Nevica da due giorni e le strade sono ghiacciate. Sporadicamente si vede qualche temerario, al volante di vetture imbracate con catene da neve, spingersi lungo le vie nere che solcano i campi imbiancati. Su richiesta di mia madre, sono sceso a comprare un po' di pane, ma l'alimentari sotto casa era stato preso d'assalto. Domani è domenica e chissà se arriva il pane, perciò un agguerrito manipolo di casalinghe si è avventato su quel che resta degli sfilatini dell'altroieri, cercando di accaparrarsene il più possibile (altrimenti la mortadella, con cosa la mangi?). Mi aggiravo tra gli scaffali riflettendo sul fatto che se scoppiasse una guerra nucleare, mia madre sopravviverebbe più a lungo di chiunque altro, vista la quantità di scorte di cibo che è solita accumulare nella credenza e nei surgelatori. Forte di questo pensiero, ho girato i tacchi e me ne sono tornato a casa. Non senza aver preso una tortina calda al bar, da mangiare con calma assieme a una bella tazza di cappuccino.
Qui ora rifletto sul "cataclisma neve" (avete acceso la televisione? a me è bastato uno sguardo fugace a quella accesa nel bar). L'Italia è in ginocchio. Perché a Roma a quanto pare nessuno si preoccupa che possa nevicare, non succede mai, ma poi succede e tutto si blocca. Il sindaco Alemanno chiede l'intervento dell'esercito, e le panetterie vengono prese d'assalto. Ma non sarebbe meglio prevenirle, le emergenze? Va bene, non nevica quasi mai, ma può capitare. D'altro canto non capita quasi mai nemmeno che un palazzo si incendi, ma gli estintori ce li mettono apposta. Questo è quello che succede quando si tagliano fondi a cazzo: le prime cose a saltare sono sempre quelle relative alla sicurezza e al sociale. L'Italia congelata dalla neve, con treni fermi e autostrade nel panico, non è che la conseguenza della malagestione della cosa pubblica.
Io nel frattempo, ho scattato qualche foto.
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