In quest'ultima settimana l'estate si è dimostrata talmente gentile e premurosa nei miei confronti, che quasi potrei rivedere il mio giudizio su di lei (odio l'estate).
Nei recenti pomeriggi spesso il cielo è stato velato, e anche se le temperature erano troppo alte per i miei gusti, più di una volta mi è capitato di andare a cercare la felpa nell'armadio perché una T-Shirt non era abbastanza. Di rado ho dovuto accendere il ventilatore e considerato che lavoro al computer (una specie di radiatore sotto la faccia di chi lo usa), direi che questa è una cosa stupenda! Ma soprattutto, e questa è stata la cosa più bella, un paio di notti in questa settimana ha piovuto di brutto.
Quando accade, per me è sempre un'esperienza incredibile. Me ne sto sul letto, rotolandomi nel dormiveglia, poi un ribollire lontano di tuoni mi accarezza i timpani. Man mano i tuoni si avvicinano, incerti e sempre più vigorosi, cullandomi nel ritmo incostante del loro susseguirsi. Dopo un po' un sibilìo lontano mi avverte che uno sciame di piccole gocce si sta avvicinando. L'aria si fa densa di umido, la temperatura si abbassa, il vento si pregna di un odore inconfondibile: quello del temporale estivo. Quello è il momento più bello: mi rigiro nel letto mentre tamburellano sul vetro le prime gocce, destinate a trasformarsi entro breve in un concerto cacofonico di frenetiche piccole percussioni. Quando arriva il temporale vero e proprio, mi sento un po' Dorothy nel mezzo del tornado, il letto pare sollevarsi in mezzo al frastuono, la brezza scivola nella camera e nel buio attraverso la finestra socchiusa, qualche lampo mi avverte che la festa è cominciata. Lo scroscio della pioggia è talmente rilassante che il mio cervello non sa se addormentarsi o restare sveglio a goderselo. Alla fine resta indeciso, tra la veglia e l'oblio, senza lasciare spazio a sogni che sarebbero senza dubbio meno belli.
Ecco, la pioggia in estate mi fa questo effetto.
Negli scorsi inverni è capitato più di una volta che Talia mi abbia accompagnato in giro durante le giornate piovose, ad esempio nei giorni in cui dovevo andare a Roma dal dottore per la mia seduta periodica. Le sconsiglio sempre di venire. Anche se è invisibile, tra le gocce di pioggia i passanti potrebbero scorgere il suo profilo, così come potrebbero accorgersi dei suoi passi sui marciapiedi colmi di pozzanghere e ancora bagnati. Per questo deve aspettarmi sempre silenziosa e immobile in posti isolati, come ad esempio nel bel mezzo di un ponte. Poca gente attraversa i ponti, quando piove di brutto. Ma lei mi risponde che lo fa volentieri, dice che a stare sempre a casa si annoia, e che stare immobile e silenziosa sotto la pioggia le piace. Non so in che modo un giorno piovoso possa piacere alla musa della commedia, non gliel'ho mai chiesto quindi evidentemente non mi interessa.
Quando finisco di fare le mie cose e torno da lei, la ritrovo lì ad aspettare. Con fare entusiasta mi racconta tutto quello a cui ha assistito mentre immobile fingeva di non esistere, appoggiata a una ringhiera, sotto l'ombrello. E le cose di cui mi racconta sono insignificanti, davvero. Mi dice di aver assistito a vecchietti che passeggiano, turisti olandesi che comprano biglietti dell'autobus, bambini che litigano per una figurina rara, mendicanti di passaggio, vigili urbani, cani portati a passeggio che fanno la cacca nelle aiuole. Talia osserva la gente con gli occhi di chi non ci ha mai vissuto in mezzo. E forse è proprio per questo che le sembra tutto così eccezionale.
Mentre torniamo a casa non posso fare altro che ascoltarla (dico davvero, non posso fare altro, non c'è modo di farla stare zitta). Ma dal resoconto che una musa mi fa del quotidiano vivere di una strada bagnata di pioggia ottengo sempre tutta una serie di spunti che poi si traducono in idee interessanti per i miei racconti.
E' così che le muse ispirano gli autori? Prestando loro innocenza e curiosità? Non lo so. Ma credo che chiunque legga alcuni dei miei racconti possa farsi un'idea abbastanza precisa di cosa ottengo dalla mia convivenza con lei. Si potrebbe obiettare che non si tratta di racconti allegri, alcuni sono grotteschi, altri sono inquietanti, altri sono tristi. E' vero, infatti la maggior parte di questi racconti a Talia fanno schifo, dice che sono brutti. Ma ce ne sono anche di divertenti, che a lei piacciono. Mi dispiace di non poterli pubblicare tutti qui sul mio blog, alcuni sono troppo lunghi, altri troppo grezzi e poco adatti alla pubblicazione. Ma se siete curiosi, qualcuno ce n'è. Ad esempio provate a leggere il Brucomela, o il Bambino della Pioggia, o l'Analista.
E sappiate che nonostante a Talia non piacciano, è lei che devo ringraziare.
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