lunedì, luglio 25, 2011

La Storia di Sergio e Luis (4a parte)

Come in tutte le favole che si rispetti, giunge il momento in cui, con un'abile digressione, l'autore ci svela il passato dei protagonisti. Anche per noi è giunto quel momento, cari bambini, e andiamo allora a scoprire insieme il passato di uno dei due eroi della nostra storia: il pettirosso Luis...


Luis era il terzo nato in una cova di otto. Sua madre Marie era alla settima nidiata, e difficilmente avrebbe potuto gestirne un'ottava, la prossima stagione. Marie aveva uno sguardo dolce e il suo fare era premuroso, tuttavia gli occhi velati da una stanchezza rendevano evidenti i suoi anni. Quando Luis nacque sfondando col cranio il guscio del proprio ovetto, le prime parole che udì furono quelle di suo padre Jean-pierre: «Non ti affaticare troppo, Marie... ne sono già nati tre, getta gli altri giù dal nido.»
I pettirossi hanno un'infanzia molto breve, una manciata di settimane. La breve infanzia di Luis fu segnata dallo spaventoso presagio di quello che sarebbe potuto succedere se avesse esitato ancora qualche minuto a nascere. La mangusta Seraphine, che ogni notte si appostava sotto l'albero di famiglia, doveva aver molto gradito il regalo che le avevano fatto mamma e papà pettirosso il giorno della nascita di Luis.
Nei giorni che seguirono alla schiusa delle tre uova vincitrici del concorso “lontano dalle fauci della mangusta” il giovanissimo Luis fu costretto a lottare disperatamente con i suoi fratelli per la sopravvivenza. Marie tornava di rado al nido, e il più delle volte quello che stringeva nel becco non era altro che un piccolo scarabeo, troppo lento per sfuggirle nonostante non avesse più i riflessi di una volta. Gli scarabei si sa, sono tutta coccia e poco cibo. I tre piccoli pettirossi allora si avventavano sull'insetto tentando di scavargli un buco nella corazza il più velocemente possibile, per arrivare a beccare la polpa prima degli altri. Dopo nemmeno una settimana, uno dei due fratelli maggiori di Luis ritenne più proficuo, anziché affannarsi beccare il ventre dello scarafaggio, eliminare fisicamente la concorrenza. Con le zampine ancora non del tutto irrobustite, Jerome afferrò Adrienne e lo scagliò giù dal nido. Luis assistette alla scena terrorizzato. Si sporse dal nido appena in tempo per scorgere Seraphine che si leccava i baffi.
Rimasti in due, Luis optò per una linea d'azione il più possibile diplomatica: da quel momento in poi Jerome avrebbe mangiato per primo, e lui si sarebbe accontentato degli avanzi.
«Che fine ha fatto Adrienne?» Chiese loro padre Jean-Pierre, che dopo cinque giorni aveva notato una certa assenza. Nessuno gli rispose, nemmeno Marie. «Beh cercate di sbrigarvi a crescere, voi due! – Riprese papà pettirosso. – Dobbiamo spostarci sulla riva del lago entro fine mese, o i rami migliori saranno già tutti occupati.»
Sole e luna si alternarono in cielo per un altro paio di lunghissime settimane. Luis era rimasto piccino e gracile, mangiava poco e il suo sonno era costellato di incubi. Al contrario Jerome era cresciuto forte e robusto. «Aspetta che mi crescano anche le piume timoniere, e ti farò vedere di cosa sarò capace!» Affermava quello, spiegando le ali ancora parzialmente implumi. Con le zampe dritte saltellava qua e là mimando il momento in cui il padre spiccava il volo. Luis sospirava, raschiando col becco le elitre dello scarafaggio che era stato la loro ultima cena. Ma in quell'istante un maestoso gheppio volò radente al loro ramo, sollevando foglie e pollini in un turbinio d'aria. Nonostante stesse mangiando, Luis ne intravide l'ombra mentre ancora si stava avvicinando: zompò verso il bordo del nido e alzò il becco al cielo mentre il falco sferzava l'aria con le sua ampie ali.
«Jerome hai visto! Era un gheppio! Un gheppio predatore! Meraviglioso!»
Ma Jerome non rispose. Il deficiente se ne stava ad ali aperte quando l'imponente rapace era passato, e il colpo d'aria l'aveva fatto volare giù dal ramo. Non appena Luis si rese conto di quello che era successo, abbassò lo sguardo. Seraphine già masticava il ghiotto pasto. Luis la salutò con un timido cenno dell'ala e un sorriso imbarazzato. Seraphine ricambiò con gli occhi, poi sparì tra le radici delle querce.
Due settimane dopo, Luis era pronto a spiccare il volo. Le piume erano al completo, e l'improvvisa scomparsa del fratello gli aveva garantito pasti lauti e abbondanti negli ultimi giorni. Si sentiva abbastanza in forze da tentare.
«E andiamo!» Gli gridò Jean-Pierre, dandogli una poderosa pedata sul sedere. Luis fu colto di sorpresa e iniziò precipitare di sotto. Già si vedeva in gola a Seraphine, sgranocchiato come tutti gli altri suoi fratelli. E invece pochi metri più in basso, con le punte delle ali colse la sua prima corrente. Come se una mano invisibile lo stesse sollevando si ritrovò a prendere quota, spinto dalla piacevole brezza che serpeggiava tra i fusti del bosco. Tese i muscoli e vibrò ripetuti colpi di penna, schizzando via oltre le fronde, a baciare la luce del sole che risplendeva alto nel cielo. In lontananza, azzurro in una conca tra le montagne dalle cime ancora innevate, scorse il lago di cui gli parlava suo padre.
«Andiamo papà!» Gridò a Jean-Pierre. Che già non era più suo papà, ma solo un pettirosso come gli altri. L'infanzia di Luis era finita.

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