Ogni anno se ne prova una diversa. Ogni anno si dice "eh ma l'anno prossimo..." e sembra uno di quei buoni propositi che si fanno a Capodanno, per dimenticarseli subito dopo il passaggio dei Re Magi. L'anno prossimo sarà lo stesso, le coccarde appariranno alle porte, l'associazione commercianti appenderà le luminarie, gli zampognari ricominceranno a rompere i coglioni, i centri commerciali esploderanno, Christian De Sica andrà a sposarsi in un altro paese a caso, il vecchio grassone in abito rosso firmato Coca-Cola si spiaccicherà su ogni vetrina, e dopo cena tutto il parentame brinderà all'unisono.
Il bello è che a dire certe cose, ormai si passa per convenzionali anti-convenzionali. E' un po' come criticare Berlusconi. Quando una cosa diventa alla portata di tutti, improvvisamente ribadirla assume tutti i toni della banalità. Perciò hai voglia a criticare le feste di Natale. Chi ingrassa i negozi e intasa il proprio stomaco inneggiando alla tradizione ci sarà sempre, e sono loro quelli "sani" e ragionevoli. Chi medita di passare questo periodo in una baita di montagna, scaldato da un caminetto, da solo e con una pila di libri è un povero radicale intransigente che non riesce a farsi una ragione del fatto che il mondo possa essere felice a orologeria. Ebbene, si svegli, si può.
Sono a pagina 45 del mio libro.
Silenzio e digestivo, e forse per Gennaio lo vedrò stampato.
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