mercoledì, aprile 13, 2011

Meglio costruire qualcosa.

"Noi non ci realizziamo mai. Siamo due abissi - un pozzo che fissa il cielo."*
E' una bellissima metafora. Un pozzo, un cielo. Entrambi profondi, di una profondità indefinita. Così l'animo umano, tanto quanto il cielo, tanto quanto un pozzo. Eppure ci si sdraia spesso sui prati in primavera e ci si perde con lo sguardo nell'azzurro, pensando: cazzo com'è profondo il cielo. A me capita spesso. Cazzo sembra di poterci entrare dentro, di poterne essere circondati, da quell'azzurro compatto e nitido, denso. L'ho pensato.
Eppure anche noi siamo pozzi senza fondo: profondi un infinito. Più si scava, più si scopre che l'animo umano è capace di maggiore profondità. Più si riflette, più si analizza, più si comprende, più si diventa consapevoli... più si realizza che c'è tanto altro da scoprire, da capire, da provare.


"Sapere che sarà pessima l'opera che mai si farà. Peggiore tuttavia sarà quella che non si farà mai. Quella che si fa, almeno, resta fatta. Sarà povera cosa, ma almeno esiste. Ciò che scrivo e che riconosco brutto, può anche offrire momenti di distrazione da una cosa peggiore a uno spirito angosciato e triste. Questo mi basta, o non mi basta, ma in qualche modo serve, e così è tutta la vita."*
Così è tutta la vita, vale la pena che l'opera si faccia, anche se non ha senso, ne ha comunque di più del niente.

* da Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine, Newton

Nessun commento: