Era lì, ma finché non è stata tirata fuori nessuno avrebbe mai pensato di chiederla, ricordiamoci che i nostri parlamentari conoscono a malapena la Costituzione, figuriamoci se sprecano qualche neurone a immaginare l'esistenza di una cosa come la pregiudiziale. Ma tant'è, è stata sdoganata, adesso sanno che esiste. In ogni caso non mi sarei mai aspettato che l'avrebbero ritirata fuori così presto, e addirittura come arma per abbattere una legge del tutto legittima.

4. La pregiudiziale di incostituzionalità viene invocata per la legge Concia, che aggrava le pene dei reati se commessi contro omosessuali. Se avete letto bene i punti 1, 2 e 3 avete già un'idea della mia incazzatura a questo punto. Ma non basta, perché dopo che la legge è stata affossata (il che equivale a dire che una legge del genere è incostituzionale, roba che nemmeno un bambino di due anni avrebbe la faccia da culo per dire una cosa del genere), gente tipo Buttiglione te la spiega così: la legge avrebbe creato disparità tra non-omosessuali e omosessuali, facendo sì che rompere un osso a un etero valga di meno che romperlo a un omosessuale. E nessuno, dico NESSUNO su nessun giornale, telegiornale, o altro media, ha avuto i coglioni per dire a Buttiglione: "Ma che cazzo dici???"

Era questa infatti la frase giusta: "Ma che cazzo dici???"
Facciamo finta che Buttiglione sia ubriaco, che abbia svinazzato. Un giornalista glielo farebbe notare. "Guardi, onorevole, che lei sta farfugliando cazzate senza senso... la parità si esercita varando leggi in difesa della parte debole, riportandola quindi al livello della parte più forte! Questa legge praticamente dice che c'è una parte di italiani (gli omosessuali) che sono in una posizione di "debolezza" rispetto agli altri, perché sono vittime di reati a sfondo razzista, cosa di cui non sono vittime gli altri... quindi la legge che fa? Si schiera dalla loro parte. Non si crea nessuna disparità, la legge cerca di appianarla, punendo con maggiore rigidità i soprusi della parte più forte."
Che la legge sia adeguata o no allo scopo, questi sono discorsi troppo responsabili per uscire dalla bocca di uno zerbino. Quindi il giornalista italiano che fa? Riporta le cazzate di Buttiglione. E io me le ritrovo su Il Messaggero mentre faccio colazione la mattina.

Aggiungiamoci che la nostra ministra-calendario delle pari opportunità ha dichiarato che ci pensa lei a riscrivere la legge, per correggere gli errori commessi dal PD (???). In pratica vogliono farci credere che questo affossamento non è una palese marchetta ai poteri conservatori, ma che è un atto di responsabilità, perché la legge non tiene conto di tutte le minoranze, ma solo degli omosessuali. A questo punto avrei voluto prendere la rincorsa e lanciarmi con i testicoli contro lo spigolo del bancone del bar, ma mi sono trattenuto.
Concludo ricordando a tutti, anche a Buttiglione (che però non sono sicuro che capisca, lui crede ancora che l'omosessualità vada perseguita in quanto peccato e l'ha detto addirittura in Europa di fronte agli altri europarlamentari) che Don Milani aveva un'idea molto semplice di come si fa a capire se una legge è giusta o no, che è questa:

«La legge è giusta quando è la forza del debole, è ingiusta quando sanziona il sopruso del forte»

Vorrei che qualcuno si chiedesse che tipo di legge era quella che è stata appena affossata.

domenica, ottobre 11, 2009

Sinteticamente

Berlusconi oggi a Benevento: "Non si può insultare un premier eletto dal popolo". Costituzione italiana articolo 21: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione". Quindi, Berlusconi: VAFFANCULO.

giovedì, ottobre 01, 2009

Omologhi

La Gelmini ha dato dell'imbecille a Piergiorgio Odifreddi, praticamente come se Platinette desse della cicciona a Victoria Beckham. Risposta di Odifreddi su Il Fatto: "Non collaboro con gli omologhi dei cavalli senatori di Caligola".

Ho notato inoltre che il governo continua allegramente a sostenere che programmi come Annozero portano voti alla destra. Lo dicono sghignazzando, come farebbe la Banda Bassotti, perché secondo loro è una cosa buffa. Non si rendono conto che così ammettono di avere un'idea di giornalismo come di qualcosa che serve a portare voti da qualche parte. Sarebbe il caso di far notare a lorsignori che il giornalismo (quello vero, non quello fatto dai zerbini all'italiana) ha il dovere di riportare i fatti, e secondariamente di esprimere opinioni sui fatti riportati. Se un fatto, quando viene riportato, sposta voti a destra o a sinistra, non è una questione che deve interessare al giornalista: lui deve riportare il fatto indipendentemente, perché il suo ruolo è informare.

Poi cè la questione dell'opinione. Gasparri (che ieri a Ballarò ha dato ampio esempio della sua pochezza mentale, e per questo è ministro) ha fatto scuola facendo passare il concetto che "pluralismo" significa "assenza di opinione", per cui una televisione pluralista, come dovrebbe essere la televisione pubblica, cioè la televisione di tutti, è secondo Gasparri una televisione che non si schiera, che non prende posizione, neutra e neutrale, assente, vuota. Come il suo cervello. Mentre è ovvio che una televisione pubblica, proprio perché è di tutti, dovrebbe esprimere le posizioni di tutti, e quindi possedere un palinsesto che preveda opinionisti di ogni tipo. Allo spettatore (e al suo telecomando) sta l'arduo dovere di cambiare sul canale sul programma che più lo aggrada. Ma no, per il governo televisione pluralista significa "merda a reti unificate".
Riesco quasi a sentire il rumore dei neuroni degli italiani che si spengono.

