venerdì, dicembre 31, 2010
Drizzit 0.1
Ho un nuovo giocattolo. Una tavoletta grafica. Sono un principiante, non so usare nessun programma di grafica, e ci metterò un po' ad imparare. Per esercitarmi, ho deciso di postare qualche strip idiota. Tipo "Drizzit". L'ho creata io. Quello della prima vignetta sono io. Beh credo che ogni commento sia inutile. Se le battute le spieghi, fanno schifo. Vale pure per le strip, credo.
mercoledì, dicembre 29, 2010
Adoro il bosco d'inverno
Ho fatto un giro per le montagne. Mi sono perso, non sono riuscito a seguire il percorso fino alla fine, ho girovagato un po' armato di macchina fotografica. Armato sì. Sono riuscito a catturare qualche passero, ma è difficile. Catturare con uno scatto, ovviamente. Qualche volta passando in edicola mi è capitato di notare le copertine di quelle riviste per cacciatori, che spesso riportano splendide foto di uccelli, anatre, fagiani, intenti a spiccare il volo nel sottobosco. Ecco mi fanno incazzare. Sulle copertine di quelle riviste ci andrebbero le foto di anatre e fagiani maciullati da una salva di pallettoni, stecchiti a terra o trascinati in bocca al cane. I cacciatori non fanno birdwatching, i cacciatori a quegli uccelli gli sparano.
E oggi, mentre riflettevo su questa cosa, amareggiato dalla difficoltà di fotografare un passero tra i rami (ma ci sono riuscito!), mi sono ritrovato a contemplare per qualche minuto lo splendido silenzio e l'immobilità del bosco d'inverno. Avevo le mani intirizzite dal freddo, e i piedi gelati perché le scarpe affondavano spesso nella neve. Ma erano dettagli, il bosco d'inverno mi piace.
C'è silenzio, a parte il frullo di qualche passero. Gli insetti sono tutti morti, o dormono. I rami degli alberi, perlopiù spogli, disegnano quelle fantastiche trame in aria, simili a ragnatele in alcuni punti. Poi il cielo è azzurro, ma azzurro davvero, non di quel celeste slavato dal sole estivo. Ovviamente è azzurro se la giornata è bella, ma se non lo è fa lo stesso. Il grigiore delle nubi, la loro forma, l'aria di pioggia (o di neve). Il rombo del tuono lontano. E il ghiaccio sotto i piedi, che scricchiola, o la neve che decolora il paesaggio.
In questo periodo poi, gli ultimi strascichi dell'autunno colorano le macchie di rosso, giallo, verde... ho trovato bacche di un po' tutti questi colori, pendenti tra i rovi oppure sui rami sottili degli arbusti. La mia macchinetta ne ha fatto scorpacciate.
domenica, dicembre 26, 2010
BuoNNatale
Attraversare le festività natalizie e uscirne indenni forse è una pretesa assurda. Trascinato da una miscela di buone maniere, quieto vivere, senso di colpa e abitudine, il personaggio medio protagonista di questa assurda tragedia in tre atti (Natale, Capodanno ed Epifania) si ritrova risucchiato in un ingorgo fatto di convenevoli, sorrisi appiccicati alla faccia, indigestioni forzate e ringraziamenti immeritati per regali irragionevoli.
Ogni anno se ne prova una diversa. Ogni anno si dice "eh ma l'anno prossimo..." e sembra uno di quei buoni propositi che si fanno a Capodanno, per dimenticarseli subito dopo il passaggio dei Re Magi. L'anno prossimo sarà lo stesso, le coccarde appariranno alle porte, l'associazione commercianti appenderà le luminarie, gli zampognari ricominceranno a rompere i coglioni, i centri commerciali esploderanno, Christian De Sica andrà a sposarsi in un altro paese a caso, il vecchio grassone in abito rosso firmato Coca-Cola si spiaccicherà su ogni vetrina, e dopo cena tutto il parentame brinderà all'unisono.
