Qualche mese fa, con un unico colpo di portafogli, mi sono portato a casa de giochi, Ico e il suo seguito, Shadow of the Colossus. Su quest' ultimo vorrei spendere qualche riga. L'ho finito già quattro volte (ebbene sì, di seguito) e non smette di stupirmi. Un gioco inconsueto, sicuramente originale, che riesce ad essere poetico e pieno di azione nel contempo.
Quando gioco a D&D, quasi esclusivamente rivesto il ruolo del Dungeon Master. Ci sono sicuramente due aspetti essenziali del fantasy che non si riesce mai a rendere quando si gioca di ruolo e che quindi, In quanto DM, mi mancano.Uno di essi è la frenesia dell'azione. Per quanto si vuole un combattimento è frammentato da lanci di dadi, descrizioni (essenziali) e dichiarazioni di intenti. Uno scontro di pochi minuti si sviluppa in ore di gioco. Si, certo è avvincente, è emozionante, ma non è frenetico, non è adrenalinico.
Un'altra cosa è l'aspetto visivo di alcuni momenti. Quasi tutti i (bravi) Master sanno descrivere alla perfezione le scene importanti, ma altrettanto bene evitano (e devono evitare) di annoiare i giocatori con descrizioni minuziose dei paesaggi e dell'ambiente che incontrano quando si spostano, inevitabilmente, da una scena all'altra. Eppure lì c'è il mondo. Le città, i paesaggi all'aperto, il sole sulle scogliere distanti. Non si può e non si deve, per amore di gioco, indugiare troppo su questi dettagli... ma poi il DM si ritrova a immaginarseli da solo senza averli potuti descrivere.
Ecco quindi che arriva Shadow of the Colossus. Un gioco che essenzialmente si basa su due elementi: viaggi solitari nelle sconfinate lande maledette della terra dei colossi e scontri titanici con i giganteschi avversari. Tutto quello di cui c'è bisogno per ricordarsi che i videogiochi hanno potenzialità diverse e talvolta complementari al gioco di ruolo, e che viceversa giocare ad un videogioco non sostituirà mai una partita a D&D.
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