sabato, settembre 19, 2009

Black Dragon Edition

I ragazzi della Gilda del Drago Nero, ovvero della piccola associazione ludica di Bracciano, hanno lavorato assieme a me nella realizzazione della Black Dragon Edition. Cos'è la Black Dragon Edition? E' una versione assolutamente casareccia e non ufficiale di Dungeons & Dragons che -nell'intenzione di non essere mai commercializzata- viene giocata da qualche tempo in quel Bracciano. Non siamo così arroganti da dire che è la migliore, anche perché nessuno aveva intenzione di creare un gioco di ruolo definitivo... la BDE è il nostro D&D, ovvero una versione del gioco di ruolo più famoso del mondo che, tra modifiche, house rules e aggiustamenti, ha finito per divenire una cosa a parte. Diciamo che è la nostra versione "su misura" di D&D, piena di errori e di refusi, molto libera e costruita sulla base del nostro modo di giocare e di divertirci.
Chi la volesse provare, può scaricare il file (diviso in due parti) qui e qui.
Ultimamente ho scritto un paio di moduli avventura per la Black Dragon Edition che sono stati molto apprezzati, il primo lo potete scaricare qui.

venerdì, settembre 18, 2009

Amore

Ultimamente una serie di vicende mi sta spingendo a riflettere sul significato di amare. Sono circondato da adolescenti di età variabile tra i 13 (adolescenti veri) e i 40 anni (adolescenti impropri), che si accartocciano su se stessi avvolgendosi di definizioni preconfezionate di amore, innamorarsi, amare. Sarà colpa di Moccia? Non credo. Non solo, almeno. Moccia è una conseguenza. E mi ritrovo a trovare piacevole, un po' come una brezza fresca su una spiaggia arida, persino Fromm. Bah, passerà.

"Al di là dell'elemento del dare, il carattere attivo dell'amore diviene evidente nel fatto che si fonda sempre su certi elementi comuni a tutte le forme d'amore. Questi sono: la premura, la responsabilità , il rispetto e la conoscenza. [...] Se una donna ci dicesse di amare i fiori, e noi la vedessimo dimenticare di innaffiarli, non crederemmo nel suo amore per i fiori. Amore è interesse attivo per la crescita di ciò che amiamo. Là dove manca questo interesse, non esiste l'amore."

martedì, agosto 18, 2009

Dark Sun

L'ambientazione di Dark Sun era una delle più originali tra quelle partorite per la gloriosa 2a edizione di D&D -meglio nota con il nome di Advanced D&D- ed è una di quelle che non hanno beneficiato di una conversione nella terza edizione.

La 3a edizione di D&D è l'edizione che ha più contribuito all'accrescimento, all'arricchimento e alla diffusione delle ambientazioni storiche create per l'advanced. Ma solo poche ambientazioni storiche hanno beneficiato di questa "rivitalizzazione". Forgotten Realms ad esempio è stata ampiamente supportata, con moltissimi manuali d'ambientazione che 25edition ha poi tradotto in gran parte in italiano. Non si era mai vista una cosa del genere: avere una decina e passa di manuali riguardanti un'ambientazione era qualcosa di spettacolare. C'era un modulo geografico per ogni zona dei reami, e anche manuali dedicati ai nemici, agli eroi, alla magia, alle divinità. Forgotten Realms è diventata così un'ambientazione viva e pulsante, della quale era possibile sapere ogni dettaglio, nel caso in cui il DM avesse voluto conoscerlo.

Ma -almeno questa è la spiegazione ufficiale per la nuova linea di condotta editoriale- questi manuali vendevano pochissimo. Per questo la 4a edizione ha deciso di affrontare così le ambientazioni: tre manuali per ognuna. Uno di ambientazione, una guida del giocatore e un'avventura. Fine. Si ritorna alla semplicità e alla schematicità della seconda edizione. Se si apre il manuale di FR 4a edizione si scopre che, ad esempio, alla Grande Foresta è dedicato un paragrafo di dieci righe, laddove il manuale della 3a dedicava una pagina, senza contare poi il modulo geografico nel quale era descritta nei dettagli (Marche d'Argento, mi pare, che le dedicava diverse pagine). La sensazione, per chi passava dai manuali della 2a edizione a quelli della 3a e poi alla 4a edizione, era come di "decompressione". Il manuale della 3a edizione ampliava spaventosamente l'ambientazione della 2a edizione, poi quello della 4a lo ricomprimeva all'essenziale.

Questa sensazione non si avrà con Dark Sun, che la 3a edizione non ha convertito. Passerà direttamente dalla 2a edizione alla 4a, e anzi il materiale della 4a potrebbe essere molto più generoso di quello che si riesce a trovare attualmente dell'advanced. Rivedremo le mantidi umanoidi come razza giocante? Gli psionici saranno l'unica fonte di magia rimasta nel mondo decadente nel quale sono ambientate le avventure di Dark Sun? La combinazione di fantasy e post-apocalittico si adatterà alle regole simil-videoludiche della 4a edizione, o sarà solo un altro sfondo per muovere miniature su un tavolo? Quello che so e che attenderò il 2010 con maggiore ansia di quanta ne ho per l'imminente uscita di Eberron, visto che difficilmente il manuale 4a edizione di Eberron sarà al livello del suo predecessore 3a edizione, mentre dal manuale di Dark Sun mi aspetto grandi cose. Non ho mai giocato Dark Sun, ma non vedo l'ora di cominciare!

lunedì, luglio 20, 2009

Depressione al cinema

Segnale del declino di hollywood, al cinema in questi giorni ho infilato una dopo l'altra tre grosse delusioni. Cominciando da Terminator - salvation, dal quale mi aspettavo forse di più di quanto fosse lecito, giacché avevo appena finito di vedere la spettacolare serie televisiva (The Sarah Connor Chronicles). Credevo che qualche sceneggiatore della serie, scritta veramente benissimo, avesse potuto essere tenuto d'occhio da chi ha messo in piedi il quarto film. Invece no. Roboanti effetti speciali lasciano poco spazio ad una sceneggiatura piena di incertezze e di buchi, che a sua volta trasforma tutti gli attori in comparse sprecandone sia la presenza che il talento. Nessuno ha pensato che il personaggio di John Connor avesse bisogno di più cinque minuti di introspezione? Probabilmente no, nessuno. Interessante comunque l'idea di skynet di uccidere John Connor mandandogli contro Schwarzenegger nudo.

