Al Presidente del Consiglio Romano Prodi
Al Ministro degli Esteri Massimo D'Alema
Noi, sottoscritti, pensiamo che l'umanità deve andare avanti, e
l'abolizione della pena di morte non è solo una necessità
dell'individuo, il rafforzamento ulteriore della sua sfera di
inviolabilità , ma sempre più una necessità storica e universale, il
punto di approdo della nostra epoca, il punto di incontro di civiltà
diverse.
"Nessuno tocchi Caino", è scritto nel Libro, e questo antico imperativo
per noi vuol dire che lo Stato non può disporre della vita dei suoi
cittadini. Di fronte ad una criminalità che colpisce tutti in maniera
intollerabile, sono molti a chiedere di mantenere o di reintrodurre la
pena capitale, ma in questo modo il profondo senso di giustizia che li
anima è mal riposto.
L'abolizione della pena di morte è sempre più un punto di vista anche
della comunità internazionale. La Commissione per i diritti umani delle
Nazioni Unite, il 20 aprile del 2005, per il nono anno consecutivo, ha
stabilito che l'abolizione della pena di morte "contribuisce al
rafforzamento della dignità umana e al progresso dei diritti dell'uomo",
ed ha chiesto agli Stati mantenitori di "stabilire una moratoria delle
esecuzioni in vista della definitiva abolizione della pena di morte".
I Tribunali istituiti dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per
giudicare il genocidio, lo stupro etnico, le fosse comuni ed altri gravi
crimini commessi nella ex Jugoslavia e in Ruanda e lo stesso Statuto del
Tribunale internazionale permanente per i crimini contro l'umanità ,
escludono tutti il ricorso alla pena capitale. Mentre essa è prevista,
all'interno di alcuni Stati, per reati infinitamente meno gravi.
Noi, sottoscritti, chiediamo al Governo italiano di presentare
quest'anno all'Assemblea generale dell'ONU una risoluzione per
istituire una moratoria universale delle esecuzioni, in vista della
completa abolizione della pena di morte.
Dopo l'abolizione della schiavitù e l'interdizione della tortura, il
diritto a non essere uccisi a seguito di una misura giudiziaria può
essere un altro comune denominatore, una nuova e irriducibile dimensione
dell'essere umano che fa di tutti noi un'unica comunità .
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