domenica, gennaio 13, 2013

Drizzit 584-590








Il ciclone Collinolio si è abbattuto su Drizzit, questa settimana. Ispirato al personaggio Montolio Debrouchee dei romanzi di RA Salvatore, questo simpatico vecchietto me lo sono sempre immaginato così, anche quando leggevo i libri di Drizzt Do'Urden. Un simpatico deficiente.
Quando sono andato a disegnarlo, non ho dovuto pensarci molto: mi è venuto quasi spontaneo. Fratta bianca in testa, barba incolta, pantaloncini corti con la toppa.

Per quanto riguarda le battute, ho voluto giocare sul tema classico del vecchio porco pervertito. Non so... avete presente il maestro Muten di Dragon Ball? Ecco, è un archetipo. Lo dico per tutti quelli che pensavano che per questo Toriyama fosse un genio. Lo è sicuramente, ma non per questo motivo.
Comunque le cose non sono andate esattamente come volevo. Il riscontro è stato positivissimo, un sacco di apprezzamenti e sono sicuro che da quel punto di vista queste strisce sono state un successo. Ma molti altri lettori non hanno gradito. Alcuni hanno commentato indignati o scocciati: "speriamo che termini questa parentesi da cinepanettone" oppure "il fumetto sta scadendo nello sconcio".

Ok, vorrei rispondere a tutti questi lettori.

Innanzitutto, il paragone coi cinepanettoni. Se credete che la comicità di Drizzit sia anche solo minimamente paragonabile a quella di un cinepanettone, probabilmente non avete visto mai un cinepanettone, oppure non avete mai letto Drizzit, oppure (ipotesi più plausibile) non avete capito l'uno o l'altro (o forse nessuno dei due). Ciò che rende un cinepanettone un tipo di comicità degradante e di bassa lega non sono i riferimenti al sesso o ad altri argomenti che qualcuno potrebbe ritenere "delicati". Anche la satira più nobile fa riferimento a certi temi. Volete forse dire che la comicità di Daniele Luttazzi è allo stesso livello di Natale sul Nilo? Eppure entrambi parlano apertamente di sesso, cacca e genitali. La differenza è che quella di Luttazzi è satira, mentre quella di Natale sul Nilo è volgarità triviale. Perché nella satira è insito il nobile intento di non sottovalutare l'intelligenza del lettore, mentre nella comicità popolare si gioca sulla "pancia" cioè sugli istinti più bassi dell'uomo. In Drizzit non si ricorre alla scoreggia per far ridere, perché si dà per scontato il presupposto che i lettori di Drizzit siano abbastanza maturi e intelligenti da non ridere per una scoreggia, e che pretendano qualcosa di più e di meglio. Nel trailer dell'ultimo film di Natale invece c'è una scena in cui un prete (Christian De Sica) sta dividendo alcune persone in base ai peccati, e quando vede quello "palesemente omosessuale" che si mette nel gruppo dei golosi, chiosa al megafono: "E lo so io di che sei goloso, tu!" Questa secondo è una comicità che io definirei umanamente degradante, offensiva e idiota. Spero che riusciate a comprendere la differenza. Nel mio fumetto non troverete mai niente del genere. Quindi prego i lettori di prenderne coscienza ed evitare paragoni con i cinepanettoni e affini.

Secondo, il sesso come oggetto comico. In risposta cioè a tutti quelli che hanno pensato (e qualcuno l'ha pure scritto) che il fumetto stesse deviando su argomenti osceni. Nel mio fumetto l'argomento di certe strisce è dettato da situazioni particolari e/o da personaggi particolari (perché Drizzit ha una trama, come dicevo qui). Fintanto che Drizzit riesce a farlo in maniera rispettosa, dignitosa e decorosa, non ho assolutamente intenzione di mettermi a considerare quale sia l'oggetto della sua comicità. Se mi scappa una o dieci strisce in cui si ironizza e si fanno battute sul sesso piuttosto che sui fiori, non starò certo a farmi venire sensi di colpa. Mi piace il fatto che Drizzit abbia una trama perché mi permette di trasportare la sua comicità ovunque, quindi quando capita che si parli di sesso, se ne parla e ci si diverte. L'importante, ribadisco, è come se ne parla. E quindi ecco che arriviamo al terzo punto.

Il registo utilizzato da Drizzit cerca di essere rispettoso. Avete mai letto strisce in cui si usano parolacce gratuitamente, o in cui i personaggi vengono utilizzati in maniera indecente? Non credo. Non è nel mio stile disegnare sederi in primo piano, o viste dal basso con scorcio di mutande, o far gridare ai protagonisti del mio fumetto «ciucciami il cazzo» o volgarità del genere. Certo Katy ogni tanto qualche parolaccia la dice, come pure fanno i cattivacci e può darsi che anche ai personaggi più buoni possa sfuggire un'esclamazione come «merda!», ma si cerca sempre di farne uso con ritegno, e secondo me (che sono l'autore) finora ci siamo riusciti.

Quindi riassumiamo: non si sottovaluta l'intelligenza del lettore, qualsiasi oggetto comico viene trattato con decoro, e il registo del fumetto cerca sempre di essere rispettoso. Non c'è altro da dire se non... buona domenica a tutti i miei lettori, e buona lettura!

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1 commento:

Anonimo ha detto...

A mio parere un'altra cosa da dire ci sarebbe; se colpisco qualcuno con un pugno, i suoi ricettori nervosi gli trasmetteranno una sensazione di dolore (solitamente). Chi si becca il colpo non ha scelta: dolore viene comunicato e dolore prova. Ma se leggo una battuta o vedo una vignetta, sono IO che decido se mi urtano o meno, non l'estensore della frase o dell'immagine. A mio parere, la "buona educazione" del lettore non consiste solo nel non criticare ciò che non ci piace nel lavoro dell'autore, ma in primis nell'educare noi stessi a rispettare le altrui idee e nel tutelarci impedendo alla nostra stessa mente di renderci deboli e troppo vulnerabili dalle molteplici realtà con cui veniamo in contatto.

Marrrio