Ho seguito, come penso tanti altri, le trasmissioni televisive “Primo Piano” e poi “Porta a Porta”, sulla strage di Erba.
 Su Rai3 lo psichiatra  Vittorino Andreoli metteva, secondo me giustamente, in risalto che non si poteva  parlare di “Follia” in senso stretto ma di “Normalità”, dove certi  comportamenti, che sono entrati a far parte del nostro vivere quotidiano,  possono portarci anche a compiere azioni criminali, nel nome e in difesa di  questa “normalità”.
Su Rai1 si è parlato anche di “insorgenza periodica  del male”.
Inquadrando la scena del  crimine, facendo nostro il punto di vista dello psichiatra Vittorino Andreoli,  appaiono due famiglie in uno stesso condominio.
In una ci sono due donne  (nonna e madre) e un bambino.
La madre, Raffaella, è un’assistente sociale,  aperta al rapporto con il prossimo.
Il bambino Youssef è supercoccolato e  pieno d’amore. Amore che Raffaella ha dedicato anche al marito tunisino, Azouz,  per cui ha scelto anche di abiurare la religione cattolica per convertirsi  all’Islam.
Nell’altra famiglia vive una coppia senza amore e senza figli.
Lui, Olindo, fa il netturbino, è abituato a far sparire tutto quello che per  noi diventa immondizia.
Lei, Rosa, non sopporta niente che turbi la loro  Privacy. Quella famiglia, la famiglia del piano di sopra, sta turbando ancora di  più la loro vita infelice.
Ma i coniugi Romano non pensano di essere in  qualche modo infelici, per loro è Raffaella a turbarli, è Youssef, è la famiglia  Castagna, il cui genitore senior, Carlo, è uomo compassionevole, a turbare la  loro vita…
Scatta qualcosa… ma a questo punto non parlerei proprio di  odio… diciamo un “Fastidio”, un fastidio che è INSOPPORTABILE. Quella là  (Raffaella Castagna) e tutta la sua corte (madre, bambino, marito tunisino) sta  entrando nella loro vita, si permette di essere nella loro intimità e anzi li  vuole portare in Tribunale dove saranno, con molta probabilità, condannati a  pagare un risarcimento di 3.500 Euro per le percosse da loro inflitte in passato  a Raffaella.
Deve scattare la “Pulizia etnica!”.
Il marito si  preoccupa per la moglie, vuole che essa possa tornare a dormire sonni  tranquilli.. La causa del disagio deve essere rimossa, cancellata,  bruciata…
Il Sig. Carlo Castagna  vuole perdonare. Dice: “Se non perdoniamo, se cerchiamo la vendetta, dove  andremo a finire?”.
Il marito di Raffaella, Azouz, ragiona in termini più  “popolari”: “Hanno ucciso, hanno fatto del male, è giusto che paghino. Se non  potrò io direttamente ci penseranno in carcere. Lì gli infami, specialmente  quelli che colpiscono i bambini, non hanno vita facile”.
Azouz richiama  il “Clan”, quello che sì sbaglia, che compie reati o azioni criminali, ma che  vuole distinguersi da tutto quello che va oltre un’etica del “buon criminale”. I  “buoni” hanno un cuore, non toccano donne e bambini, gli “infami” non sono degni  neanche di stare in carcere.
 E se a questo punto  cercassimo di fare tutti quanti un bel passo indietro?
Basterebbe  riconoscersi in qualche modo negli “infami”, nella coppia di assassini che ha  ucciso senza pietà, sgozzato un bambino di 2 anni 3 mesi e 2 giorni…
La  “difesa della privacy” è diventata un incubo.
Bisogna difendere a tutti i  costi la nostra solitudine che custodiamo gelosamente ogni giorno davanti a un  televisore, di fronte a un computer, nei nostri spazi familiari…
Il cortile  una volta in Italia era uno spazio di socializzazione.
Il lavatoio era un  momento di scambio innocente di confidenze tra donne.
All’osteria gli uomini  si scambiavano umanità.
Nelle piazze tutti comunicavano e poi… c’erano i  momenti di Festa, tutti insieme, a scambiarsi sorrisi…
Abbiamo perso  l’Amore e abbiamo trovato una guerra in difesa di tutto quello che sentiamo  NOSTRO, quello che sentiamo di nostra PROPRIETA’.
Da un superamento di queste  posizioni, dal “fermarsi un attimo” e riconsiderare i nostri comportamenti  “automatici”, le nostre “normalità” acquisite, può venire la ri-scoperta di un  nostro essere più umano, più sociale, più in Amore.
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