Il bello è che a dire certe cose, ormai si passa per convenzionali anti-convenzionali. E' un po' come criticare Berlusconi. Quando una cosa diventa alla portata di tutti, improvvisamente ribadirla assume tutti i toni della banalità. Perciò hai voglia a criticare le feste di Natale. Chi ingrassa i negozi e intasa il proprio stomaco inneggiando alla tradizione ci sarà sempre, e sono loro quelli "sani" e ragionevoli. Chi medita di passare questo periodo in una baita di montagna, scaldato da un caminetto, da solo e con una pila di libri è un povero radicale intransigente che non riesce a farsi una ragione del fatto che il mondo possa essere felice a orologeria. Ebbene, si svegli, si può.
Sono a pagina 45 del mio libro.
Silenzio e digestivo, e forse per Gennaio lo vedrò stampato.
martedì, dicembre 21, 2010
La Costituzione
“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. “Tutti i cittadini… sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, di religione, opinioni politiche, condizioni personali o sociali”. “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca”. “L’Italia ripudia la guerra…”. “Ogni cittadino può circolare… liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale” senza “nessuna restrizione per ragioni politiche”. “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente…” e “di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione…”. “La responsabilità penale è personale…”. “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”, sì alle scuole private ma “senza oneri per lo Stato”. “Il lavoratore ha diritto a una retribuzione… sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa”. “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale… e la dignità umana”. “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”. “Vietata… la riorganizzazione del disciolto partito fascista”.
Estratti dalla Costituzione Italiana, a cura di Marco Travaglio.
sabato, dicembre 18, 2010
Vaffanculo la governabilità
Fa freddo, ieri a Bracciano ha nevicato. Sto chiuso in casa e scrivo, ho in mente un progetto malsano, quello di dare il via a una serie di pubblicazioni per finanziare la (seconda) rinascita della Gilda del Drago Nero, l'associazione ludico-culturale che da tanti anni io e un gruppo di amici stiamo cercando di portare avanti e sostenere.
Nel frattempo mi capita di poggiare gli occhi su una lettera, scritta da Don Paolo Farinella, in risposta alle parole di Bagnasco che in nome di una presunta esigenza di "governabilità" consiglia di lasciare perdere il terzo polo e sostenere il governo. L'ho letta con gusto, rincuorato dal fatto che esistono ancora dei preti (con la p minuscola) che si distinguono dai Preti (con la P maiuscola) che invece di seguire il Vangelo perseguono altro. Vi invito caldamente a leggerla.
Dopodiché mi sento obbligato a parlare di governabilità. La mia opinione è che "governabilità" sia una parola inventata (per dirla come i Gemboy). Forse non è inventata, forse fa parte dell'insieme di quelle parole il cui significato è stato piegato e distorto, finché non ha assunto la forma di una menzogna. Un po' come quando per darsi un tono si usa "piuttosto" al posto di "invece" quando le due cose hanno significato diverso, ma siccome lo fanno tutti e fa pure fico, "piuttosto" (che significa "meglio che") è diventato "invece". Piano piano si perderà il senso originale della parola, i vocabolari si aggiorneranno e piuttosto sarà sinonimo di invece.
Allo stesso modo, "governabilità", che significa capacità di governare, è diventato lentamente simile a "dittatura del governo", che significa che chi sta al governo fa il cazzo che gli pare.
