domenica, maggio 13, 2012

Drizzit 304


Uno dei miei lettori, su facebook, ha lasciato un commento che mi ha fatto molto piacere: «sarò sincero, dopo tante strisce, questa non mi fa per niente ridere, ma mi piace comunque e ciò mi piace assai».

Mi è capitato più di una volta di trovare, tra i commenti di una striscia, qualcuno che scrive «questa non mi ha fatto ridere» o cose del genere. L'umorismo varia di persona in persona, e quando si legge una striscia a fumetti capita spesso che alcune strisce ci piacciono di più perché toccano argomenti o giocano su meccanismi che colpiscono maggiormente i nostri punti sensibili. Se un lettore ridesse ad ogni striscia per 300 strisce, avrebbe problemi psichici. Oppure, avrei scritto la stessa striscia 300 volte. Invece giocando con meccanismi diversi ogni volta, Drizzit cerca di essere vario e divertente. A volte le battute sono imbarazzanti, altre giocano sul nonsense, altre sull'equivoco, altre sono fantozziane e sfruttano l'ingenuità dei personaggi... in maniera minore possono esserci strisce con una una punta di satira o di critica sociale. Quello che cerco di evitare sempre è la volgarità, il pecoreccio, le battute del Commissario Monnezza. Ma in qualche striscia mi è capitato, magari involontariamente, di inserire anche quelle.

Comunque il punto non è nemmeno questo. Una striscia può far ridere oppure no, ma il nocciolo della questione è un altro e a questo punto vale la pena svelarlo: non tutte le strisce hanno lo scopo di far ridere! Alcune portano avanti la storia, altre hanno l'intento di spiegare punti che erano poco chiari nelle strisce precedenti, altre preparano la battuta per strisce successive, altre ancora approfondiscono le relazioni tra i personaggi, e ce ne sono altre il cui unisco scopo è far riflettere il lettore su una situazione, su un evento, o sull'umanità in generale. La battuta finale di ogni striscia serve a chiuderla elegantemente, lasciando il lettore soddisfatto di ciò che ha letto anche se si tratta di tre vignette in fila. Insomma serve a dare un senso di completezza e a fargli provare il piacere di tornare per la successiva ma (questa è la differenza tra una striscia a fumetti e un fumetto vero e proprio) senza lasciarlo col fiato sospeso, dandogli l'idea che "l'episodio" è terminato. Ovviamente sono regole generali e possono essere infrante, ma generalmente è così. Se leggo Calvin & Hobbes mi ritrovo spesso davanti a strisce in cui il tigrotto si rotola davanti al caminetto, oppure altre in cui Calvin e il suo amico si fanno gli auguri di Natale, oppure altre ancora in cui la componente umoristica è del tutto assente e Calvin e Hobbes riflettono sulle nostre vite. Ebbene, quelle strisce «non mi hanno fatto ridere», ma mi sono piaciute lo stesso. Molto!

Ecco perché mi fa piacere trovare commenti del genere. Significa che ho lavorato bene. Grazie.

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