Belpietro dice che è giusto che Santoro se ne vada, perché è fazioso e quindi non è giusto pagarlo con i soldi di tutti, cioè con i soldi della televisione pubblica, che attraverso canone e tasse noi tutti partecipiamo a sostenere. Il Fatto Quotidiano risponde a Belpietro facendogli notare che Annozero fa guadagnare alla RAI, al netto delle spese, circa 6 milioni di euro a puntata. Al contrario il giornale di cui Belpietro è direttore, Libero, da sempre incassa finanziamenti pubblici.
Ma secondo me, la risposta del Fatto manca il punto della questione. Il punto reale della questione, è che una televisione pubblica, così come qualsiasi cosa pubblica, non deve essere neutrale, deve essere pluralista, generalista. Significa che non deve essere caratterizzata da una assenza di opinioni, bensì da una ricchezza di opinioni. Lo spettatore che si indigna ascoltando Santoro, deve avere la possibilità di cambiare canale e di trovare Ferrara sull'altra rete. Lo spettatore che schifa Porta a Porta, deve poter aspettare martedì per vedere Ballarò. Lo spettatore che detesta lo schifo di TG che è diventato il TG1 di Minzolini, deve potersi rilassare ascoltando notizie vere la domenica sera con Report. Questa è l'essenza del servizio pubblico: accontentare tutti, così tutti possono dirsi soddisfatti di pagare il canone.
La dipartita di Michele Santoro dalla RAI impoverisce il palinsesto, depaupera l'offerta informativa, svilisce il concetto di poter "ascoltare tutte le campane" che è alla base della democrazia.
Santoro ce lo vedremo comunque su LA7 ma non sarà la stessa cosa, perché LA7 non è una rete pubblica, non è vincolata ai doveri ai quali deve rispondere una televisione pubblica. Non ci si può incazzare se una tv privata non è pluralista, perché appartiene a qualcuno, mentre la televisione pubblica appunto appartiene a tutti. Grazie comunque a Belpietro e al Fatto Quotidiano per avermi dato lo spunto per esprimere le mie opinioni.
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