Spero che chiunque viva in Italia e abbia diritto di voto si renda conto che attualmente in Italia vige uno stato di formale dittatura del governo. Se qualcuno non se n'è reso conto glielo spiego. Arriva il ministro Tizio, presenta la legge in parlamento, la legge viene discussa (in realtà chi non è d'accordo esprime dissenso e propone mozioni), finché non si chiede la fiducia, e cioè o la legge passa o andiamo tutti a casa. La maggioranza a quel punto, che ha sempre grazie all'attuale legge elettorale almeno il 50%+1 del parlamento, vota compatta e fa passare la legge, buttando nel cesso qualsiasi discussione o proposta di modifica. Ultimamente si è addirittura giunti all'acquisto di deputati al fine di potenziare il proprio palco voti, quando si rischia di non essere compatti a votare una legge. Insomma siamo alla formale dittatura del governo, che propone le leggi, e le approva senza nessuna discussione. Resta la firma del presidente della repubblica ed eventualmente la corte costituzionale a garantire che una legga non sia una merdata completa. Ma solitamente il presidente è eletto in modo da essere meno sveglio possibile ed è ormai usanza che sia ripetutamente coinvolto nelle formulazioni delle leggi (gliele portano a visionare prima, così quando vengono approvate non può più dire: 'sta legge fa schifo). La corte costituzionale infine impiega del tempo a valutare una legge, e quella magari è già entrata in vigore e ha fatto qualche danno. E soprattutto, non è compito della corte costituzionale valutare se una legge è una merda o no, lì valutano solo se è costituzionale o meno, quindi una legge che fa schifo ma rispetta la costituzione potrebbe passare lo stesso. Chi deve valutare se una legge è fatta nell'interesse del popolo o per altri interessi? Il parlamento, appunto, che però non lo fa più.
Sarebbe ora quindi che la smettessimo di chiamare governabilità la dittatura del governo. Governabilità è quando una legge può compiere il suo iter e venire approvata nella sua forma migliore (per il popolo, vale la pena ricordarlo, il governo lavora per il popolo). Questo governo, e quelli prima e prima ancora... ma questo in particolare, vuole fare quello che vuole, e quindi continua a tirare fuori questa presenta governabilità.
Ma sapete come si ripristina veramente la governabilità? Ridando potere e dignità al parlamento. Potere, cioè smettendola di approvare le leggi con il metodo della fiducia, che la nostra costituzione dice di adottare solo in casi estremi. Dignità, cominciando a proporre leggi che davvero siano a favore degli Italiani, anziché di piccoli gruppi di interesse, dei ricchi, dei politici stessi, dei gruppi bancari, e delle mega aziende in mano ai privati. Il nostro parlamento dovrebbe essere il luogo privilegiato della discussione costruttiva, del dialogo fra opinioni opposte, della costruzione di leggi che faranno il bene e il futuro del paese e dei suoi cittadini. Affinché lo sia, così come era stato creato dai padri costituenti, occorre che siano cacciati dalle camere tutti coloro che sono lì per interesse, parentela, favori sessuali, economici e politici. Occorre che il cittadino possa decidere chi mandare alla camera, magari tramite una legge elettorale che impedisce ai deputati stessi di circondarsi dei propri amici, leccaculo e amanti senza che il popolo possa dire la sua. E soprattutto occorre che i parlamentari la smettano di fare le leggi, perché le leggi le fa il parlamento, oppure il popolo. La deve smettere il signor Tizio di presentarsi con la legge pronta e farla approvare. Il signor Tizio dovrebbe presentarsi con un'idea di legge, e poi prepararsi a discuterla con tutti. Non dovrebbe esistere la "legge Tizio", è un'aberrazione.
E mettete in calendario le leggi di iniziativa popolare, tutte, immediatamente. Quelle sono le leggi che vanno discusse, emendate e poi approvate in tempi brevissimi. Quella è la governabilità, la democrazia. Bertone, vaffanculo.
Riporto questa frase di Gandhi, che Don Paolo menziona nella sua lettera:
«La disobbedienza civile diviene un dovere sacro quando lo Stato diviene dispotico o, il che è la stessa cosa, corrotto. E un cittadino che scende a patti con un simile Stato è partecipe della sua corruzione e del suo dispotismo».
domenica, dicembre 12, 2010
Un saluto alla Fumetteria
Ho un negozio di fumetti. Scrivo queste righe e il tempo del verbo avere si sta per trasformare da presente a imperfetto. Fra qualche giorno avevo. Poi avrò avuto. Il negozio si chiama Lo Zainetto Pratico di Heward e si trova in via Principe di Napoli 94 a Bracciano, vicino Roma. Fino a settembre, tenevo aggiornato il blog del negozio, con tutte le uscite. Il negozio non era solo una fumetteria, potevi trovarci anche Giochi di Ruolo, giochi in scatola, miniature, accessori per collezionismo, action figures, dvd di anime e serie di carton animati, gadgets. Nel retrobottega ho allestito una sala per giocare, dove negli ultimi due anni sono stati organizzati tornei di Magic, di Dungeons & Dragons, corsi di disegno, di giapponese, e molti altri eventi.
