martedì, maggio 03, 2011

Resoconto da un aeroporto

photo by PDZ

Tornavo dall'immutabile Londra, laddove in questi giorni il tempo è stato splendido, mentre qui pioveva quando sono partito, e ripioveva quando sono atterrato (alla faccia dei luoghi comuni). Ero in fila al gate 40 in attesa di essere imbarcato. Aereo in ritardo di 30 minuti ma vabbé, sono voli economici può capitare, e poi recuperano in volo (ma allora quando ci mettono due ore lo fanno per farti gustare meglio il panorama?). Me ne stavo infastidito in mezzo alla gente, dopo essere stato oggetto della rituale ispezione anti-terrorismo che si è ormai costretti a subire prima di ogni imbarco, e ripensavo a quanto fastidio mi ha dato stavolta.

Sono una persona con la testa fra le nuvole, lo ammetto. Avevo dimenticato di aver comprato una bottiglietta di limonata ben più capiente di 100ml. Inoltre mi è stato contestato che il sacchetto trasparente del mio necessario per lavarsi aveva la chiusura rotta (e sono stato costretto a comprarne un altro seduta stante). Infine dovendo estrarre dallo zaino ogni apparecchio elettronico di una certa dimensione, ho dovuto praticamente svuotarlo: macchinetta fotografica, obiettivi di ricambio, laptop, caricabatterie vari... e nella fretta di spostarlo il mio mac è scivolato a terra e si è ammaccato. Cazzo. Ma la cosa che mi ha dato più fastidio è stata dover estrarre dalle mie tasche le chiavi, e infilarle nello zaino.
Da tre mesi tengo nella mia tasca destra le chiavi di casa, e nella mia tasca sinistra le chiavi della Gilda. Nello zaino (prima tasca davanti) tengo altre chiavi e altre cose. Sono metodico (ossessivo compulsivo? o maniacale?) ma se non uso un certo metodo le cose me le scordo. Se cambiassi posto alle chiavi ogni giorno, non ricorderei mai dove le metto. Invece io so che stanno lì, che quello è il loro posto. E oggi sono stato costretto a toglierle.
E perché? Per la paura che un cazzo di terrorista dirotti l'aereo minacciando una hostess col tagliaunghie? Alle ragazze fanno togliere anche gli stivali. Casomai ci tenessero dentro dei coltelli a serramanico. Non vi sembra tutto così idiota, assurdo, patetico?
Mac bozzato, ordine compromesso, tizio che fruga nelle mie cose da bagno, bottiglietta di limonata requisita. Il tutto per la sicurezza? Ma di che cazzo parlate? Bombe a mano nelle lattine di Coca-Cola o nei tubetti di dentifricio? Ma andate a fanculo.

Insomma imbarcano, finalmente. Davanti a me un italiano. Non c'è bisogno di descriverlo, basta la nazionalità a definirlo. Un italiano di quelli che a Londra anche in un aeroporto riconosceresti subito. La signora al gate gli fa notare che ha due bagagli a mano: un trolley e una busta di plastica contente alcune cose voluminose (sembravano scatole di cartone tipo quelle delle scarpe o delle camicie). Lui biascica qualcosa in italiano, poi qualche altra cosa in inglese. Vorrebbe che la signora chiudesse un occhio: c'è della roba fragile dentro poi si rompe. La signora -che non è italiana, grazie al cielo- non cede e gli intima di far entrare ogni cosa in una sola valigia (che tra l'altro avrebbe dovuto mantenere le dimensioni adeguate, cosa impossibile a meno di possedere lo zainetto pratico di Heward). Ma c'è tanta gente in fila e l'aereo è già in ritardo, lui promette che lo farà, lei lo lascia passare.
Indovinate? Lui col cazzo che lo fa.
Scendendo verso l'aereo si lamenta che non ci si possa portare appresso le cose appena comprate. Chiaro che non ha la minima intenzione di ficcare tutto nel trolley (e tra l'altro sarebbe impossibile). I suoi amici in parte lo redarguiscono in parte lo tranquillizzano: la prossima volta pensaci prima. E così arriviamo davanti al portellone dell'aereo che lui ha ancora due bagagli a mano. Uno degli addetti della compagnia di volo se ne accorge, senza dargli il tempo di reagire gli si avvicina, gli intima: «No more than one hand luggage is permitted on board, Sir» e gli prende il trolley dalla mano. Prima che possa protestare, l'addetto lo rassicura che ritroverà la sua valigia in più all'aeroporto di destinazione: verrà imbarcata come bagaglio. Come doveva essere. Ma glielo avranno fatto pagare il supplemento, prima di riprenderla? Chissà.

Ecco qua. La cosa era semplice da capire: nell'aereo non c'è spazio per due valigie a passeggero, né per grossi bagagli. Non è cattiveria: non c'è davvero spazio. Mi è capitato di prendere un volo economico in inverno, e tutti avevano infilato nei bagagliai sulle loro teste le giacche a vento che indossavano fuori. Ebbene le assistenti di volo li hanno pregati di riprendersele e tenersele in braccio perché non c'era spazio sia per i bagagli a mano che per le giacche a vento. Quindi se non sei in grado di capire che una norma è stata imposta per il bene di tutti, in particolare del prossimo, dovresti pagarti un aereo privato (o forse solo il supplemento) e non rompere i coglioni.

Seduto sull'aereo riflettevo sui due avvenimenti. La barbarica ispezione alla quale ero stato sottoposto per evitare che un presunto terrorista imbarcasse nitroglicerina nella bottiglietta del dopobarba, e la cafonaggine di un connazionale che non riusciva a comprendere quanto fosse irrispettoso il suo comportamento. Cercavo di collegarli, di trovarci disperatamente un nesso, una connessione causa-effetto. Mi sarei sentito sicuramente meglio se avessi concluso che, ad esempio, quelle misure di controllo idiote fossero conseguenza della diffusa idiozia manifesta della gente. Ma non ci sono riuscito, i due fili non si collegavano. Stavolta no.

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