Tutto sommato comunque è stato il film meno deludente della serie. L'avete visto Transformers 2? Una trama puerile (per non dire scoreggiona) abbinata a due ore mezza di effetti speciali talmente esplosivi che dopo un'ora mi ero già stufato di vederli. Immagino che quando a uno sceneggiatore si offra la possibilità di scrivere un film che avrà un budget pari a dieci volte il PIL di uno stato africano, sia normale scrivere di trasformers che si trasformano in gnoccone arrapate che tentano di uccidere il protagonista. O di robottini che parlano fighetto e scoreggiano quando si trasformano. O di fare battute razziste. O di inquadrare a tutto schermo il sedere di John Turturro con delle mutande davvero esilaranti (se sei un fan dei film dei Vanzina, altrimenti è una trovata pecoreccia e di basso livello). Beh io non lo immagino e non l'avrei mai immaginato, prima di vederlo.

E finiamo in bellezza con l'ultimo Harry Potter, del quale non sono un fan ma che stavolta supera se stesso. Due ore e mezza di film durante le quali l'unica cosa che succede sono intrallazzi amorosi tra i protagonisti. Tra un bacio e una scena di gelosia isterica, Harry Potter riesce a scoprire come sconfiggere Voldemort. Dopo di ché, il film finisce. Sì sì... Finisce! E' come se per due ore e mezza uno si fosse goduto il trailer del prossimo film. E dire che non è girato affatto male. Le scenette romantiche sono pure gustose (mettono in ridicolo proprio quegli aspetti idioti che caratterizzano le vanesie ragazzette che popolano i nostri licei). Però sin dall'inizio del film ci si aspetta che succeda qualcosa. E quel qualcosa non succede.

Per fortuna nel periodo in cui mi sono sorbito queste tre ciofeche, ho però anche avuto la fortuna di capitare al cinema per vedere qualcosa di veramente appagante: Coraline. L'avete visto? ...spero per voi che non siate andati a vedere i film sopra descritti e abbiate invece mancato questo piccolo capolavoro. Decisamente il film migliore tratto da una sceneggiatura di Neil Gaiman (non che ci volesse molto). Non vi voglio raccontare nulla, ma cercate di non perdervelo perché sicuramente è molto meglio di quanto vi aspettate.

martedì, luglio 07, 2009

Supposta antimafia



Questa più che una pillola è una supposta, una medicina che bisognerebbe ficcare nel didietro a tutti quelli che votano ancora per la mafia, nonostante sappiano benissimo dove sta e che volto ha. Votano lo stesso per la mafia perché "abbasserà le tasse" oppure "mi toglie l'ici" oppure "ci fa il condono"... e infatti dopo quindici anni di governo della mafia, possiamo ringraziarla per il buon lavoro svolto. L'Italia, mi pare ovvio, sta benissimo. Certo, è colpa dell'euro, dell'undici settembre, della crisi mondiale e del terremoto in abruzzo. Quindici anni che hanno piegato (e piagato) il nostro paese, perché gli italiani sono coglioni e continuano a votare chi promette di abbassare le tasse, di togliere l'ici, e di condonare la villetta abusiva. E la mafia è lì, davanti alla telecamera, dietro la macchina da scrivere, nei palazzi del potere. La vedono e fanno spallucce, poi la votano e in edicola comprano il giornale della mafia, e guardano il telegiornale della mafia, e parlano con altri che hanno votato mafia e si convincono che hanno fatto bene, che è colpa dell'euro, dell'undici settembre, della crisi mondiale e del terremoto in abruzzo.

domenica, giugno 21, 2009

Oggi

Oggi è il primo giorno d'estate. Le giornate si accorceranno sempre di più, man mano che si avvicinerà l'autunno. Ma c'è ancora tempo, per l'autunno.
Oggi era nuvoloso, stamattina ha piovuto, e il cielo è rimasto grigio. Mi sono svegliato tardi, e ho pensato che fosse presto. Fuori dalla finestra ho visto poca luce, e ho capito subito che era una giornata strana. La prima nuovolosa dopo tanti giorni di caldo e afa soffocante.
Oggi era anche il mio onomastico. San Luigi Gonzaga. Ho ricevuto gli auguri, da chi pensa ancora che sia una festa. Quando ha telefonato mia madre, verso le quattro, pensavo fosse per gli auguri.
Oggi era giornata elettorale, ho fatto colazione tardi, ho fatto una doccia e non ho pranzato. Sono uscito per andare a votare. Ho votato. Poi è arrivata la telefonata di mia madre.
Oggi è morto mio padre. Un infarto. Era in mezzo ai boschi, una escursione con gli amici. Hanno fatto fatica a soccorrerlo, ma l'attacco di cuore è stato inaspettato e fulminante... forse sarebbe successo lo stesso, anche se fosse rimasto a casa.

Tre ricordi si rincorreranno nella mia testa, impedendomi di prendere sonno, stanotte. Il primo è quello di mio padre, che qualche giorno fa è passato in negozio, nel mio negozio di fumetti. Aveva scoperto Luis Royo, un illustratore, l'aveva scoperto lo scorso fine settimana, ad una fiera di fumetti. E' entrato e ha comprato tutti gli albi di Royo che avevo negli scaffali, tre. Me ne ha ordinati altri, era compiaciuto. Mi ha detto che a casa li avrebbe sfogliati con gusto, che a lui piaceva goderseli mentre sedeva sul divano, dopo cena. Non so se ha avuto tempo di farlo, lo spero per lui. Il fatto è che io Luis Royo l'ho sempre amato, e già quando abitavo ancora assieme a lui e a mia madre, avevo già la collezione di tutti gli albi che Royo aveva pubblicato in Italia. Stanno ancora lì, sullo scaffale, in quella che era la mia camera, a casa di mia madre. Solo che lui non ha avuto modo di scoprirli perché lui è andato a vivere in un appartamento a Bracciano due, e io a Bracciano. E così sono rimasti lì, sullo scaffale. Avrebbe potuto scoprirlo prima, Luis Royo, avrei potuto consigliarglielo io, in questi anni, se magari avessimo parlato un po' di più e ci fosse caduta la conversazione. Ma non è così che sono andate le cose.