Tutto questo adesso lo lascio ad altri. Il negozio non chiuderà, se qualche cliente legge queste righe si tranquillizzi. Ma altre persone, amici, prenderanno in gestione la mia attività e io da quel momento in poi sarò solo il proprietario del locale. Due anni sono bastati per farmi perdere qualsiasi entusiasmo nel gestire una attività commerciale. Qualsiasi. E scrivo questo post affinché chiunque lo legga
possa farsi un'idea di cosa significa gestire un negozio in Italia, nel 2010, in particolare un negozio di fumetti. Roba che molti in questi anni sono entrati e mi hanno chiesto di poterci lavorare! ...altri mi dicevano: sei fortunato, a fare un lavoro del genere! ...e altri ancora sognavano di poterne aprire uno anche loro, da qualche parte. Ecco anche io all'inizio la pensavo così. Pensavo che in un paese civile ed economicamente avanzato, se un povero cristo volesse vendere qualcosa, gli bastasse trovare i clienti, acquistare i prodotti, rivenderli, e non dico arricchirsi... ma sopravvivere. Non perderci tutto.
Invece no. Siamo in Italia, nel 2010 appunto. Ho iniziato col comprare il locale. Avete capito bene, il locale è mio. Niente affitto, niente spese di quel tipo. L'ho pagato all'istante, senza mutuo, centomila euro in due assegni e ho comprato un locale commerciale in Via Principe di Napoli, la via principale del paese. Più altri ventimila euro di tasse, mobilio e contratti vari, e il negozio era mio, arredato, pronto a partire. Non ho mai avuto problemi di clientela, Bracciano è un paese piccolo ma gli appassionati non mancano. I primi mesi di attività dovevano essere i più duri (secondo quel che si dice in giro) invece il negozio è andato benissimo sin da subito.
Il fatturato in uscita era di più di mille euro di merce acquistata ogni settimana, e vi assicuro che non spendevo in cose futili. Qualche volta mi è capitato di ordinare troppi numeri di un fumetto, o dei portachiavi che si sono rivelati schifezze, o magliette che non ho venduto. Ma credo che capiti a chiunque, anche al più oculato e parsimonioso gestore di negozio.
Quello di cui mi sono reso subito conto, era l'esiguo (direi quasi ridicolo) margine di guadagno garantito da un'attività del genere. Un fumetto -è meglio che lo sappiate- costa al negoziante circa un terzo del suo prezzo di copertina (prezzo imposto) e questo nonostante sui fumetti, come sui libri, non ci si paghi l'iva. In pratica il fatto che l'iva sia assolta per legge, ingrassa il distributore non chi vende il fumetto al dettaglio. Faccio un esempio: un gioco in scatola, come monopoli, mi viene venduto dal fornitore con circa il 45% di sconto, ma poi ci devo pagare l'iva del 20% quindi alla fine il mio margine di guadagno è sempre un terzo/un quarto del prezzo al quale il cliente lo acquista. Sul fumetto (così come sui manuali di giochi di ruolo) non grava l'iva, quindi mi aspetterei di guadagnarci di più. Invece no, perché il distributore te li sconta del 30% mangiandosi di fatto il risparmio dell'iva. Al negoziante spetta lo stesso margine che se vendesse merce su cui grava l'iva.
