Da Adista.
Don Gianfranco Formenton,
parroco di S.Angelo in Mercole e S.Martino in Frignano, Spoleto (Pg):
Pretendere obbedienza religiosa in campo politico è ridurre la Chiesa ad una setta, forse la più grande setta esistente in Italia, ma una setta. Fare del principio religioso il criterio dell'azione politica è tradurre, in salsa italiana, l'ideologia dei talebani. È misconoscere il cammino di un secolo di impegno politico dei cattolici. È rinnegare la teologia del dialogo. È piegarsi alla politica del "muro contro muro". È fondamentalismo cattolico. (…)
Nella "res publica" ci sono anche gli omosessuali e i conviventi e i separati e i divorziati…e ogni altra specie di persone che hanno il diritto che i loro diritti non siano confinati nel privato, ma riconosciuti giuridicamente dalla Repubblica. Non è venire meno alla "coscienza" cattolica riconoscere tali diritti… anche se a noi personalmente non interessano.
Che cosa toglie a noi se altri hanno dei diritti? Che cosa toglie alla verità, alla sacralità dei principi? Che cosa ne viene a noi se riuscirete ad impedire con la forza del vostro peso politico che altri non abbiano dei diritti di cui hanno bisogno per vivere? Aumenterà la verità del nostro Vangelo? Il prestigio della nostra Chiesa? Il senso di una Chiesa "che tutti accoglie"?
Pubblicherò tutte le opinioni di questi parroci sul mio blog, una al giorno, a partire da oggi. Una piccola protesta silenziosa contro l'ipocrisia e la stupidità del clero Cattolico.
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