Il secondo pensiero è quello di mia nonna. Sono andato io a dirgli che papà era morto. Gliel'ho dovuto ripetere. Tre volte. E' stata la cosa più dolorosa che ho fatto in vita mia. E l'ho vista piangere, sbattere il bastone in terra, stringere gli occhi. Mia nonna ha più di ottant'anni. Tra le lacrime parlava di ingiustizia, parlava di quante volte ha salvato la vita a mio padre, e di come sia possibile che lei sia campata così tanto, mentre lui -puff- non c'è più. Sono stato con lei quasi tutto il pomeriggio, mi stringeva la mano e di tanto in tanto sembrava come dimenticarsi che era morto. Ha visto un figlio nascere, crescere e morire. Non era quello che si meritava.

Il terzo pensiero è il ricordo del volto di mio padre, morto. Mi hanno fatto entrare per riconoscerlo. Eravamo io e mia madre. Un dottore molto idiota continuava a spiegarci che forse avrebbero dovuto fargli l'autopsia. In verità il dottore, non era idiota, cercava di fare il suo dovere... ma io ero altrove, le sue chiacchiere erano come un ronzio molesto, non capivo cosa volesse, non ero in grado di concentrarmi. Ho visto il volto di mio padre. Gli occhi soavemente chiusi, la pelle bianca, la punta delle orecchie livida. Era davvero lui. E' la prima cosa che ho pensato. Poi ho notato che si era appena tagliato i capelli, molto corti. Questa è la seconda cosa che ho pensato. Poi ho riflettuto sul fatto che tante volte avevo visto mio padre dormire, ma non me ne ricordavo nemmeno una. Cioè non mi ricordavo il suo volto. Non ricordavo il suo volto che dorme. L'unico ricordo che avrò del suo volto che dorme sarà per sempre quello, da morto.

E il suo volto mi ha trasmesso immediatamente un profondo senso di serenità. Non era teso, non era contorto dal dolore. Aveva un'espressione terribilmente tranquilla. Probabilmente è la stessa espressione che hanno tutti i volti da morti, non lo so. Ma più lo guardavo e meno mi sentivo oppresso. Ho pensato che se doveva andarsene, forse questo è stato il modo migliore in cui poteva farlo. All'inizio dell'estate, in una giornata fresca, di domenica, durante un'escursione, la cosa che forse gli piaceva fare più di ogni altra al mondo. Forse se avesse potuto scegliere, avrebbe scelto oggi. Poteva succedere in un lunedì mattina mentre trascinava scatoloni in negozio, oppure un mercoledì sera mentre guidava in macchina per tornare a casa stanco. Poteva succedere di notte, nel sonno, oppure mentre sfogliava Luis Royo sul suo divano. Ma lui avrebbe di certo preferito oggi, nel bosco, durante un'escursione, con il fresco inaspettato del primo giorno d'estate. Buonanotte.

martedì, giugno 16, 2009

Abbonato a Celestini

Ieri sera, all'auditorium di Roma, ho assistito al primo dei quattro spettacoli dell'antologia di Ascanio Celestini. Stasera il secondo, domani il terzo, dopodomani il quarto e ultimo. Inutile descrivervi gli spettacoli, chi non conosce Celestini non può che cercarlo su Youtube e guardarsi qualche sua piccola apparizione (tipo quelle fatte a Parla con Me). Descriverlo non rende. Il concentrato di bravura, impegno politico, sincerità e dolcezza che riesce a frullare in ogni suo spettacolo è irripetibile. Buona visione.

venerdì, giugno 05, 2009

mercoledì, maggio 27, 2009

Advent Children Complete

Ieri ho rivisto per l'ennesima volta Final Fantasy VII - Advent Children, ma stavolta c'era qualcosa in più. Non solo era l'edizione Blue-ray, ma si trattava della versione "complete", ovvero come siamo abituati a dire noi, della versione "estesa".



Il retro della confezione prometteva circa 20 minuti di film in più, e già dal trailer si poteva notare che alcune scene erano state aggiunte rispetto all'edizione originale. Ma di certo non mi aspettavo il grosso lavoro di revisione che la Square-enix ha apportato all'intero film.
Ebbene sì, all'intero film! Sono moltissime le scene alle quali sono stati aggiunti dettagli, o piccole inquadrature di pochi secondi, o la cui sequenza è stata riscritta, o sono state rallentate le scene per dare più enfasi, o estese per rendere più fluida o più comprensibile l'azione. E' stato aggiunto il sangue, nel senso che adesso i personaggi mostrano palesemente lividi, tagli e ferite sul corpo, che sarebbero dovuti apparire com'è logico dopo ogni combattimento di quelli inclusi nel film. L'inserimento di piccole inquadrature strategiche, zoom o rallenti permette di seguire le scene d'azione comprendendole meglio, gustandole senza farsi sfuggire alcun dettaglio delle complesse coreografie. E poi ovviamente sono state aggiunte molte scene: flashback con Zack, scene aggiuntive con Elena e l'altro dei turks che era scomparso all'inizio del film, tutto il retroscena su Denzel, che è un personaggio nuovo del quale non si sapeva quasi niente. Inoltre i dialoghi tra i protagonisti sono stati espansi e offrono molte spiegazioni in più su ciò che sta accadendo, per cui ad esempio l'origine del Geostigma e il progetto di Kadaj risulteranno molto più chiari, senza contare che finalmente il film sembra può essere visto anche da chi non ha giocato al videogame, grazie a maggiori dettagli che aiutano anche chi non conosce Final Fantasy VII a entrare nel suo mondo.

