C'era una volta un giornalista, che ha deciso di fare il giornalista. In maniera un po' birichina. Siccome in italia il giornalismo è servile e timoroso nei confronti dei padroni, il suo è stato un gesto molto scemo.
Aveva provato a chiedere ai preti di diverse parrocchie d'Italia cosa ne pensassero di eutanasia, aborto, divorzio, pena di morte, fecondazione assistita, celibato dei preti, contraccezione, sacerdozio femminile... ma niente. Quando andava bene otteneva un bel "no comment". Quando andava male gli ripetevano a pappagallo quello che ne pensava la CEI o il Papa.
Allora un bel giorno ebbe un'idea. Tranquillo tranquillo si infilò in un confessionale, e al momento della confessione disse "perdonatemi padre, io penso che risposarsi dopo il divorzio non sia peccato... è grave?". E accese il registratore. Funzionò.
Ripeté l'operazione con diversi preti in diverse parrocchie, poi passò ad un secondo argomento e via così, finché non ebbe abbastanza materiale da pubblicare una bella inchiesta su L'Espresso. Furbacchione.
La reazione? Eccola qua.
Un atto sacrilego.
E L'Osservatore Romano si chiede con sconcerto dove siano finiti gli italiani che erano pronti a difendere i valori della Chiesa, visto che era in gioco la santità del sacramento della confessione. Forse erano occupati a protestare contro l'indecenza dell'ultimo cartone animato giapponese. Ma la domanda, in un certo senso, è lecita.
Nessun commento:
Posta un commento