martedì, aprile 03, 2007

La Nota: parlano alcuni parroci (2)


La Cei consiglia ai vescovi di restarsene a casa. Durante il "family day", accanto ai militanti di Forza Nuova, ai fascistoni, agli omofobi, agli intolleranti, ai destraioli della domenica, ai conservatori e ai leccapiedi di quello e di quell'altro potere (che è l'unico vero motivo per non concedere diritti civili agli omosessuali) potranno sfilare solo i parroci.

L'Agesci, con un'abile mossa cerchiobottista, emana un documento nel quale appoggia la manifestazione perché crede nella famiglia e in qualsiasi politica che promuova e tuteli i nuclei famigliari tradizionali. Questo permette a chi decanta il successo della mobilitazione di scrivere che gli scout cattolici italiani, anche se con ritardo, appoggiano l'iniziativa. Chi invece è contro, è libero di pensare che l'Agesci ha aderito solo idealmente, e che nessun gruppo è stato onvitato a scendere in piazza il 12 maggio. Complimenti.

Ma il punto è che questo "family day" è in realtà un "anti-dico day" e magari già che ci siamo anche un "anti-quasiasi cosa sulla quale la Chiesa non sia d'accordo day". Sarà una manifestazione di tutto ciò che disprezzo della Chiesa. Sarà manipolata dalla stampa di destra (che parlerà di successo) e di sinistra (che scriverà di un flop di presenze) e a parte fomentare le intolleranze e la sessuofobia non avrà altro risultato.
A quando una marcia organizzata dalla Cei contro la guerra in afghanistan?
A quando una marcia contro le fiere di armi a Brescia?
A quando una marcia contro la pena di morte?
A quando una marcia contro i silenzi sulla fame, sulla povertà, sulle sofferenze della gente senza voce?
A quando una marcia contro la mafia, visto che ce n'è tanta anche al governo e soprattutto nei partiti cosiddetti cattolici?
A quando una marcia contro i rigurgiti neofascisti, i campi di concentramento permanenti, gli abusi che vengono fatti ogni giorno sfruttando le voragini legislative della legge 30, la scomparsa delle pensioni per i nostri anziani, le condizioni indecenti della nostra sanità, delle nostre scuole?

E soprattutto, non erano proprio gli stronzi che andranno a marciare contro i Dico il 12 maggio quelli che dicevano che "non sono una priorità per l'Italia"? Beh, sono abbastanza prioritari da dedicare loro una manifestazione, voltando le spalle a tutto il resto.
Vi lascio con la seconda testimonianza di un parroco.

Don Aldo Antonelli, parroco di Antrosano (Aq).
Siamo alla talebanizzazione della chiesa e alla ideologizzazione della teologia. Una chiesa che si autoidentifica con il "clero", peggio ancora con la "gerarchia", supportata da una teologia daltonica che non ha occhi per vedere se non se stessa, cosa ha più a che fare con il proprio statuto fondativo che è il Vangelo di Gesù di Nazareth? Un papa che afferma che "tutti i cristiani devono ascoltare la chiesa" sovverte il concetto stesso di chiesa e mortifica il ruolo dei christifideles in essa. Non più, quindi, la Chiesa come popolo di Dio che i pastori sono tenuti ad ascoltare e servire, ma un popolo di minorenni incapaci che devono solo ascoltare ed eseguire. Così, in questa involuzione a precipizio, la gerarchia viene dispensata dall'ascolto e al popolo viene tolta la parola! Siamo in un mondo di mutilati. A questo desolante scenario corrisponde, in campo politico e sociale, un ammutinamento omertoso e interessato di personaggi adusi all'adulazione e alla prostrazione. Sembra che la genuflessione sia diventato un nuovo sport nei due rami del Parlamento. Dove quel sano orgoglio di laici che fa parlare a testa alta delle proprie competenze e della propria autonomia? Dove quel sacro ardire di "atei" che rivendicano per sé rispetto e dignità?

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