Se cercate sul sito Rai qualche puntata di Satyricon, scordatevela. La Rai non le ha mai messe online. Potete scaricare Vespa, Floris e anche Report, ma non Satyricon. Così, se avete perso la puntata in cui Luttazzi invitò Travaglio a parlare di Berlusconi, non la potrete mai più rivedere. Così come sarà impossibile per voi cercare di ottenere per via ufficiale l'ultima intervista di Paolo Borsellino prima di saltare in aria... O vedere in televisione i numerosi documentari sul nostro premier che vengono realizzati all'estero... anche se doppiati in italiano dalla tv svizzera!
Beh, ho deciso di aiutarvi.
Ho aggiunto qui a sinistra un piccolo banner intitolato "Chi è Silvio Berlusconi?".
Se ci cliccate sarete teletrasportati in una piccola "isola di libertà"... come tante ce ne sono ancora su internet, unico mezzo ancora veramente libero esistente. Su quest'isola troverete tutti i documenti che cercavate sul nostro attuale premier. Se non li passano in televisione un motivo ci sarà. Scopritelo.
martedì, novembre 29, 2005
martedì, novembre 22, 2005
I caduti di Nassiriya
Non sono d'accordo a trasformare in martire ogni caduto. Meno ancora a trasformarlo in eroe.
In Italia i caduti della seconda guerra mondiale sono stati tantissimi. Erano martiri? No. Erano eroi? Qualcuno.
C'è differenza tra caduto (o vittima), martire ed eroe. Tutti e tre possono essere onorati, a tutte e tre possono essere intitolate vie, piazze, viali e per tutti e tre possono essere costruiti monumenti.
Non esiste una città in Italia, credo, che non abbia in monumento ai caduti.
Tralasciando il discorso degli eroi, la differenza tra una vittima e un martire sta nel contesto della morte. Un martire è chi muore per mettere in luce un ideale che la società non riconosce o non considera. La sua morte illumina quell'ideale, e da allora si guarda quell'ideale con occhi nuovi. I martiri cristiani venivano trucidati perché credevano nel vangelo, che la società ripudiava. Allo stesso modo se un terrorista si ribella alla sua fazione e viene ucciso per questo, è un martire. Se un giudice denuncia la mafia che inquina il sistema di cui fa parte e con cui ha a che fare ogni giorno, e viene ucciso, è un martire. Se un carabiniere si ribellasse alla guerra che viene portata avanti violando la costituzione su cui ha giurato, e venisse ucciso, sarebbe un martire.
Ma un carabiniere che salta in aria mentre è in missione con il beneplacito del sistema, non è un martire... è una vittima. Lo è come lo sarebbe un pompiere che muore per il crollo di un palazzo in fiamme. O come lo sarebbe una guardia forestale che viene sbranata da un orso. O come una guardia giurata che viene uccisa da un rapinatore.
Un sindaco ha negato una via ai "Martiri di Nassiriya", l'ha intestata invece ad Arafat (premio nobel per la pace). Ha spiegato che non erano martiri ma caduti. Fossi stato in lui avrei semplicemente proposto la targa "Caduti di Nassiriya" anziché cambiare completamente l'intestazione. La sua colpa non è nelle motivazioni, ma in come ha agito in proposito, dando il via al solito caso inesistente.
In Italia i caduti della seconda guerra mondiale sono stati tantissimi. Erano martiri? No. Erano eroi? Qualcuno.
C'è differenza tra caduto (o vittima), martire ed eroe. Tutti e tre possono essere onorati, a tutte e tre possono essere intitolate vie, piazze, viali e per tutti e tre possono essere costruiti monumenti.
Non esiste una città in Italia, credo, che non abbia in monumento ai caduti.
Tralasciando il discorso degli eroi, la differenza tra una vittima e un martire sta nel contesto della morte. Un martire è chi muore per mettere in luce un ideale che la società non riconosce o non considera. La sua morte illumina quell'ideale, e da allora si guarda quell'ideale con occhi nuovi. I martiri cristiani venivano trucidati perché credevano nel vangelo, che la società ripudiava. Allo stesso modo se un terrorista si ribella alla sua fazione e viene ucciso per questo, è un martire. Se un giudice denuncia la mafia che inquina il sistema di cui fa parte e con cui ha a che fare ogni giorno, e viene ucciso, è un martire. Se un carabiniere si ribellasse alla guerra che viene portata avanti violando la costituzione su cui ha giurato, e venisse ucciso, sarebbe un martire.
Ma un carabiniere che salta in aria mentre è in missione con il beneplacito del sistema, non è un martire... è una vittima. Lo è come lo sarebbe un pompiere che muore per il crollo di un palazzo in fiamme. O come lo sarebbe una guardia forestale che viene sbranata da un orso. O come una guardia giurata che viene uccisa da un rapinatore.
