Stamattina esco e compro il giornale. Compro il Corriere, perché Manifesto e Fatto non sono in edicola il lunedì. Per un euro mi caricano di mezza Amazzonia, cioè 50 pagine di giornale più corriere economia più corriere motori. Ringrazio madre natura e vado a leggermi il giornale al bar. E in prima pagina trovo
Alberoni.
Adesso, io non ho mai considerato Francesco Alberoni una cima, anzi mi pare che di cagate ne scriva parecchie. Ma stavolta vale la pena considerarlo, e non per l'opinione che esprime -del tutto legittima- bensì per come la scrive, e per il fatto che io le stronzate che ho trovato scritte da Alberoni le conoscevo già. Le avevo già sentite al baretto la mattina, durante la fila alle poste, mentre passeggiavo per strada, prendendo un pezzo di pizza sul viale. Sono le stronzate che dicono tutti. I luoghi comuni del paese. Alberoni le sintetizza e le fa proprie con maestria encomiabile, ed ecco che il suo pezzo, in prima pagina sul corriere, diventa la "summa" del sentire italiota generale riguardo l'argomento più "piccante" del momento: crocefisso sì o crocefisso no? Parliamone. Con Alberoni.
Tralasciando il titolo (ve lo lascio scoprire), l'articolo esordisce così:
I giudici di Strasburgo hanno proibito l’esposizione del crocifisso nelle scuole. Alla Turchia proibirebbero la mezzaluna e a Israele la stella di Davide. E già qualcuno chiede di sopprimere il Natale e, con la stessa logica, Yom Kippur e Ra madan. Tutto nel nome della laicità dello Stato.
Innanzitutto notate la parabola ascendente delle prime righe. Suppongo che quella di Alberoni fosse ironia, ma io trovo il tutto davvero grottesco. A Strasburgo decidono che il crocefisso non va esposto nelle scuole (pubbliche, aggiungerei, il privato fa quello che gli pare), e Alberoni suggerisce che allo stesso modo nei paesi musulmani proibirebbero la mezzaluna, e in quelli ebraici la stella di Davide. Beh, forse. Ma solo nelle scuole pubbliche, e solo se lo stato è laico. Strasburgo dice: siccome gli stati europei si dicono laici e la scuola è pubblica (tanto dei cristiani, quanto dei musulmani o dei buddisti, per dire) allora è ingiusto che si esponga il simbolo di un solo credo religioso, anche se è quello professato, almeno sulla carta, dalla maggior parte degli alunni. Non è la stessa cosa che abolire la mezzaluna andare in uno stato dove la scuola pubblica è confessionale, il diritto si basa sul Corano e non c'è una divisione tra stato e religione, caro Alberoni.
Per non parlare poi della colossale cazzata che segue, sull'abolizione del Natale o del Ramadan. Anche qui Alberoni si fa portavoce della banalità e del luogo comune. E aggiunge: "con la stessa logica". Quale stessa logica??? La logica per la quale Strasburgo ritiene che non si debba esporre la croce nelle scuole pubblico, secondo Alberoni, finirà per abolire il Natale??? O Alberoni è un coglione, oppure ha frainteso la logica che c'è dietro alla decisione di Strasburgo. Vedete voi.
In un’Europa multietnica e multireligiosa sono importantissime le vecchie nazioni e le formazioni che vivono attorno a valori, norme, simboli tradizionali. Proibire i loro simboli perché irritano, turbano, danno fastidio a un individuo qualsiasi, significa impedire a intere comunità di continuare a essere se stesse, negare il pluralismo.
E qui siamo al capolavoro del voltafrittate. Secondo Alberoni la sentenza di Strasburgo è contro il pluralismo. Il punto è che Alberoni vive nel dopoguerra, vive in un Italia dove se prendi la metropolitana al mattino non ti ritrovi in un vagone pieno di algerini, marocchini, albanesi, turchi, indiani, cinesi, senegalesi. Vive in un paese dove alle elementari le classi non sono composte per un terzo da figli di immigrati o di stranieri. Vive in una nazione dove gli operai, i manovali e i preti non sono lavori quasi completamente occupati da cittadini che non sono italiani da più di dieci o vent'anni. Dove cazzo vive Alberoni??? Se Alberoni volesse davvero il multiculturalismo, si batterebbe affinché a fianco al crocefisso ci fosse pure la mezzaluna, la stella di Davide, la statua di buddha e perché no, anche Quelo. L'Italia è già multireligiosa e pluralista. Sono le sue aule scolastiche che non lo sono, perché espongono solo un simbolo religioso. E siccome una sfilata di simboli religiosi in ogni aula sarebbe ridicola (anche perché allora l'unico a non essere rispettato sarebbe quello che non è religioso), Strasburgo ha sentenziato: meglio niente simboli religiosi.
La storia ci dice che il pluralismo vie ne negato da tutti coloro che vogliono di struggere il passato per realizzare una utopia. Gli spagnoli hanno annientato le civiltà precolombiane, la Rivoluzione francese ha cambiato persino il nome agli anni e ai mesi. I comunisti sovietici hanno imposto l’ateismo. Negli Stati to talitari islamisti vieni arrestato se mo stri una Bibbia o un Vangelo. L’utopia porta al totalitarismo.