A ridurre ulteriormente l'esiguo margine di guadagno, c'è anche il discorso dello sconto. Le fumetterie, per contrastare la concorrenza delle edicole, ricorrono spesso a uno sconto del 10% sui fumetti. E' vero che non tutti i fumetti che si trovano in fumetteria o in libreria escono in edicola, ma diciamocelo chiaro e tondo, quelli che vendono di più sì. Alla fine quindi, un fumetto che ha un prezzo imposto di 3,90 euro viene scontato a 3,50 in modo che il cliente sia invogliato a comprarlo in fumetteria anziché in edicola. Il negoziante l'ha pagato 2,70 e ci ha guadagnato solo 80 centesimi. Mettiamo che il negoziante ordini un centinaio di questi fumetti. Li dovrà pagare alla consegna, quindi 270 euro (più le spese del corriere e del contrassegno, che non sono mai meno di 10 euro a consegna, ma sorvoliamo). Di questi 100 fumetti, ne vende 80. Voi direte: cavolo! E' andata bene, li ha venduti quasi tutti. Invece è andata malissimo. Vendendo 80 fumetti a 3,50 ci ha fatto 280 euro, che è appena sufficiente a coprire il costo a cui li ha acquistati! In pratica ci ha guadagnato 10 euro, a monte di un movimento di denaro 20 volte superiore.
Certo direte: quei 20 fumetti che avanzano, magari li rivenderà nel corso degli anni, forse anche a prezzo maggiorato se il fumetto acquista valore (cosa che capita raramente, checché ne possano pensare gli appassionati)! ...ma si tratta comunque di investimenti che non rientreranno a breve. E' il cosiddetto "magazzino" che fa la differenza tra una fumetteria e un'edicola (che invece ha il reso, e non ha nessun interesse a soddisfare clienti che arrivano dieci mesi dopo l'uscita di una serie a chiederti il numero uno). Nella maggior parte dei casi, quei fumetti resteranno in magazzino finché non uscirà una prestigiosa ristampa, o finché il fumetto non sarà dimenticato, e la fumetteria a quel punto potrà solo svenderli a prezzi irrisori, o usarli come carta straccia. Ecco spiegato come è stato possibile che ogni mese io pagassi 4 o 5 mila euro di materiale, e a fine mese mi ritrovassi a guadagnarci 4 o 500 euro. Cioè niente, perché poi c'è da pagare corrente, telefono (internet), ici, inps (batoste da 700 euro ogni tre mesi che non tengono conto minimamente di quanto un'attività guadagni realmente), tassa sui rifiuti, acqua, iscrizione alla camera di commercio, spese di condominio, e tutte le altre spese (bisognerà sempre pulire, sostituire le lampadine, aggiornare il sofware, cambiare lo zerbino, allestire la vetrina per Natale, comprare le buste eco-compatibili, la carta per i pacchi regalo e le coccarde) comprese assurde tasse extra infilate nel mucchio dal comune (tassa sul recupero dei cartoni, 100 euro all'anno grazie).
I primi due anni li ho passati così. Guadagno zero. Facevo il fumettarlo per passione, per volontariato, per vocazione. Mi piaceva allestire tornei di Giochi di Ruolo nel retrobottega, vedere gente che giocava, promuovere questo tipo di attività sociale, coinvolgere i ragazzi più giovani. Non ho recuperato un solo euro di quanto investito, e tutto non perché non abbia clienti o il negozio non funzioni. Ripeto: ho sempre pagato 5.000 euro al mese di merce, per due anni. Quindi qualcuno la roba se la comprava. L'incasso c'era ogni giorno. Qual'era allora il problema? Il problema è che i soldi non ce li ha più nessuno. Lo stato non ha più i soldi. I fornitori non hanno più i soldi. Il comune non ha più i soldi. I corrieri che ti portano i pacchi non hanno più i soldi. Le aziende che forniscono elettricità e telefonia non hanno più i soldi.
