Riporto la notizia come l'ho trovata pubblicata:
"NEW YORK - La Nike, dopo anni di critiche sulle condizioni di lavoro nei suoi stabilimenti all'estero, rivela per la prima volta la lista e i siti degli oltre 700 impianti produttivi e ammette che in alcuni stabilimenti i lavoratori subiscono vessazioni come l'impossibilità di bere, di fare uso delle toilette e dell'obbligo degli straordinari. Dal rapporto sulla responsabilità sociale della multinazionale di Beaverton (Oregon), stilato su base volontaria, emerge che i principali impianti sono localizzati in Cina e nei Paesi asiatici, ma una presenza rilevante è anche negli Stati Uniti, in Canada, Sud America e Europa. Da tempo gli attivisti chiedono che le multinazionali rivelino l'ubicazione degli stabilimenti di produzione per consentire la valutazione indipendente delle reali condizioni di lavoro, spesso rifiutata per evitare - secondo la giustificazione più ricorrente - "lo spionaggio industriale" dei concorrenti."
Bastava comprarsi una qualsiasi Guida al consumo critico (oppure farsi un giro sulla stampa non convenzionale) per scoprire queste cose. La campagna di boicottaggio è attiva da lameno 7 anni (me la proposero che ero in Clan). Nessuno si era sbagliato quindi, d'altro canto bastava andare sul posto e osservare. Attendo con ansia che altre multinazionali (ne cito alcune: Nestlé, Unilever, Philip Morris, Reebok, Coca Cola) la piantino di negare l'evidenza e ammettano apertamente la loro politica di profitto che non guarda in faccia a nessuno. Tanto per essere chiari, almeno quello.
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