Un sindaco ha negato una via ai "Martiri di Nassiriya", l'ha intestata invece ad Arafat (premio nobel per la pace). Ha spiegato che non erano martiri ma caduti. Fossi stato in lui avrei semplicemente proposto la targa "Caduti di Nassiriya" anziché cambiare completamente l'intestazione. La sua colpa non è nelle motivazioni, ma in come ha agito in proposito, dando il via al solito caso inesistente.
giovedì, novembre 17, 2005
Lord of War
Mercoledì sono stato alla prima del film Lord of War, il film di Andrew Niccol con Nicholas Cage che uscirà domani nelle sale. Alla promozione della pellicola è stata associata la campagna Controlarms, della quale sono un accanito sostenitore.
Il film è veramente molto bello e soprattutto, molto incisivo. Non sorprende che la produzione abbia fatto fatica a raccogliere i fondi, e che in USA sia stato molto osteggiato. La scena iniziale, ad esempio, tra un titolo e l'altro, mostra la storia di un proiettile, dalla sua nascita nella fabbrica al trasporto in una cassa verso un paese dell'Africa... dove sarà caricato in un fucile e finirà per spappolare il cervello a un ragazzino.
La storia è quella di Yuri Orloff, un venditore di armi privato che compra armi da chi ne ha troppe (regimi in declino, governi che ne hanno in eccedenza, territori di guerra dove sono rimaste ni magazzini e, naturalmente, dai paesi produttori) per rivenderle a chi ne fa richiesta: eserciti privati, mercenari, dittatori... Ovunque c'è un conflitto c'è guadagno. L'Africa è una miniera d'oro da questo punto di vista.
La trama non annoia eppure il film dice tutto ciò che c'è da sapere per odiare profondamente quello che tutti i giorni succede nel mondo. Armi vengono prodotte, armi vengono esportate e vendute, armi uccidono migliaia di persone mentre altre si arricchiscono sfruttando le necessità di proiettili nei paesi travolti dalle guerre senza fine.
"Le vere armi di distruzione di massa - dice Ethan Hawk, che impersona un agente dell'Interpol - non sono i missili nucleari. Quelli tendono a starsene immobili nei silos. Nove persone su dieci che vengono uccise lo sono da armi leggere."
Magari Niccol e Cage non hanno fatto ancora la foto per la petizione, ma di sicuro ci hanno messo la faccia. Il film non è antiamericano né vago... arriva dritto ad accusare chi ha le responsabilità in materia: i governi di quelle nazioni che producono ed esportano tonnellate di morte. Le stesse che che fanno parte dell'ONU. L'Italia è la seconda esportatrice e la quarta produttrice di armi. La nostra 185/90, nonostante i continui smantellamenti subiti in questi quindici anni, resta una delle leggi migliori nel mondo per quel che riguarda il controllo del commercio delle armi, ma è aggirabile ed offre grosse libertà alle esportazioni di armi leggere.
"E' tutto legale!" Spiega Cage alla moglie, quando lei scopre che vende armi.
"Forse è legale. Ma è sbagliato." Le risponde lei.
E grazie all'aiuto del "più grosso esportatore di armi al mondo", anche quando Yuri viene arrestato, torna velocemente in libertà. "Un male necessario" si definisce. E al poliziotto che lo aveva beccato, una promozione.
sabato, novembre 12, 2005
Moderatore
Da qualche giorno ho avuto l'incarico di gestire il sito di Extreme Fantasy e di svolgere le funzioni di moderatore per il relativo forum. E' un incarico che svolgo con tranquillità e gioia. Nel frattempo... avete comprato Nephandum?
martedì, novembre 01, 2005
Lucca Comics & Games 2005
Sabato e Domenica sono stato a Lucca per visitare la città (che non avevo mai visto) e la mostra dei fumetti più importante d'Italia, Lucca Comics & Games 2005. Assieme a Paola, Federico, Alessandra e Anna ci siamo infilati nella bolgia infernale della fiera: un'esposizione densa non solo di eventi ma anche (e soprattutto) di stand e di visitatori.
Durante la mostra la 25edition ha presentato Nephandum, un manuale-accessorio per D&D al quale ho collaborato anche io (http://www.extremefantasy.it). Ho conosciuto di persona gli autori del manuale e anche alcuni ragazzi del forum della casa editrice.
A Lucca Games c'erano tornei di giochi di carte, di giochi di ruolo, di wargames... e c'erano autori e disegnatori disposti a firmare le loro opere o discutere del più e del meno. Sul palco i gruppi cantavano canzoni di cartoni animati, mentre i visitatori sfoggiavano i costumi dei loro eroi preferiti (o semplicemente giravano vestiti come il loro personaggio di Dungeons & Dragons). Ho comperato Eberron, l'ultima ambientazione per D&D, e diversi DVD a buon prezzo.
Abbiamo anche visitato la cittadina. Non avevo mai visto Lucca ma è veramente uno splendore, e non solo per le chiese, ma anche semplicemente per la concezione del centro storico, circondato da mura e ancora saturo dell'atmosfera medievaleggiante di un tempo.
Peccato per le pizze surgelate vendute al doppio del prezzo di quelle fresche, ma credo che sia un problema comune a tutte le città turistiche, da Roma in sù.
Appena tornato ho anche aggiornato il mio sito (http://www.pauldeggan.it), ma credo che il prossimo anno tornerò a Lucca solo se avrò una motivazione buona almeno come quella di quest'anno.
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