Un mese di tempo.
Paul aveva solo un mese per raggiungere il cuore del bosco e portare a termine la sua missione. Una missione che lo aveva impegnato per mesi, da quando aveva lasciato il tempio.
"Il richiamo per qualcosa di inesplorato può vincere sul buonsenso e sulla disciplina" Dicevano i suoi maestri. Ma Paul era sicuro di riuscire, di trovare un albero Amaranto e poterlo toccare. Molti avevano tentato, prima di lui, pochi erano riusciti, e qualche volta le loro speranze si erano tramutate in illusioni. Ma Paul aveva fede, aveva forza d'animo.
O perlomeno l'aveva quando iniziò la sua ricerca. Il bosco delle nebbie. Aveva perso giorni e giorni tra gli alberi dalle foglie grigie che crescevano in quel posto. L'unica luce era quella dell'alba e del tramonto, poi la foschia inghiottiva il sole e le giornate si ripetevano tutte identiche. Niente pioggia, niente vento. Solo il sussurrio sommesso delle fronde scosse da forze misteriose, o forse da creature invisibili.
Era riuscito ad uscirne, per un attimo. Stremato si era trascinato alla locanda più vicina, era rimasto privo di sensi per giorni. Ed ora, mentre le dita delle sue mani ricominciavano a rispondere alla sua volontà, mentre la paralisi lentamente svaniva, solo ora si rendeva conto che aveva rinunciato a tutto per un sogno... e poi aveva lasciato che il sogno svanisse.
Doveva tornare nel bosco. Prima della festa di autunno, prima che lo trovassero, prima che il Beholder tornasse a cercarlo. Toccare l'albero di Amaranto, permettere ai propri sogni di mettere radici... completare la sua cerca una volta per tutte.
Strinse le dita in un pugno. Strinse così forte che ebbe la sensazione di sentirle quasi fratturarsi. Poi mosse il braccio, riuscì a farlo, e a girare il piede, e rivolse gli occhi in alto, fissò le travi del soffitto... e gridò a squarciagola. L'oste e numerose altre persone accorsero, nonostante fosse quasi l'alba.
"Per la grandezza del cielo! Messere, cosa succede?"
Paul si accasciò al suolo, stremato. Gli ospiti della locanda che si erano svegliati lo circondarono, mentre l'oste gli sollevò la testa. Chiese ad uno dei presenti di portare una brocca di acqua fresca e di chiamare un guaritore.
"No... non ce n'è bisogno... - mormorò il paladino, ritrovando la voce nel profondo della gola - C'era un beholder, mi aveva... paralizzato... ma ora sto bene... ho solo bisogno di riposare."
Il proprietario sgranò gli occhi e spalancò la bocca. Quei pochi denti che aveva ancora in bocca sembravano tremare. Arrivò la brocca di acqua, ne versarono un po' sulle labbra di Paul. Poi lo appoggiarono al muro del corridoio e si divisero per pattugliare le strade, alla ricerca del mostro.
"Non lo troverete, è andato via." Li avvertì Paul.
Si fermarono.
"Come lo sapete?"
"Cercava me. Ma non era ancora il momento."
"Il momento... per cosa?" chiese uno degli ospiti, che aveva già impugnato una spada corta.
"Il mio momento." Rispose il paladino. Strinse il suo simbolo sacro, e si alzò in piedi.
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