Insomma, è chiaro che a me questo film era piaciuto tantissimo anche nell'edizione standard, ma vi assicuro, Final Fantasy VII Advent Children - Complete è davvero una nuova esperienza, anzi, una migliore esperienza in tutti i sensi. Si ha davvero la sensazione che questa edizione sia "completa" e cioè che possegga tutto quello che mancava alla precedente per essere un film fruibile, chiaro, senza parti "oscure". E naturalmente, i combattimenti sono tutt'ora qualcosa che è senza pari nella cinematografia di tutti i tempi.

lunedì, maggio 25, 2009

Diamo la caccia al caccia





Sapete quanti sono QUINDICI MILIARDI DI EURO? Provate a immaginarveli. Quindici miliardi di euro. Provate a pensare a cosa potrebbe fare l'Italia con quindici miliardi di euro da destinare.

Per fare un paragone, il governo da anni stanzia per la ricerca somme dell'ordine di 100 milioni di euro all'anno. In totale. Per tutte le università d'Italia. Immaginate se stanziasse cinque volte quell'ammontare. Sarebbero 500 milioni di euro. Immaginate i progetti di ricerca in più che potrebbero essere finanziati. Forse freneremmo la fuga di cervelli, forse darebbero un senso a tanti dottorati, forse la ricerca Italiana tornerebbe a essere qualcosa di più che il fanalino di coda dell'Europa.
E avremmo ancora quattordici miliardi e mezzo di euro da spendere.

Riuscite a rendervi conto di quanti sono? State realizzando a quanto ammontano quindici miliardi di euro? Ecco... sapete cosa ci facciamo con quindici miliardi di euro? Ci compriamo dei caccia da combattimento F-25! ...INDISPENSABILI!!! L'Italia non può fare a meno di avere dei caccia F-25!!! ...le pensioni? Possono attendere! La scuola? Aspettasse! L'assistenza sanitaria? ...ma non ci sono i soldi... li abbiamo spesi per comprare i caccia da guerra!!!

Di fronte a cotanto eccesso di stronzaggine, vi invito a firmare l'appello per ritirarci da tale spesa, che ci impegnerebbe fino al 2026 con rate sempre crescenti. Grazie.

sabato, maggio 23, 2009

Democratici Anonimi

Ho avuto amici con questo problema, che io per fortuna sono riuscito a scampare. Votare Partito Democratico. Ma se ne può uscire, se non si pensa di essere soli, di non avere altra possibilità. Sono molti gli italiani che l'hanno presa in quel posto, e adesso hanno paura di fare outing, di ammettere il loro problema, di parlarne con qualcuno.
...ma adesso, c'è un gruppo nato apposta. Democratici Anonimi.

giovedì, maggio 07, 2009

Il Decreto Abracadabra

di MASSIMO GIANNINI

I trucchi del "decreto abracadabra" ricostruzione diluita in 23 anni
Impegni solenni, progetti altisonanti. Garantiti dalle solide certezze del presidente del Consiglio. Ma se scorri il testo del provvedimento, ti accorgi che lì dentro di veramente solido c'è poco e niente.

Tutto balla, in quello che è già stato ribattezzato il "Decreto Abracadabra" . Le cifre, innanzitutto. Dopo il Consiglio dei ministri straordinario del 23 aprile, Berlusconi e Tremonti avevano annunciato uno stanziamento di 8 miliardi per la ricostruzione dell'Abruzzo: 1,5 per le spese correnti e 6,5 in conto capitale. A leggere il decreto 39, si scopre che lo stanziamento è molto inferiore, 5,8 miliardi, ed è spalmato tra il 2009 e il 2032. Di questi fondi, 1,152 miliardi sarebbero disponibili quest'anno, 539 milioni nel 2010, 331 nel 2011, 468 nel 2012, e via decrescendo, con pochi spiccioli, per i prossimi 23 anni. Da dove arrivano queste soldi? Il governo ha spiegato poco. Il premier, ancora una volta, ha rivendicato il merito di "non aver messo le mani nelle tasche degli italiani". Il ministro dell'Economia si è fregiato di aver reperito le risorse "senza aumentare le accise su benzina e sigarette, senza aumenti di tasse, ma spostando i fondi da una voce all'altra del bilancio".

Il "Decreto Abracadabra" non aiuta a capire. Il capitolo "Disposizioni di carattere fiscale e di copertura finanziaria" dice ancora meno. Una prima, inquietante cosa certa (come recita l'articolo 12, intitolato "Norme di carattere fiscale in materia di giochi") è che la ricostruzione in Abruzzo sarà davvero un terno al lotto: 500 milioni di fondi dovranno arrivare, entro 60 giorni dal varo del decreto, dall'indizione di "nuove lotterie ad estrazione istantanea", "ulteriori modalità di gioco del Lotto", nuove forme di "scommesse a distanza a quota fissa". E così via, giocando sulla pelle dei terremotati. Un "gioco" che non piace nemmeno agli esperti del Servizio Studi del Senato: "La previsione di una crescita del volume di entrate per l'anno in corso identica (500 milioni di euro) a quella prevista a regime per gli anni successivi - si legge nella relazione tecnica al decreto - potrebbe risultare in qualche modo problematica" .