E allora cosa si fa, in Italia? Si cerca di prendere più soldi possibile a chi li fa. Lo stato tra tasse dirette e indirette esige tasse da lasciarti mesi senza mangiare (ehi questo NON è un luogo comune, a me chiedevano e chiedono tuttora 700 euro ogni tre mesi e io guadagno dichiarazione dei redditi alla mano 600 euro al mese... sapete che significa?). Il comune inventa servizi inutili da farti pagare per rimpinguare le sue casse. I corrieri consegnano dopo tre giorni tanto li devi pagare lo stesso. Le tariffe di elettricità e telefono sono le più alte d'Europa. E la distribuzione che si mangia ogni vantaggio e che considerato il prezzo imposto ti impone lei stessa il margine di guadagno. Solo che se nessuno ha i soldi, e quindi i soldi li chiede a chi ne fa un minimo, alla fine chi ne fa un minimo non fa più nemmeno quel minimo.
A settembre ho detto basta. Dopo due anni del mio investimento iniziale non avevo recuperato nulla, e non ero riuscito a mettere da parte un solo euro. Sono stato anche male, un mezzo esaurimento se volete chiamarlo così. Non me la sento più di fare volontariato, di nessun tipo, meno che mai quello non riconosciuto come tale, che passa come attività commerciale. Se affitto il locale ci guadagno qualcosa, chi me lo fa fare a starci dentro otto ore a servire i clienti? Questa è l'Italia fondata sul lavoro. L'unica vera forma di guadagno è l'investimento immobiliare. O la frode fiscale. O entrambe le cose, come ci insegna il nostro attuale premier.
Spero di non aver scoraggiato nessuno, in cuor mio credo ancora che alla fine le cose possano cambiare e che non ci ritroveremo impantanati in un'economia stagnante che premia chi mette i soldi nei paradisi fiscali. Ma la realtà al momento è quella che é. Buona fortuna a tutti.
venerdì, dicembre 10, 2010
Wikileaks
“Se il segreto è necessario per la sicurezza nazionale e per l’attività diplomatica, è anche inevitabile che la prerogativa della segretezza sia usata per nascondere i misfatti degli stati. Organizzazioni come Wikileaks sono il meglio che possiamo sperare per promuovere il clima di trasparenza e responsabilità necessario per un’autentica democrazia liberale”.
Noam Chomsky da The Economist (tradotto e riportato da Internazionale)
giovedì, dicembre 02, 2010
Vi veri universum vivus vici
«Come molti apprezzo il benessere della routine quotidiana, la sicurezza di ciò che è familiare, la tranquillità della ripetizione. Ma affinché gli eventi importanti del passato vengano celebrati con una bella festa, ho pensato che avremmo potuto dare risalto a questo 5 novembre.
Alcuni vorranno toglierci la parola, sospetto che presto arriveranno gli uomini armati. Perché, mentre il manganello può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere; esse sono il mezzo per giungere al significato e all'affermazione della verità. E la verità è che c'è qualcosa di terribilmente marcio in questo paese. Crudeltà e ingiustizia, intolleranza e oppressione. E lì dove una volta c'era la libertà di obiettare, di pensare e parlare, ora avete censori e sistemi di sorveglianza.
Di chi è la colpa? Sicuramente ci sono alcuni più responsabili di altri che dovranno risponderne ma ancora una volta, se cercate il colpevole... non c'è che da guardarsi allo specchio. Io so perché l'avete fatto. So che avevate paura. Guerre, terrore, malattie… problemi, una macchinazione diabolica per corrompere la vostra ragione e privarvi del vostro buon senso. La paura si è impadronita di voi, ed il caos mentale ha fatto sì che vi rivolgeste all'attuale capo. Vi ha promesso ordine e pace in cambio del vostro silenzioso, obbediente consenso.
Più di 400 anni fa, un grande ha voluto compiere la congiura delle polveri. La sua speranza era di ricordare al mondo che l'equità, la giustizia, la libertà non sono parole: sono prospettive. Quindi, se non avete visto niente, se i crimini di questo governo vi restano ignoti, vi consiglio di lasciar passare inosservato il 5 novembre. Ma se vedete ciò che vedo io, se la pensate come la penso io, e se siete alla ricerca come lo sono io, vi chiedo di mettervi al mio fianco, ad un anno da questa notte, fuori dai cancelli del Parlamento, e insieme offriremo loro un 5 novembre che non verrà mai più dimenticato.»
dal film V per Vendetta
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