Qui siamo quasi al vertice dell'opera. La corte di Strasburgo viene paragonata a una dittatura assolutista e totalitaria, che vuole imporre il pensiero unico. Se non fosse ridicolo, sarebbe drammatico. Io personalmente ho riso molto, l'ho trovato talmente idiota da essere quasi imbarazzante... In prima pagina sul Corriere!!! Sicché una sentenza che dice essenzialmente che non si può imporre agli alunni di una classe un solo simbolo religioso, meglio non imporne nessuno, diventa per Alberoni un'azione violenta e criminale con la quale si vuole cancellare l'identità di fede di milioni di cittadini. Come commentarla? Proseguiamo oltre. Faccio comunque notare che Alberoni cita ben quattro tipi di assolutismo totalitario e violento del passato e del presente, infilandoci la Rivoluzione Francese come esempio negativo (perché ha cambiato il nome agli anni e ai mesi del calendario, eh già) e "dimenticandosi" degli orrori della shoah. Chissà come mai.
Questo vuol dire che i filosofi, i giuristi dei diritti dell’individuo hanno una mentalità totalitaria? Se vogliono realizzare l’utopia di impedire che qualsiasi in dividuo possa essere turbato dal comportamento reale o simbolico di qualsiasi altro sì. Per accontentare tutti devono proibire tutto: gli usi, i costumi, i valori, perfino le lingue degli altri popoli. Mentre i grandi imperi persiano, romano, inglese lasciavano vivere i culti, le tradizioni e le lingue locali, i nostri utopisti sono spietati. Non solo sulle dimensioni dei piselli e delle arance, ma sui simboli religiosi e persino sul linguaggio. In certi Paesi non puoi dire «sesso» ma devi dire «genere» perché qualcuno si offende.
Dopo le cazzate del precedente paragrafo, Alberoni è sicuro che il lettore lo seguirà verso sentieri sempre più illogici e preoccupanti, e si inerpica in una serie di ragionamenti del tutto fuori luogo. Parla di regimi che impediscono alla singola persona di esprimere opinioni, di mostrare simboli, di promuovere i propri valori. Insomma la sentenza di Strasburgo è senza senso, perché se un alunno di un'altra fede religiosa si sente offeso dal crocefisso in aula e questo viene dichiarato illegittimo, poi si passerà ai crocefissi nelle piazze e nelle vie, e poi a quelli nelle case, e poi a quelli che indossiamo!!! OH CIELO!!! Fuggite!!! L'apocalisse!!!
Anche qui, possiamo farci due risate e mandarlo a cagare. Se uno per strada indossa un crocefisso d'oro di mezzo metro al collo, nessuno gli dirà mai niente. E nemmeno se sul balcone di casa sua issa una statua di Cristo di un metro con luminarie che la circondano. E sapete perché? Perché ognuno è libero di fare il cazzo che gli pare, a casa sua, e anche riguardo alla sua persona. Il problema si pone nei locali pubblici, ovvero nei locali che appartengono allo stato e che dovrebbero quindi essere rispettosi di tutti coloro che li frequentano. Adesso andate a spiegarlo a Alberoni, che sta ancora lì, sulla prima pagina del Corriere.
Dopo un totalitarismo giacobino, marxista, nazista e musulmano potrebbe nascere un totalitarismo eurocratico. Sbandierando le sue promesse utopiche, distrugge le istituzioni del passato e impone il suo potere. Ammaestrati dalla storia, cerchiamo di impedire che accada, restiamo vigili e diffidenti. Siamo europei, ma per favore, conserviamo le nostre tradizioni, il nostro linguaggio, sì, perfino le nostre debolezze, i nostri pregiudizi. E se ci impongono a forza qualcosa, diciamo di no.
Il magnifico racconto di fantascienza di Francesco Alberoni si conclude con un richiamo all'orgoglio nazionale, per far fronte all'avanzata del potere di Strasburgo! Strasburgo, che ha tentato di difendere il diritto di ogni alunno di andare in una scuola pubblica e aconfessionale, diventa l'araldo di un nuovo totalitarismo, che dopo quello giacobino, marxista, nazista e musulmano si impone sul diritto degli Italiani di far pesare la "fede nazionale" sugli alunni di ogni confessione! Che magnifica storia. E non dimentichiamo di salvaguardare -si raccomanda Alberoni in chiusura- anche i nostri pregiudizi! Eh, anche quelli sono importanti. Così anche gli altri potranno conservare quello loro su di noi: italiano pizza, mafia e mandolino! Evviva i pregiudizi! Facciamone una bandiera!
Adesso un momento di riflessione. Voglio chiarire una cosa: io in fondo sono favore del crocefisso nelle aule. Cioè, se dovessi decidere qui su due piedi, lo toglierei, ma se si comprendesse meglio cosa rappresenta, non ci vedrei niente di male a lasciarlo lì. E per "quello che rappresenta" non intendo certo la sequela di cazzate che ha vomitato sulla carta Francesco Alberoni. E' che bisognerebbe insegnare agli alunni che il crocefisso non è il simbolo della Santa Romana Ecclesia. E che quando si guarda a quel crocefisso, non dobbiamo pensare al Papa, alle messe solenni o alle processioni con la Madonna in testa alla fila e i ragazzini del catechismo a seguire. Dovremmo pensare a Gesù e al suo esempio. Quel crocefisso raffigura un tizio che è stato inchiodato su una croce di legno perché DUEMILA ANNI FA promuoveva con le parole e con l'esempio cose come la giustizia sociale, la nonviolenza, la fratellanza dei popoli, la pace senza compromessi, e assieme ad essi anche l'anticlericalismo e la laicità dello stato.
L'hanno inchiodato lassù, e dovremmo pensare a questo quando guardiamo un crocefisso. Perché dopo duemila anni, il mondo è ancora lontano da quel suo progettino.