Una seconda, inquietante cosa certa (come recita l'articolo 14, intitolato "Ulteriori disposizioni finanziarie" ) è che altre risorse, tra i 2 e i 4 miliardi di qui al 2013, dovranno essere attinte al Fas, il Fondo per le aree sottoutilizzate, che dalla Finanziaria in poi è diventato un vero Pozzo di San Patrizio, dal quale il governo pompa denaro per ogni emergenza, senza che si capisca più qual è la sua vera dotazione strutturale.
E questo è tutto. Per il resto, la copertura finanziaria disposta dal decreto è affidata a fonti generiche e fondi imprecisati: dai soldi dell'Istituto per la promozione industriale (trasferiti alla Protezione civile per "garantire l'acquisto da parte delle famiglie di mobili ad uso civile, di elettrodomestici ad alta efficienza energetica, nonché di apparecchi televisivi e computer") al trasferimento agli enti locali dei mutui concessi dalla Cassa depositi e prestiti.

A completare il gioco di prestigio contabile, non poteva mancare il solito, audace colpo a effetto, caro ai governi di questi ultimi anni: altri fondi (lo dice enfaticamente il comma 4 dell'articolo 14) potranno essere reperiti grazie alle "maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale, anche internazionale, derivanti da futuri provvedimenti legislativi" . Insomma, entrate scritte sull'acqua. A futura memoria. E a sicura amnesia.

Ma non è solo l'erraticità dei numeri, che spaventa e preoccupa nel "Pacchetto Ricostruzione" . A parte gli interventi d'emergenza, ci sono altri due fronti aperti e dolenti per le popolazioni locali. Un fronte riguarda l'edificazione delle case provvisorie ("a durevole utilizzazione" , secondo la stravagante formula del decreto) che dovrebbero garantire un tetto ad almeno 13 mila famiglie, pari a un totale di 73 mila senza tetto attualmente accampati nelle tendopoli. I fondi previsti per questi alloggi (nessuno ancora sa se di lamiera, di legno o muratura) ammonterebbero a circa 700 milioni. Ma 400 risultano spendibili quest'anno, 300 l'anno prossimo.

Questo, a dispetto del giuramento solenne rinnovato dal Cavaliere a "Porta a Porta" di due giorni fa, fa pensare che l'impegno di una "casetta" a tutti gli sfollati entro ottobre, o comunque prima del gelo invernale, andrà inevaso. Quasi la metà di loro (secondo il timing implicito nella ripartizione biennale dei fondi) avrà un tetto non prima della primavera del prossimo anno.

Un altro fronte, persino più allarmante, riguarda la ricostruzione delle case distrutte. Il governo ha annunciato "un contributo pubblico fino a 150 mila euro (80 mila per la ristrutturazione di immobili già esistenti), a condizione che le opere siano realizzate nel rispetto della normativa antisismica" .

Basterà presentare le fatture relative all'opera da realizzare, e a tutto il resto penserà Fintecna, società pubblica controllata dal Tesoro, che regolerà i rapporti con le banche. Detta così sembra facilissima. Il problema è che quei 150 mila euro nel decreto non ci sono affatto. Risultano solo dalle schede tecniche che accompagnano il provvedimento. E dunque, sul piano legislativo, ancora non esistono. Non basta. Sul totale dei 150 mila euro, il contributo statale effettivo sarà pari solo a 50 mila euro. Altri 50 mila saranno concessi sotto forma di credito d'imposta (dunque sarà un risparmio su somme da versare in futuro, non una somma incassata oggi da chi ne ha bisogno) e altri 50 mila saranno erogati attraverso un mutuo agevolato, sempre a carico della famiglia che deve ricostruire, che dunque potrà farlo solo se ha già risparmi pre-esistenti. Se questo è lo schema, al contrario di quanto è accaduto per i terremoti dell'Umbria e del Friuli, i terremotati d'Abruzzo non avranno nessuna nuova casa ricostruita con contributo a fondo perduto. Anche perché nelle schede tecniche del decreto quei 150 mila euro sono intesi come "limite massimo" dell'erogazione. Ciò significa che lo Stato declina l'impegno a finanziare la copertura al 100% del valore dell'appartamento da riedificare.

Nel "Decreto Abracadabra" , per ora, niente è ciò che appare. Man mano che si squarcia la cortina fumogena della propaganda, se ne cominciano ad accorgere non solo i "soliti comunisti-sfascisti " dell'opposizione come Pierluigi Bersani (che accusa l'esecutivo di trattare gli aquilani come "terremotati di serie B"), ma anche amministratori locali come Stefania Pezzopane, o perfino presidenti di Confindustria come Emma Marcegaglia, che l'altro ieri a L'Aquila ha ripetuto "qui servono soldi veri". C'è un obbligo morale, di verità e di responsabilità , al quale il governo non può sfuggire. Lo deve agli abruzzesi che soffrono, e a tutti gli italiani che giudicano. L'epicentro di una tragedia umana non può essere solo il palcoscenico di una commedia politica.

giovedì, aprile 16, 2009

Niente elemosine

Condivido e pubblico.

Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo.
So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede.
Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.
Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no – stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera.
Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.
Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull’orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l’uno con l’altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.
Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo.
Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.
C’è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato – come tutti gli altri – da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n’era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di “new town” e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: “new town”. Dove l’ha preso? Dove l’ha letto? Da quanto tempo l’aveva in mente? Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce “new town”. E’ un brand. Come la gomma del ponte.

Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che “in questo momento serve l’unità di tutta la politica”. Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c’è.
Io non lo do, l’euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa?
A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po’ dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.
Poi ci fu l’Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata.
Dopo l’Irpinia ci fu l’Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.
Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L’Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.
Ecco, nella nostra città, Marsala, c’è una scuola, la più popolosa, l’Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d’affitto fino ad ora, per quella scuola, dove – per dirne una – nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C’è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.
Ecco, in quei milioni di euro c’è, annegato, con gli altri, anche l’euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l’sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto.
Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l’alibi per non parlare d’altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all’opposizione) perché c’è il terremoto. Come l’11 Settembre, il terremoto e l’Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.
Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.
Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire “in Giappone non sarebbe successo”, come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know–how del Sol Levante fosse solo un’ esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all’atto pratico.
E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c’è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d’altronde.

- Giacomo di Girolamo

giovedì, aprile 09, 2009

Studio Aperto, Giuliani e il Terremoto



Non commento il video qui sopra, si commenta da solo. Ma voglio aggungere qualcosa.
In queste ore il conto delle vittime del terremoto in Abruzzo si sta avvicinando ad una cifra reale e stabile: più di 270 morti. Centinaia sono i feriti, anche gravi (ogni volta che si parla di "feriti" uno si immagina un tizio con una escoriazione sulla testa che parla al cronista di turno... ma se non sei morto, sei ferito, e bisognerebbe dare a questa parola un valore assai più drammatico). Migliaia le persone che non hanno più una casa, e molte di loro hanno perso molto di più.
Di fronte a questi momenti, è inutile schifarsi del circo politico che gira in televisione, una specie di gara a chi è più prodigo nelle promesse. Ci sono centinaia di volontari che stanno aiutando le vittime del terremoto a riprendersi da quanto è accaduto, ma non appena la notizia scivolerà via dai telegiornali, ci sarà davvero bisogno di una mano. Spero che in molti, quest'estate, si ricordino degli abitanti di L'Aquila, perché sarà allora che ci sarà bisogno di sentirli vicini, anche solo dal punto di vista umano. Fra tre mesi le loro case non saranno risorte, ma l'enfasi della catastrofe avrà abbandonato gli schermi e anche i discorsi dei politici, visto che la campagna elettorale "scade" a Maggio. Facciamoci vivi.

giovedì, aprile 02, 2009

Planescape 4a edizione

Non so se la Wizards avesse intenzione di proporre la 4a edizione spalmandola su così tanti anni di uscite programmate da averlo messo in conto già da subito, ma quando è uscito il Manuale del Giocatore 2, mi è sembrato che le cose andassero meglio. La 4a edizione, rispetto alla 3a, perdeva in caratterizzazione del personaggi, in tanti modi (come avevo scritto qui). Adesso, con una seconda ondata di classi e di razze da giocare, il pericolo di trovarsi due avventurieri praticamente identici (sulla carta) nello stesso gruppo, sono minimizzate. La 4a edizione propone praticamente solo 4 classi, mascherateè da "ruoli": assalitore, difensore, controllore, guida. In ogni gruppo dovrebbe esserci un elemento di ognuno. All'inizio dire "controllore" era come dire "mago", ma se la Wizard continuerà a inondarci di nuove classi per ogni ruolo, allora alla fine ogni gruppo avrà un controllore diverso, e un minimo di varietà sarà garantita, salvando la 4a edizione dall'accusa di proporre party-fotocopia (almeno in parte, è ovvio).

In ogni caso, io ho iniziato una campagna di Planescape alla 4a edizione. Molti dei miei giocatori si sono messi le mani nei capelli, quando l'ho annunciata. Quarta edizione e Planescape per loro suonava come un ossimoro: un'edizione che tenta di ammazzare il roleplay applicata ad un'ambientazione che lo amplifica. Invece è andata benissimo. Anzi, le meccaniche della 4a edizione si applicano a Planescape con una facilità che quelle della terza non concedevano, e questo perché i meccanismi regolistici della 4a sono essenziali e molto poco realistici, lasciando molto lavoro al DM che deve quindi plasmarli al suo tipo di gioco. Faccio un esempio: un potere stupido di primo livello attacca e causa danni da veleno: non c'è ambientazione più adatta di Planescape per immaginare una mago che genera un vortice di serpenti che mordono l'avversario. Anche se questa descrizione può essere (dovrebbe essere) utilizzata indipendentemente dal contesto, in Planescape le descrizioni, l'atmosfera, il "flavour" ha un'importanza prominente, quindi avere un regolamento scheletrico che necessita di essere "descritto" per funzionare, in qualche modo lo rende adatto al compito.

Naturalmente le miniature sono state uno dei primi problemi che ho dovuto affrontare. Ho reintrodotto i tasselli per rappresentare mostri e PG, sapendo che le miniature vere e proprie hanno una spaventosa capacità: quella di ridurre la voglia dei giocatori di "immaginarsi" se stessi e i mostri. E poi si combatte sporadicamente... una volta a sessioni, se voglio movimentarla un po', altrimenti è il roleplay che la fa da padrone.

Per questo lo scoglio più grande che ho incontrato riguarda proprio le abilità. Possibile che non esista un'abilità di "indagine" basata su Intelligenza, come era Cercare nella 3a edizione?

sabato, marzo 28, 2009

Ricevo, apprezzo e pubblico

Daniele mi ha spedito questa sua riflessione. La condivido con voi.

Scusate... volevo dire altre 2 paroline sul testamento biologico. Parto da un articolo che è stato inviato alcuni giorni fa e che sottolineava in modo critico il fatto che la nuova legge ribadisse l'indisponibilità (oltrechè l'inviolabilità ) del diritto alla vita. In realtà mi sento di sottolineare tre volte questa cosa. Certo che il diritto alla vita è indisponibile: ma che vuol dire? Indisponibile vuol dire che non posso cedrlo a terzi, non posso venderlo. Non so facciamo un esempio: se in uno stato fosse sancita l'indisponibilità del diritto alla casa ( potremmo discutere se tale diritto sia sancito nella Costituzione italiana...ma vabbè) ciò vorrebbe dire che tutti devono poter avere ed abitare in una casa e nessuno potrebbe vendere la casa in cui abita. Ma se io decido di andarmene dalla casa in cui vivo? chi me lo impedisce? se voglio andare a convivere con alcuni amici? E' questo il punto: io rimango titolare del mio diritto alla casa ( "il dirito è mio" nessuno me lo può togliere nè io lo posso cedere) ma lo esercito come mi pare ( non sono obbòligato a starci). Certo con il diritto alla vita questo è più difficile e, anzi, il paragone potrebbe apparire inadeguato: dal momento in cui decido di non esercitare il mio diritto alla vita non ne sono manco più titolare ( e certo... sono morto!): Ma allora il punto centrale diventa un altro. Cedere il mio diritto alla vita ad un altro vuol dire consentirgli di decidre della mia vita... e della mia morte; di decidere fin quando ho diritto di viveree quando devo morire.
Davvero questa Legge sancisce l'indisponibilità del diritto alla vita? O forse mi obbliga a cederlo ad un altro( lo stato, il medico) ? ( mi sembrano domende retoriche)
Proprio grazie al fatto che il diritto alla vita è indisponibile la Signora Maria ha potuto decidere di non farsi amputare le gambe, accettando di morire in santa pace, senza temere che una sorta di "polizia sanitaria" la venisse a prendere a casa. Se però invece di beccarmi una malattia che mi lascia nella piena capacità di decidere ho la sfiga di finire in come allora non posso più decidere o, qualora l'evessi già fatto, la mia volontà viene annullata: qualcun altro decide il momento in cui mi tocca morire.
E allora? Perchè? Beh io penso che sia perchè ancora una volta si preferisce far sì che sia qualcun altro a decidere, qualcun altro a sceglier cos'è bene e male per gli altri, in fondo, è più semplice. Anche in questo modo, a mio parere, si è inferto un altro colpo alla Democrazia.
Buona Giornata
PS http://www.. biennaledemocraz ia.it/

venerdì, marzo 27, 2009

La democrazia in un taxi

di José Saramago, cuaderno.josesarama go.org, Portogallo

L
’eminente statista italiano di nome
Silvio Berlusconi, conosciuto anche come
“il Cavaliere”, ha appena partorito dal suo
cervello privilegiato un’idea che lo colloca in
maniera deinitiva in testa al plotone dei grandi
pensatori politici.
Per evitare i lunghi, monotoni e lenti dibattiti,
e per snellire le procedure, alla camera e al
senato, il Cavaliere vuole che siano i capigruppo
parlamentari a esercitare il potere di rappresentanza,
facendola inita anche con il peso
morto di alcune centinaia di deputati e senatori
che, nella maggior parte dei casi, non
aprono bocca per tutta la legislatura, se non
per sbadigliare.
A me, devo ammetterlo, sembra un’ottima
idea. I rappresentanti dei maggiori partiti, diciamo
tre o quattro, si riunirebbero in un taxi
per andare in un ristorante dove, davanti a un
lauto pasto, prenderebbero le decisioni del
caso. Dietro, ma in sella a una bicicletta, li seguirebbero
i rappresentanti dei partiti minori,
che mangerebbero al bancone, nel caso in cui
ci sia, o in un bar nelle vicinanze. Niente di più
democratico.
Sulla strada si potrebbe anche cominciare
a pensare a come liquidare questi imponenti,
arroganti e pretenziosi ediici chiamati camera
e senato, fonti di discussioni continue e spese
onerose che non aiutano il popolo. Di riduzione
in riduzione scommetto che arriveremmo
all’agorà dei greci. Ovviamente con l’agorà,
ma senza greci. Mi diranno che non bisogna
prendere sul serio questo Cavaliere. D’accordo,
ma il pericolo è che si finisca per non prendere
sul serio quelli che lo votano.

da Internazionale

martedì, marzo 17, 2009

Il senso estetico

Da Reuters:

"Del piano casa ne parleremo martedì o al massimo mercoledì con (il presidente Giorgio) Napolitano. E spero di poterlo varare venerdì", ha detto Berlusconi ai giornalisti, che gli chiedevano dei tempi del decreto che consentirà ai proprietari delle abitazioni di ampliarle con maggiore facilità di quanto non sia possibile oggi. Chi ricorrerà alle nuove opportunità edilizie, punta a migliorare, "non a ridurre il valore della sua casa", ha detto il premier parlando dell'asserita utilità del suo piano ad un evento di Confcommercio a Cernobbio. "Ho molta fiducia nel senso estetico degli italiani, che non è quello degli anni 40 e 50, è molto migliorato". "E ho fiducia nel senso di responsabilità dei professionisti che saranno chiamati a firmare i progetti".

A commentare 'ste cazzate, qualche immagine rubacchiata qua e là da internet, di recenti abitazioni che trasudano del buon gusto degli italiani e dei loro amici architetti.

Questa è a Capri. Sobria opera abusiva di gusto tutto italiano. Stile: transatlantico arenato.

Questa è direttamente dalla casa vacanze di Berlusconi. Sobrio anfiteatro in stile romano con palme, piscina e cactus immerso nel verde della Sardegna. Faccio notare che non c'è alcun abuso edilizio!!! Berlusconi è stato assolto per questa porcata. Si tratta solo di gusti di merda. Quelli di cui Berlusca si fida. Della serie: speriamo che gli italiani non abbiano il senso estetico che ha lui.

Questo discreto condominio si trova a Chieti. Complimenti al professionista. Si mimetizza perfettamente nella veduta del centro storico. Stanno raccogliendo firme per buttarlo giù.

Questo è a Motta di Livenza, dove hanno pensato bene di ristrutturare un vecchio edificio facendolo color puffo. Si tratta di un locale pubblico a ridosso della basilica francescana del sedicesimo secolo (segnalato qui).

Questo è un capannone industriale, che il buon gusto estitico dei proprietari ha spinto a mascherare da castelletto. Bellizzzzimo. A Ghemme di Piemonte.

Questo serbatoio, piazzato in maniera invisibile nel mezzo della strada, si trova in Toscana, presso il comune di Terricciola.

Questo è il santuario di Monte Grisa, sopra Trieste. Una schifezza di imponenti dimensioni che spezza il profilo dei monti soprastanti il golfo e che anche io e i miei amici non abbiamo potuto fare a meno di notare. Massì, lasciamo tutto in mano ai professionisti.

Ovviamente, tutto per decreto legge! Ampliarsi la villazza, è questione di emergenza nazionale. In culo alla Costituzione.